Consiglio Comunale

2005 06167/002

C I T T À D I T O R I N O

MOZIONE N. 60

Approvata dal Consiglio Comunale in data 28 novembre 2005

OGGETTO: CASERMA DI VIA ASTI 22.

   "Il Consiglio Comunale di Torino,

PRESO ATTO

dell'Ordine del Giorno "Realizzazione del Museo della deportazione" approvato dal Consiglio Comunale in data 3 novembre 1997 (mecc. 9707304/02);

CONSTATATO

che nella Caserma Lamarmora di via Asti 22 tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, periodo storico in cui l'Italia si presentava divisa e sconvolta dalla Guerra di liberazione, decine e decine di partigiani e civili che allora decisero di resistere e combattere la dittatura vennero rinchiusi, torturati e uccisi e i sopravvissuti deportati nei campi di sterminio;

RILEVATO

che tale luogo è da considerarsi una delle pagine più drammatiche della nostra storia cittadina e dell'Italia intera, perché qui vennero usate le più bestiali torture su uomini e donne;

PRESO ATTO

che per la prima volta dopo un oblio durato oltre 30 anni il 21 aprile 1977 venne realizzata la prima cerimonia organizzata dall'A.N.P.I. e dalle associazioni della Resistenza;

RITENENDO

essenziale rendere questa Caserma un "luogo della memoria", dove molto sangue di generosi patrioti ha macchiato i pavimenti e le pareti, dove sui muri vi sono ancora i fori dei proiettili che oltrepassarono i corpi di tanti cittadini togliendo loro la vita;

RITENENDO ALTRESI'

la memoria dei fatti storici patrimonio di tutti i cittadini;

CONSIDERATA

l'importante opera di sensibilizzazione che il Comune di Torino ha svolto e svolge in particolare sulle giovani generazioni per non dimenticare;

IMPEGNA

Il Sindaco e la Giunta:

-   a promuovere il riconoscimento di "bene di interesse storico-culturale" ai sensi dell'art. 14 del Codice dei Beni Culturali, per l'ala della Caserma Lamarmora di via Asti 22;

-   a verificare la possibilità di acquisire l'immobile del demanio militare al fine di una tutela attiva della memoria collettiva della repressione subita da tanti cittadini democratici nel periodo fascista e dell'occupazione nazista, anche attraverso l'utilizzazione dello stesso per ospitare funzioni pubbliche o di interesse pubblico che ne massimizzino la funzione."