Interventi |
LO RUSSO Stefano La discussione sullo "ius soli" o "ius culturae", che è stata innescata dai due atti presentati dai colleghi, Artesio e Tresso, ci ha consentito di riprendere in mano alcune delle questioni che erano state sollevate alla fine del 2012, quando il Consiglio Comunale dell'epoca, su consiglio del Partito Democratico, istituì in via statutaria, quindi nella massima potestà regolamentare di questo Comune, la cosiddetta cittadinanza civica. La cittadinanza civica per i minori stranieri, nati in Italia, era nient'altro che un atto simbolico, lo era e continua ad esserlo, e, a differenza della cittadinanza onoraria e del sigillo civico, aveva una specifica previsione statutaria, che è ampliata all'interno del contenuto della mozione, di cui do breve lettura. "Il Consiglio Comunale di Torino conferisce la cittadinanza civica a tutte le persone che sono nate a Torino e che non sono in possesso della cittadinanza italiana. La cittadinanza civica deve essere accettata dal soggetto interessato o da chi ne rappresenta la tutela legale. L'elenco di coloro che accettano la cittadinanza civica è conservato in apposito albo". Tant'è vero che sul sito del Comune di Torino si dà conto, esattamente, di questa fattispecie. Perché all'epoca abbiamo voluto introdurre, su iniziativa dell'allora Consigliere Silvio Viale, questo tipo di previsione statutaria? Proprio perché ritenevamo che fosse importante dare un segnale di attenzione ai bambini torinesi che, a nostro modo divedere, son bambini della Città di Torino, che sostanzialmente, frequentano le nostre scuole, giocano con i nostri figli, vanno al parco esattamente come fanno i figli dei genitori che hanno cittadinanza italiana, e che, come dire, potessero ricevere, in qualche modo, un riconoscimento, un'attestazione di accoglienza da parte dell'Amministrazione Comunale di Torino. Ovviamente, l'ho detto prima, era ed è, ha un significato simbolico, non ha cogenza nelle more dell'approvazione di una legge, che disciplina in qualche modo che cosa capita ai bambini che nascono in Italia e che non hanno genitori di nazionalità italiana, ma ci sembrava un gesto importante. Alla luce di questo dibattito che si è innescato, abbiamo ritenuto, come Partito Democratico, di riproporre l'esigenza di segnare il punto, che è squisitamente, guardate, un punto di natura politica; non è nient'altro che un punto di natura politica. Perché riteniamo un principio di civiltà quello di ribadire quanto è contenuto nello Statuto della Città di Torino e, conseguentemente, l'impegnativa, che è molto semplice, impegna la Sindaca e la Giunta a mettere in atto idonee modalità e azioni affinché venga attuato il principio sostenuto all'articolo 7, 5° comma dello Statuto della Città di Torino. Ora, a me spiace costatare l'assenza della Sindaca Appendino, che all'epoca era Consigliera Comunale, intervenne nel dibattito, è interessante rileggere gli atti, e si astenne insieme al Collega Bertola sulla proposta di modifica statutaria. Mi dispiace non averla in aula, perché io sono convinto che invece in realtà oggi, dare un segnale di attenzione ai bambini, figli di genitori stranieri, che ribadisco, frequentano, girano i nostri parchi, sono, poi i nostri, nostri nel senso di figli di cittadini italiani, penso che sia un bel segnale che diamo. E penso che sia anche un segnale importante in una stagione storica in cui troppo spesso si individua l'altro, il diverso, lo straniero, come il nemico e come la persona a cui non garantire idoneo spirito di cittadinanza. Guardate, ci sono passaggi simbolici, io sono stato accusato, alle volte, di essere eccessivamente pragmatico, in questo caso, però, ci tengo a dirla con la massima franchezza: ci sono valori simbolici, e questo non è nient'altro che un valore simbolico, non aggiunge e non toglie nulla, ma segna un punto politico, oltretutto coperto, attualmente, dal nostro Statuto. Noi, come Partito Democratico, auspichiamo una larga convergenza su questo testo, auspichiamo che, ovviamente, le altre forze politiche possano cogliere lo spirito di questo testo, che non è quello di mettere in discussione diritti e doveri, è banalmente quello di far sentire dei bambini in questa città accolti dalla città stessa, nel massimo organo sovrano, e sotto questo profilo, pertanto, abbiamo deciso di presentare questa semplice e puntuale mozione. Per quanto riguarda gli atti presentati dai Colleghi, quello che andrà in votazione, se non ho capito male, è solo quello del Consigliere Tresso, avendo la Consigliera Artesio sospeso il suo, noi ovviamente siamo favorevoli. Ci sembra un punto avanzato ulteriore. Noi ci accontentiamo di un pochino meno, oggi ci accontenteremmo che il Consiglio Comunale ribadisse quello che deliberò nel 2012 e cioè, come dire, i bambini figli di genitori di stranieri, che oggi girano per le strade di Torino, possano sentirsi davvero a casa. |