Ho motivo di preoccuparmi. Salvatore è un condannato all’ergastolo. Ci scriviamo da ventisei anni, lui è in carcere da trentuno. È stato condannato per quindici omicidi e altri delitti vari, raggiunto da prove schiaccianti. Subito dopo la condanna, molti anni fa, aveva iniziato un cammino faticoso per cambiare vita: seguiva tutti i corsi che i vari penitenziari istituivano, era diventato addetto alla cucina, faceva i lavoretti che capitavano, si era rivelato attore di talento nel gruppo teatrale del penitenziario. Aveva trovato un lavoro presso un vivaista ed era ormai in attesa della semilibertà. In galera non è facile convincere l’istituzione che ormai sei “rieducato”, specie quando sei etichettato come individuo ad alta sorveglianza e sei frequentatore coatto di tutti gli istituti di massima sicurezza.