Ture, nasce “balordo” in un quartiere alla periferia di una grande città del sud. Arrogante, sicuro di sé, cresce alla ricerca di una libertà che, pian piano, lo porta a prendersi tutto quello che vuole, a costo di rubarlo. A vent’anni si sente il padrone del mondo. Ma la sua ascesa si ferma con il primo arresto. Nemmeno dietro le sbarre riesce però a controllarsi, né a tenere a freno l’adrenalina e la voglia di trasgredire. Tra tentativi di riscatto e ricadute nell’ambiente criminale, passa in carcere quasi metà della vita. Fino al giorno in cui, in fondo, cambia tutto nella sua testa: la nascita di un figlio. Il bimbo è per lui una scarica elettrica, un potente richiamo di un futuro possibile, un futuro di speranza e fiducia. La sua sola presenza stordisce la testa e il cuore, la lontananza è un dolore costante, l’innocenza dei suoi occhi un monito a essere per lui un buon padre. Al detenuto violento e rabbioso subentra così il genitore, frustrato e impaurito per le mancanze di una vita. Marco Gatti si accosta alla storia di Ture in punta di piedi, con l’animo curioso e la mente libera da pregiudizi. Armato di registratore e blocco per gli appunti ne mette a nudo, a poco a poco, le infinite fragilità, le paure, i sogni. E Ture è un fiume in piena, impaziente di raccontarsi. Il suo non è un percorso di redenzione, piuttosto la storia di un uomo che ha compreso di aver imboccato una strada sbagliata, ma ha avuto la forza di guardare avanti, cogliendo l’occasione per una svolta. Il futuro ora è davvero nelle sue mani.