Interventi |
POLLICINO Marina Grazie, Presidente. Ogni giorno io alterno la mia professione d'insegnante con l'attività di Consigliera Comunale. La mia esperienza quotidiana in classe è quella in cui adolescenti italiani, per più di metà della loro giornata, convivono con adolescenti di varia nazionalità ed etnia e di diversa estrazione sociale ed economica in varietate concordia. Una concordia in classe che si potrebbe bene estendere all'intera comunità cittadina e nazionale proprio per preservarla da pregiudizi e stereotipi. Ora, io voglio credere nella bontà di questa mozione, che mi auguro davvero dettata non da opportunismo politico, non dal tentativo, neanche tanto velato, di strumentalizzare a fini politici, a pochi mesi dalle elezioni, la posizione del Movimento 5 Stelle, ma da una vera e reale volontà di affrontare una tematica da me fortemente avvertita. Ribadisco, fortemente avvertita perché, certamente, da insegnante che guarda i suoi ragazzi, non posso accettare di avere in classe allievi cittadini e allievi che, forse in futuro, lo diventeranno. Si tratta di una condizione d'ineguaglianza formale che contraddice le fondamenta del mio mestiere, dalla mia missione educativa e didattica. Leggo testualmente: "Il sistema educativo deve formare cittadini in grado di partecipare consapevolmente alla costruzione di collettività più ampie e composite, siano esse quella Nazionale, quella Europea, quella Mondiale". Non si tratta di una frasetta tratta da un testo qualsiasi, sto parlando delle indicazioni nazionali per il curriculum della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, legge dello Stato dal 2012. Si afferma che la scuola deve formare cittadini. Sempre le indicazioni al titolo "Cittadinanza e Costituzione" affermano, "Accanto ai valori e alle competenze, inerenti la cittadinanza, la scuola del primo ciclo include nel proprio curriculum la prima conoscenza della Costituzione della Repubblica Italiana". Ed è notizia di questi giorni, che è stato emanato il decreto che cambia gli esami della scuola secondaria e di primo grado, la Ministra Fedeli, sottolinea l'importanza che assumeranno già da questo anno scolastico, i livelli di padronanza delle competenze, connesse all'attività svolta nell'ambito di Cittadinanza e Costituzione. Bene, vediamo adesso, in che paradosso si trovano i docenti. Essi sono tenuti a impartire i principi della Costituzione della Repubblica Italiana anche a quei bambini che non godono della cittadinanza italiana, e devono anche spiegare loro che la carta fondamentale del nostro Paese stabilisce che tutti i cittadini, e sottolineo cittadini, hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, sottolineo quest'ultima frase. E mi chiedo, ma come si concilia lo "ius soli temperato" con il dettato Costituzionale? POLLICINO Marina Sì. Anche qui, ancora la legge prevede la novità dello "ius culturae", anche qui la cittadinanza del bambino, formato e istituito dallo Stato Italiano, trova un limite nella condizione personale e sociale del genitore. In conclusione, una riforma del diritto di cittadinanza densa di contraddizioni, non rappresenta un passo in avanti sul percorso dell'eguaglianza formale e sostanziale dei diritti, ma altresì, inevitabile arresto di un lavoro complesso e articolato, che deve tener conto dell'implicazione di un fenomeno che non è soltanto italiano, ma che è inserito in un contesto europeo, non uniforme, né omogeneo e che richiederebbe una visione d'insieme, un approfondimento e una riflessione tale da coinvolgere tutte le nazioni europee. Per una volta sì, che possiamo dire convintamente "E' l'Europa che ce lo chiede". |