C I T T À D I T O R I N O
INTERPELLANZA: "STRUTTURE RESIDENZIALI PER PERSONE HANDICAPPATE" PRESENTAT DAL CONSIGLIERE COMUNAL ECASTRONOVO IN DATA 3 MARZO 2006.
Il sottoscritto Consigliere Comunale
PREMESSO CHE:
- troppi utenti con handicap intellettivo vengono ricoverati fuori Torino e spesso fuori Provincia (Cuneo, Vercelli, Biella, Alessandria, …); ciò è conseguente alla mancanza di programmazione di Comunità Alloggio in misura sufficiente a soddisfare i bisogni residenziali; le famiglie in stato di bisogno sono costrette ad accettare soluzioni assolutamente non idonee, altro che libera scelta!
- L’invecchiamento di molti utenti in situazione di handicap intellettivo e vieppiù dei loro familiari richiede una riflessione specifica per capire se le attuali risposte assistenziali sono idonee.
CONSIDERATO CHE:
- l’accreditamento non può trasformarsi in una politica di risparmio a scapito dei diritti delle persone destinatarie degli interventi assistenziali.
- L’accreditamento non ha finora risposto all’argomento maggiormente enfatizzato dal Comune di Torino: la libera scelta delle famiglie della struttura ritenuta più idonea a soddisfare le esigenze dei propri figli handicappati intellettivi. La scelta si può fare se c’è l’offerta. Ma non ci sono comunità alloggio in numero adeguato al fabbisogno. Quindi è gioco forza continuare a subire, per le famiglie, il ricovero in strutture/istituto anche fuori dalla provincia di Torino.
- Il Comune di Torino non è più il motore di indirizzo delle politiche del settore perché, da anni, non apre più comunità alloggio di sua proprietà in misura sufficiente e punta solo sull'offerta del privato: cooperative, aziende, alle quali conviene sul piano economico attivare strutture plurifunzionali: R.A.F. (residenze assistenziali flessibili) per anziani + R.A.F. per disabili (tipo A e tipo B), arrivando anche a concentrare in un’unica struttura 40-60-80 posti letto e con tipologie di utenti diverse.
VERIFICATO CHE:
- i servizi diminuiscono di qualità: nei centri diurni comunali il personale, da tempo, è sotto organico, non si utilizzano le figure professionali necessarie previste dalle delibere regionali, scarseggiano le consulenze esterne;
- i servizi diminuiscono in quantità: meno ore di frequenza nei centri diurni, divieto di frequentare il centro diurno a chi è ricoverato in strutture residenziali, con conseguente riproposizione di una vita da istituto.
INTERPELLA
Il Sindaco e l’Assessore competente
PER SAPERE:
- se non ritengano opportuno che il Comune di Torino rimetta al centro della propria attenzione il diritto della persona handicappata intellettiva in situazione di gravità a vivere in famiglia e, quando non è più possibile, a trovare nella comunità alloggio il naturale prosieguo di una vita di tipo familiare;
- se tale diritto non possa trovare concretizzazione attraverso la realizzazione delle seguenti proposte:
- ripartire dai contenuti della delibera istitutiva dei centri diurni e delle comunità alloggio;
- tornare alla gestione diretta di almeno il 50% di comunità alloggio e centri diurni. La gestione diretta è altresì indispensabile per garantire un confronto qualitativo delle prestazioni e dei costi di gestione con il privato;
- porre fine al ricovero fuori provincia delle persone handicappate;
- l’apertura di un tavolo di lavoro, coinvolgendo le Associazioni, per approfondire le nuove problematiche dovute all’invecchiamento e/o al mutare delle condizioni psico fisiche delle persone handicappate che necessitano di assistenza, allo scopo di proporre alla Regione le modifiche necessarie: standard strutturali e organizzativi, personale, risorse;
- la definizione di punti inderogabili da inserire nel regolamento per l’accreditamento:
- rispetto dei contratti collettivi di lavoro che non dovrebbero essere meno convenienti di quelli firmati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative;
- acquisizione da parte del Comune di Torino di tutti i posti disponibili della struttura accreditata (soprattutto se riguarda minori o persone con handicap intellettivo) per impedire che il privato, gestore del servizio, inserisca utenti non compatibili, come è già successo, per esempio, nelle comunità per minori Peter Pan e Trilli;
- continuità educativa in caso di cambio di gestione per evitare che cambino, da un giorno all’altro, tutti i referenti educativi e assistenziali degli utenti;
- valutazione delle idoneità del personale ad operare con assistiti non in grado di difendersi;
- garantire il diritto alla frequenza del centro diurno esterno, per almeno 4 ore al giorno, alle persone che vengono inserite in comunità alloggio;
- promuovere e finanziare nuove comunità alloggio, nella misura di almeno una ogni trentamila abitanti, con al massimo 8 posti letto più 2 di sollievo o pronto intervento per evitare che continui il flusso di invio in R.A.F. dislocate lontano dal luogo in cui hanno sempre vissuto e dalle loro relazioni affettive (60-70 sono state quelle allontanate nel 2005) perché non ci sono posti in città;
- evitare l’inserimento di persone affette da psicosi prevalente anche se associata ad insufficienza mentale nei centri diurni predisposti per gli insufficienti mentali in situazione di gravità o non avviabili al lavoro.
Torino, 3 marzo 2006
Giuseppe Castronovo