Gruppo Consiliare RINNOVAMENTO LEGHISTA

Servizio Centrale Consiglio Comunale

 

 

2005 00953/002

 

 

C I T T À D I T O R I N O

 

INTERPELLANZA: "IL MENU UNICO NELLE SCUOLE E NELLE COMUNITA'" PRESENTATA DAL CONSIGLIERE COMUNALE AIROLA IN DATA 14 FEBBRAIO 2005. .

Il sottoscritto Consigliere Comunale

constatato

che in alcune scuole torinesi la presenza di alcuni alunni di religione mussulmana ha indotto i responsabili dell’economato ad escludere dal comune menu pasti contenenti prodotti di carne suina, quale soluzione temporanea in attesa di ulteriori scelte concordate;

preso atto

- delle trasformazioni in corso nella composizione etnica in ambito scolastico (fin dai primissimi anni di asilo e materne);

- delle sempre più elevate percentuali ( attualmente del 5-7 % in media,ma in rapida crescita) di studenti di diversa provenienza extracomunitaria, con esigenze nutrizionali di carattere religioso implicanti scelte irrinunciabili nella convivenza della scuola dell’obbligo;

preso atto

- che l’argomento in oggetto apre alle più disparate ed estremistiche soluzioni e vaneggiamenti praticamente inattuabili,

^^dal liberismo di chi vive fra le nuvole: "il menu unico aiuta l’integrazione", " non obblighiamoli ai nostri credo religiosi", "lasciamoli crescere liberi, per una società migliore";

^^ a chi, mussulmano, pretende di inserirsi in una millenaria cultura europea che lo ospita ,affermando "una società democratica non può costringere un bambino a mangiare il maiale";

^^ a chi suggerisce ancora, dal punto di vista ebraico, una integrazione limitante l’alimentazione scolastica " a pesce e legumi, abolendo la carne", già in sé di difficilissima applicazione in quanto contradditoria per le minuziosissime distinzioni tra permesso e proibito nella scelte dei prodotti ittici, con drastiche limitazioni a pochissime specie fra quelle commercializzate;

^^ che nessuno, in Italia, ha mai ritenuto di imporre cibi proibiti a credo religiosi diversi dal nostro, attenti anche alla più scrupolosa contaminazione;

^^ che riteniamo più che legittima, almeno fino a nuove direttive europee, di poter continuare a consumare a mensa e negli ospedali e nelle comunità, oltre che in privato, cibi elaborati da millenni di cultura locale , accompagnandoli alle abituali bevande, anche alcooliche, se del caso;

^^ che le scelte possibili risultano ancor più limitate per la presenza della carne, perché in ogni scelta carnea incombe la prescrizione di una macellazione rituale, oggi praticata in modo ufficiale nei nostri macelli parallelamente a quella autoctona, per la comunità mussulmana e per quella ebraica, il tutto in netto contrasto con precise disposizioni di legge, politicamente ignorate, che richiedono il preventivo "stordimento", soluzione teoricamente accettabile e compatibile se effettuata entro frazioni particolari di tempo, ma finora esclusa;

 

 

 

 

 

 

l

^^ che la religione ebraica prescrive per l’ alimentazione degli osservanti rigorose limitazioni di scelta fra le specie animali, con conseguenti scarse promozioni alla categoria Kasher, come accade per il pesce;

^^ che l’attuale organizzazione dei servizi mensa può, senza insormontabili problemi, permettere un servizio di refezione nell’ambito di una obbligata convivenza comunitaria; (scuole, ospedali, mense lavoro) con una diversificazione dei cibi rispettosa delle particolari norme religiose delle varie componenti, come già ha provveduto per i soggetti diabetici, celiaci, allergici;

preso atto

- che dalle esperienze iniziali nelle scuole, vero laboratorio sociale, poco sembra doversi sperare, finora, se non soluzioni demagogiche mortificanti le nostre abitudini alimentari, dopo le esperienze altrettanto mortificanti a scapito delle nostre tradizioni religiose, sacrificate a favore non di un laicismo sociale, ma di intolleranti motivazioni religiose extracomunitarie, sponsorizzate dalla sinistra e mutilanti le nostre;

fermo il principio che la cultura alimentare è una componente fondamentale dell’ identità di un popolo, libero di esprimersi nella millenaria terra di appartenenza;

fermo il principio che rispettare il prossimo significa soprattutto riconoscimento delle differenze religiose, linguistiche, alimentari delle popolazioni, non annientate in un "melting pot" sociale, ma conviventi democraticamente;

-che proprio nelle scuole il rispetto di queste differenze insegna ad essere democratici in tutte le fasi successive della vita comunitaria;

-che abolire la carne bovina e suina o di altre specie dalle mense :

significherebbe ridurre allevamenti, produzioni industriali, commercio, distribuzione di prodotti da sempre alla base della nostra tradizionale alimentazione;

significherebbe cercare di conciliare tutte le esigenze in un limitatissimo menu unico, escludendo non solo i cibi carnei di animali proibiti o macellati in modo non rituale, ma anche una vastissima gamma di prodotti alimentari tradizionali "contaminati" da derivati animali;

- che eguali considerazioni valgono per le specie ittiche, severamente classificate,

INTERPELLA

Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere quali iniziative intendano assumere :

- al fine di sancire specularmente l’intangibilità della nostra cultura e delle nostre tradizioni, delle nostre scelte alimentari, che non devono essere in alcun modo sacrificate o limitate o negate da una politica, oggi sommersa, domani prepotente, di succube e obbligata uniformità, poiché ciò comporterebbe – a parte ogni altra ovvia considerazione - fortissime limitazioni della nostra produzione agro-alimentare e carnea destinata alle comunità, con inaccettabili autocensure;

al fine di :

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni AIROLA