La “messa alla prova” è un istituto che sospende il processo dando al ragazzo che abbia commesso un reato una seconda possibilità.

L’istituto della “messa alla prova” nel diritto minorile italiano esiste da una trentina d’anni (di recente è stato esteso agli adulti con alcune differenze e maggiori restrizioni): attua infatti i principi introdotti con la riforma del procedimento penale minorile del 1989, secondo cui «il processo penale deve avere come suo obiettivo quello di realizzare una ripresa dell’itinerario educativo del minore, che il compimento dell’atto criminale dimostra essersi interrotto o avere deviato, ma ha anche previsto che lo stesso processo si articoli in modo tale da potere contribuire allo svolgimento di questo itinerario, avendo esso stesso valenze educative».

Tutta l’esperienza della messa alla prova ruota attorno al progetto, nel quale si incontrano ruoli, funzioni e professionalità diversi ed è lo strumento che ha fatto decrescere il numero di ragazzi in ingresso agli IPM. I Servizi sociali elaborano il progetto di messa alla prova sulla base delle risorse personali, familiari e ambientali del ragazzo ed è fondamentale che il ragazzo comprenda e condivida il contenuto del progetto.

Nella nostra Città l’utilizzo della MAP a favore dei giovani ha avuto un notevole incremento.

La messa alla prova nei procedimenti minorili