Interventi |
CANALIS Monica Grazie Vice Presidente. Uno dei punti del vostro programma di mandato, il programma di mandato della Maggioranza, che mi ha affascinato quando l'ho letto, è quello sulla comunità urbana. Mi ha affascinato perché io sono molto affezionata al tema della comunità, anche per la mia cultura politica, e quindi mi ci sono in parte ritrovata. Credo che, però, in un comune concetto di comunità che deve essere comune a tutti noi Consiglieri comunali, a prescindere dalla forza politica di appartenenza, ci debba essere, da un lato la solidarietà tra i componenti della comunità, e quindi anche la comprensione per il disagio di alcuni di questi componenti, dall'altro lato è imprescindibile che ci sia anche il rispetto delle regole, regole comuni, regole uguali per tutti e che valgono per tutti. Se c'è solo la comprensione, che a volte cade anche un po' nell'indulgenza, e non c'è il rispetto delle regole, viene meno anche la comunità, viene meno anche la comunità urbana a cui (inc.) io ho apprezzato nel vostro documento. Questa premessa, che può sembrare teorica, in realtà ha molto a che fare con il dibattito che stiamo facendo oggi, io penso che alle spalle di una persona che commette un reato, di qualsiasi reato noi stiamo parlando, ci sia sempre un disagio, può essere un disagio psicologico, può essere un disagio di povertà materiale, può essere un disagio sociale, può esserci una volontà esplicita e deliberata di protesta o di dissidio rispetto alla maggioranza della popolazione. Quindi io non nego che ci sia un disagio, mi chiedo, però, nella veste di Consiglieri comunali, fino a che punto voi possiate accettare formalmente, ufficialmente, questi reati, perché questo è quello che abbiamo sentito, è vero, ci sono state delle parole di condanna, ma nel contempo ci sono anche state forme di tolleranza verso i reati. Il G7 è stata una manifestazione nei confronti della quale si potevano dire molte cose, anche rispetto ai modelli di sviluppo per il nostro mondo, ma credo che la differenza la faccia sempre il metodo con il quale si esprimono le idee. Io qui verrei ad un altro punto sulla quale, in questo momento, secondo me, ci siamo molto divisi, ed è l'idea che abbiamo di Torino. L'idea che ho io di Torino è di una Città che storicamente si è sempre distinta per un fortissimo rigore e rispetto della legge, forse anche per la nostra tradizione militare, io non vorrei che una Minoranza travolga queste (inc.) di Torino, che è un'idea riconosciuta universalmente, perché Torino è ancora questo. Torino è anche una Città dalla forte vivacità intellettuale, in cui i dissidenti, chi la pensava in modo diverso, sono sempre stati non solo tollerati, ma anche inclusi nel dibattito pubblico, e questo mi sembra che faccia onore alla nostra Città, ma di nuovo, la differenza la fa il metodo. Il punto non è negare l'esistenza di chi la pensa in modo diverso, o non consentire che queste persone possano esprimersi, noi siamo i primi a farci portatori di questo, ma il punto è il metodo. Io credo che Torino debba continuare ad essere riconosciuta come la Città del rigore e della difesa della legge, purtroppo però, negli ultimi mesi in particolare, c'è stata una degenerazione, c'è stato un danno di immagine della nostra Città, e non è solo un danno di immagine, sta diventando, temo, anche un vulnus nella nostra identità. Io chiederei di ritornare sui nostri passi, di riallinearci, perché io non voglio un dibattito noi contro voi, noi contro loro, in questo momento, e lo diceva molto bene il mio Capogruppo, il tema è tutti quanti riconoscerci nell'istituzione che rappresentiamo, e proporre la nostra istituzione alla nostra comunità e dire tutti la stessa cosa alla nostra comunità, perché se una parte di questo Consiglio Comunale legittima forme di violenza o forme di dissidenza espresse male e in modo sbagliato, di fatto l'intera istituzione è penalizzata, e sono le istituzione che devono andare ad unire in questo quadro un po' dicotomico. Poi volevo ancora aggiungere che in questa Città ci sono tante persone che si impegnano gratuitamente tutti i giorni accanto agli ultimi, e la maggioranza di queste persone lo fa affrontando degli slalom burocratici, tutta una serie di paletti dettati dalla legge, la legge che vale per tutti non da poco, da chi fa housing sociale e non occupa abusivamente le case, da chi cerca delle soluzioni lavorative perché è disoccupato, da chi cerca di proporre dei percorsi di integrazione per gli stranieri, a chi cerca di offrire dei percorsi di realizzazione personale per i giovani. Però lo si fa nel rispetto delle regole, magari ci si impiega qualche mese in più per ottenere tutti i permessi, ma lo si fa nel rispetto delle regole, e vi assicuro che la maggioranza delle persone che si impegnano gratuitamente tutti i giorni accanto agli ultimi in questa Città lo fa in questo modo e lo fa silenziosamente e quando un permesso viene negato, perché magari la burocrazia è eccessiva, lo fa senza protestare. Allora, io non sto mettendo in dubbio che all'interno dei centri sociali ci siano anche persone animate da buone intenzioni, sto dicendo che se le regole valgono per gli altri, devono valere anche per loro, quindi le utenze si pagano, gli immobili non si occupano abusivamente e non si possono introiettare delle.., non si possono avere delle entrate di fatto in nero, cosa che invece accade, accade regolarmente, perché questo, di fatto, è una differenza di trattamento tra diverse entità, e questo, in una Città come Torino, non è accettabile. E infine volevo fare un passaggio anche comparativo rispetto ad altri Città di Italia, penso che tutti conosciate la Città di Bologna. La Città di Bologna ha una storia sessantottina quanto e più di Torino. Ebbene, quest'anno la Città di Bologna, governata da un Sindaco del Partito Democratico, è riuscita a chiudere tutti i centri sociali, io mi auguro che anche la nostra Città intraprenda un percorso di questo genere, e che vada ad incanalare le istanze, eventualmente positive, che sono espresse nei centri sociali, in altre sedi più appropriate e rispettose della legge. |