Come gli scorsi anni, la metodologia di lavoro anche nel 2018 non ha subito sostanziali variazioni, ad ogni colloquio si innesca l’apertura di una pratica per fornire una risposta o un orientamento agli interessati. Non conoscendo fino al momento del colloquio le ragioni della richiesta diventa inevitabile o un secondo colloquio o l’invio della risposta tramite lettera.

Nel 2018 i colloqui con le persone ristrette all’interno della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” sono stati in totale 281 suddivisi come da tabella.

Il supporto di altre figure di riferimento come il team di professionisti degli ordini professionali, il CAF interno e lo sportello anagrafe ci consente di orientare le persone detenute che a volte richiedono il nostro intervento senza comprendere che gli interlocutori sono altri.

Nell’anno trascorso si sono incrementate le visite volte ad intraprendere azioni anche congiunte con il Garante Regionale e il Garante Nazionale in particolari sezioni dell’Istituto con lo scopo di migliorarne le condizioni e offrire possibili soluzioni.

Come evidenziato dai dati, L’Istituto torinese è presente un’elevata percentuale di persone detenute di nazionalità straniera. Nel corso degli anni si sono riscontrate problematiche rilevanti tipiche di questa fascia di popolazione, tra le quali possiamo elencare: l’assenza di mediatori culturali, la mancanza di adeguata difesa e informazione relativamente al diritto in materia di immigrazione, difficoltà nel rinnovo del titolo di soggiorno, mancanza di abitazione e scarsi legami sul territorio.

Nel 2018 l’Ufficio garante ha promosso un Bando di finanziamento volto all’implementazione della mediazione culturale dentro la C.C. Lorusso e Cutugno. Il contributo è stato destinato al progetto “Un ponte per la libertà: conosciamo dentro e fuori” un progetto di mediazione e di ricerca rivolto alle persone private della libertà personale. L’Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali A.M.M.I., è stata selezionata come beneficiario del contributo per il progetto citato che è stato realizzato tra dicembre 2017 e settembre 2018; la ricerca – case study è stata rivolta alla sezione filtro-controllo ovuli.

Gli interventi di mediazione interculturale nel carcere “Lorusso e Cutugno”, hanno consentito di avviare una sperimentazione rivolta alle persone straniere in esecuzione penale al fine di favorire l’integrazione e prevenire forme di discriminazione ed isolamento. Le attività svolte dalla mediazione culturale nel corso dello svolgimento del progetto hanno riguardato sia l’aspetto informativo (rispondere alle domande poste direttamente dai detenuti nel corso dei colloqui sui propri diritti, sulle procedure di regolarizzazione, sui documenti, sulle opportunità di reinserimento); sia funzione di orientamento interna (orientare il detenuto straniero nella conoscenza del personale interno e delle sue funzioni) ed esterna (orientare la persona detenuta alla conoscenza della rete di risorse disponibili come servizi sociali, agenzie socio-lavorative, altre organizzazioni del territorio, ecc.) nel periodo vicino al termine della detenzione; Infine, è stato svolto un importante studio di analisi  dell’evoluzione della popolazione immigrata e dei suoi bisogni durante la durata del progetto e stesura di un report.

Il servizio è stato fornito a 110 persone private della libertà. La maggior parte provenienti dalla Nigeria (47), dal Senegal (31), dal Gabon (9); altre provenienze: Gambia, Ciad, Marocco, Algeria, Guinea, Costa d’Avorio, Mali, Libia.

Alla C.C. “Lorusso e Cutugno” sono state dedicate 230 ore di mediazione dove, oltre ai mediatori che hanno seguito il progetto, sono stati coinvolti per interventi specifici anche mediatori per persone di provenienza albanese e cinese.

 

Presso l’UEPE le ore di mediazione sono state 48. Sono stati effettuati interventi da parte di mediatori di origine araba e nigeriana; altre specifiche richieste hanno riguardato il servizio dimediazione per persone di origine cinese, afgana e bulgara.

 

Inoltre, anche nel 2018  si è rinnovato il protocollo di intesa con l’International University College (IUC), Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” ed il nostro ufficio con un accordo che concerne l’orientamento legale di richiedenti protezione internazionale all’interno della popolazione detenuta e nell’accompagnamento a titolo gratuito di persone detenute che abbiano manifestato l’intenzione di richiedere la protezione internazionale e che non abbiano mezzi e strumenti per dare seguito alla propria volontà.

Di seguito i dati delle persone seguite nel 2018: 4 originari del Niger, 1 del Senegal, 1 Somalia e 1 Sudan.

L’ufficio garante dentro la C.C. Lorusso e Cutugo: colloqui e interventi (troppo lungo?)