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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 23 Ottobre 2017 ore 14,00
Paragrafo n. 21

Discussione su "Fenomeni di violenza contro le forze dell'ordine da parte di antagonisti".
Interventi
CANALIS Monica
Grazie Vice Presidente. Uno dei punti del vostro programma di mandato, il programma
di mandato della Maggioranza, che mi ha affascinato quando l'ho letto, è quello sulla
comunità urbana. Mi ha affascinato perché io sono molto affezionata al tema della
comunità, anche per la mia cultura politica, e quindi mi ci sono in parte ritrovata. Credo
che, però, in un comune concetto di comunità che deve essere comune a tutti noi
Consiglieri comunali, a prescindere dalla forza politica di appartenenza, ci debba essere,
da un lato la solidarietà tra i componenti della comunità, e quindi anche la
comprensione per il disagio di alcuni di questi componenti, dall'altro lato è
imprescindibile che ci sia anche il rispetto delle regole, regole comuni, regole uguali per
tutti e che valgono per tutti. Se c'è solo la comprensione, che a volte cade anche un po'
nell'indulgenza, e non c'è il rispetto delle regole, viene meno anche la comunità, viene
meno anche la comunità urbana a cui (inc.) io ho apprezzato nel vostro documento.
Questa premessa, che può sembrare teorica, in realtà ha molto a che fare con il dibattito
che stiamo facendo oggi, io penso che alle spalle di una persona che commette un reato,
di qualsiasi reato noi stiamo parlando, ci sia sempre un disagio, può essere un disagio
psicologico, può essere un disagio di povertà materiale, può essere un disagio sociale,
può esserci una volontà esplicita e deliberata di protesta o di dissidio rispetto alla
maggioranza della popolazione. Quindi io non nego che ci sia un disagio, mi chiedo,
però, nella veste di Consiglieri comunali, fino a che punto voi possiate accettare
formalmente, ufficialmente, questi reati, perché questo è quello che abbiamo sentito, è
vero, ci sono state delle parole di condanna, ma nel contempo ci sono anche state forme
di tolleranza verso i reati. Il G7 è stata una manifestazione nei confronti della quale si
potevano dire molte cose, anche rispetto ai modelli di sviluppo per il nostro mondo, ma
credo che la differenza la faccia sempre il metodo con il quale si esprimono le idee. Io
qui verrei ad un altro punto sulla quale, in questo momento, secondo me, ci siamo molto
divisi, ed è l'idea che abbiamo di Torino. L'idea che ho io di Torino è di una Città che
storicamente si è sempre distinta per un fortissimo rigore e rispetto della legge, forse
anche per la nostra tradizione militare, io non vorrei che una Minoranza travolga queste
(inc.) di Torino, che è un'idea riconosciuta universalmente, perché Torino è ancora
questo. Torino è anche una Città dalla forte vivacità intellettuale, in cui i dissidenti, chi
la pensava in modo diverso, sono sempre stati non solo tollerati, ma anche inclusi nel
dibattito pubblico, e questo mi sembra che faccia onore alla nostra Città, ma di nuovo,
la differenza la fa il metodo. Il punto non è negare l'esistenza di chi la pensa in modo
diverso, o non consentire che queste persone possano esprimersi, noi siamo i primi a
farci portatori di questo, ma il punto è il metodo. Io credo che Torino debba continuare
ad essere riconosciuta come la Città del rigore e della difesa della legge, purtroppo però,
negli ultimi mesi in particolare, c'è stata una degenerazione, c'è stato un danno di
immagine della nostra Città, e non è solo un danno di immagine, sta diventando, temo,
anche un vulnus nella nostra identità. Io chiederei di ritornare sui nostri passi, di
riallinearci, perché io non voglio un dibattito noi contro voi, noi contro loro, in questo
momento, e lo diceva molto bene il mio Capogruppo, il tema è tutti quanti riconoscerci
nell'istituzione che rappresentiamo, e proporre la nostra istituzione alla nostra comunità
e dire tutti la stessa cosa alla nostra comunità, perché se una parte di questo Consiglio
Comunale legittima forme di violenza o forme di dissidenza espresse male e in modo
sbagliato, di fatto l'intera istituzione è penalizzata, e sono le istituzione che devono
andare ad unire in questo quadro un po' dicotomico. Poi volevo ancora aggiungere che
in questa Città ci sono tante persone che si impegnano gratuitamente tutti i giorni
accanto agli ultimi, e la maggioranza di queste persone lo fa affrontando degli slalom
burocratici, tutta una serie di paletti dettati dalla legge, la legge che vale per tutti non da
poco, da chi fa housing sociale e non occupa abusivamente le case, da chi cerca delle
soluzioni lavorative perché è disoccupato, da chi cerca di proporre dei percorsi di
integrazione per gli stranieri, a chi cerca di offrire dei percorsi di realizzazione
personale per i giovani. Però lo si fa nel rispetto delle regole, magari ci si impiega
qualche mese in più per ottenere tutti i permessi, ma lo si fa nel rispetto delle regole, e
vi assicuro che la maggioranza delle persone che si impegnano gratuitamente tutti i
giorni accanto agli ultimi in questa Città lo fa in questo modo e lo fa silenziosamente e
quando un permesso viene negato, perché magari la burocrazia è eccessiva, lo fa senza
protestare. Allora, io non sto mettendo in dubbio che all'interno dei centri sociali ci
siano anche persone animate da buone intenzioni, sto dicendo che se le regole valgono
per gli altri, devono valere anche per loro, quindi le utenze si pagano, gli immobili non
si occupano abusivamente e non si possono introiettare delle.., non si possono avere
delle entrate di fatto in nero, cosa che invece accade, accade regolarmente, perché
questo, di fatto, è una differenza di trattamento tra diverse entità, e questo, in una Città
come Torino, non è accettabile. E infine volevo fare un passaggio anche comparativo
rispetto ad altri Città di Italia, penso che tutti conosciate la Città di Bologna. La Città di
Bologna ha una storia sessantottina quanto e più di Torino. Ebbene, quest'anno la Città
di Bologna, governata da un Sindaco del Partito Democratico, è riuscita a chiudere tutti
i centri sociali, io mi auguro che anche la nostra Città intraprenda un percorso di questo
genere, e che vada ad incanalare le istanze, eventualmente positive, che sono espresse
nei centri sociali, in altre sedi più appropriate e rispettose della legge.

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