La Repubblica -27 febbraio 2022

“Crescita impressionante” della fascia più giovane dietro le sbarre. Focus rafforzato sulla riabilitazione per evitare che diventino recidivi

Più di un detenuto su dieci al carcere di Torino ha tra i 18 e i 24 anni. I giovani e giovanissimi sono al momento 162, oltre l’11 per cento dei circa 1.400 reclusi del Lorusso e Cutugno. «Non ricordiamo una situazione simile, c’è stata una crescita impressionante dei più giovani dietro le sbarre», commenta chi lavora nella casa circondariale di via Pianezza. I numeri lo confermano. I giovani detenuti del Lorusso e Cutugno nei primi due mesi del 2022 raggiungono già il 65% della somma dei detenuti registrati in Piemonte nell’intero 2021. Nel corso dell’anno passato sono stati infatti 249 i detenuti nella fascia 18-24: un numero più basso rispetto al 2020, quando i coetanei erano stati 323. Presenze analoghe, per quanto altalenanti, si sono susseguite nell’ultimo decennio e bisogna andare indietro nel tempo per trovare un numero decisamente più alto di giovani reclusi: 546 in tutto il Piemonte nel 2012 e persino 649 nel 2011 e 636 nel 2010. Livelli a cui si rischia di tornare se il carcere torinese continuerà nei prossimi mesi ad aprire le porte delle celle ad arrestati poco più che ragazzini.

Ed è una situazione che impone una riflessione su come si sia tornati a così alti livelli di delinquenza giovanile. La Città di Torino a questo proposito sta lavorando a Icarus, un progetto europeo per combattere la devianza giovanile che mette in campo anche l’intelligenza artificiale. Ci sta lavorando il Team innovazione della polizia locale, che ha elaborato un approccio innovativo che permette di valutare attraverso un algoritmo l’impatto che hanno avuto i diversi interventi adottati a favore delle nuove generazioni, dalle scuole allo sport, dalla riqualificazione dei quartieri alle lezioni sulla legalità. Per ciascuno si cercherà di capire con metodo scientifico energie investite e risultati ottenuti, così da restituire alla pubblica amministrazione analisi basate sui dati e metodologie scientifiche, che diventano uno strumento per decidere le politiche future. «Grazie a questo progetto – spiega Gianna Pentenero, assessora alle Politiche per la sicurezza – l’innovazione interviene a servizio delle politiche di prevenzione e contrasto al disagio giovanile, che sono fortemente sostenute dall’amministrazione e messe in atto dalla polizia locale».

Proprio in questi giorni anche l’ufficio del Garante dei detenuti di Torino ha avviato una serie di interviste ai detenuti appena maggiorenni per capire le origini del fenomeno delinquenziale, con particolare attenzione ai quartieri di Torino in cui sono cresciuti e alle compagnie frequentate. «Si tratta di un lavoro che ha anche lo scopo di prevenire collocazioni in carcere non sufficientemente tutelate – spiega la garante Monica Gallo –. I giovani con i primi approcci delinquenziali dovrebbero avere sezioni dedicate con potenziamenti delle attività trattamentali, la ripresa immediata dei percorsi scolastici e ogni supporto possibile perché prendano consapevolezza delle ferite che provocano i reati che hanno commesso».

In questo periodo anche il Ferrante Aporti sfiora la sua massima capienza. Ad oggi ospita 40 ragazzi, tra minorenni e giovani adulti. Ma è anche pieno il Cpa, il centro in cui vengono portati arrestati e fermati prima di varcare il portone del carcere minorile. D’altra parte le cronache offrono uno spaccato impietoso della delinquenza giovanile e minorile in particolare. Pochi giorni fa è stata data notizia dell’arresto da parte dei carabinieri di Alba di un quindicenne che ha aggredito e ferito una donna di 89 anni per strapparle la borsa a tracolla, mentre i carabinieri della San Carlo a Torino hanno arrestato una baby gang composta da giovani fra i 18 e i 20 anni, che avevano rapinato dei coetanei e poi avevano esibito il bottino sui social. «Negli ultimi due turni i pm dei minori hanno seguito sette arresti ciascuno: non si vedono mai questi numeri», conferma la procuratrice dei minori Emma Avezzù per quanto nelle strutture torinesi vengano ospitati anche giovani di Milano, dal momento che anche le loro strutture sono piene.

«Evidentemente questa impennata degli arresti è un problema delle grandi città del nord Italia, occorre lavorare molto sui minori quando delinquono per fermare un’escalation che li porterà a entrare e uscire dal carcere anche da adulti», conclude.

 

Torino, il carcere dei ragazzini. Un detenuto su dieci ha meno di 24 anni