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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 16 Ottobre 2017 ore 14,00
Paragrafo n. 21
MOZIONE 2017-02652
(MOZIONE N. 74/2017) "DIRITTO DI CITTADINANZA: UN PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA ED EQUIT? DA AFFRONTARE AL DI FUORI DELLE STRUMENTALIZZAZIONI POLITICHE." PRESENTATA IN DATA 3 LUGLIO 2017 - PRIMO FIRMATARIO TRESSO.
Interventi
VERSACI Fabio (Presidente)
Poi abbiamo la discussione congiunta di 3 mozioni, quindi congiunta vuol dire che ci
sarà un'unica discussione e 3 votazioni separate, ovviamente a parte per gli
emendamenti, che sono la prima del Capogruppo Tresso, una della Capogruppo Artesio
e una del Capogruppo Lo Russo ed altri, avente per oggetto, la prima: "Diritto di
cittadinanza: un principio di eguaglianze ed equità…"; "Conferimento della
cittadinanza onoraria ai figli di immigrati, nati in Italia e residenti a Torino", e la
"Cittadinanza civica ai bambini nati a Torino e non in possesso della cittadinanza
italiana". Prego, Capogruppo Ricca, sull'ordine dei lavori. Prego.

RICCA Fabrizio
Ma io ho posto qui il tema, che sto per enunciare, all'ultima Capigruppo, dove abbiamo
discusso di questo tema. Dato che c'è la volontà di rivedere il sistema delle cittadinanze
onorarie e dei sigilli civici, secondo me sarebbe utile, diciamo, sospendere tutto e
iniziare a lavorare su quel tipo di regolamento, sul nuovo, diciamo, su quello che sarà il
nuovo istituto che noi, il Consiglio Comunale andrà a definire. Però oggi, andare a
parlare di cittadinanze qualsiasi e sigilli civici qualsiasi di fronte alla volontà del
Consiglio Comunale di intervenire su quest'istituto mi sembra, secondo me, sbagliato.
Quindi la proposta che mi permetto di fare al Consiglio, è quella di rinviare tutto,
iniziare come Capigruppo, dandoci, magari, già da domani delle tempistiche a lavorare
su, appunto, questi due istituti, dopodiché quando avremo finito torneremo e, diciamo,
voteremo quello che ci sarà da votare. La mia proposta è di sospendere tutto e da
domani iniziare a lavorare come Conferenza dei Capigruppo.

VERSACI Fabio (Presidente)
Lascio la parola al Capogruppo Tresso che è uno dei proponenti, prego, può anche
illustrare.

TRESSO Francesco
Mah, io sono invece per andare avanti nella discussione, a parte che l'atto da me
presentato non riguarda il riconoscimento di una cittadinanza a livello comunale, ma
riguarda, invece, il riconoscimento del diritto di cittadinanza ed è, ovviamente, in stretta
relazione con quanto si sta discutendo a livello di Governo e in particolare quello di
Senato, quindi per me, anzi, è opportuno, proprio anche perché ho presentato quest'atto
già a luglio, ritengo che ci siano momenti migliori, quale questo, per discuterlo, anche
perché abbiamo già atteso, anche in virtù del fatto che c'è un'altra iniziativa in corso,
però sono per andare avanti nella discussione. Posso procedere con la presentazione?

VERSACI Fabio (Presidente)
Lascerei la parola, visto che è uno dei proponenti di una delle tre mozioni, se vuole
procedere con l'intervento, ne ha facoltà per 5 minuti.

TRESSO Francesco
Dunque, ho presentato questa mozione, intanto perché, come ho detto, c'è una legge che
giace da 2 anni, ferma in Senato, e ritengo che sia opportuno, invece, e anche il Comune
a livello locale dia un segnale evidente di cercare di accelerare questi tempi. Peraltro, ha
anche un particolare senso discuterlo oggi in Consiglio Comunale, in quanto lo stesso
disegno di legge cita l'articolo 23, leggo testualmente: "I comuni promuovono,
nell'ambito delle proprie funzioni, a favore di tutti i minori, iniziative alla conoscenza e
alla consapevolezza dei diritti e dei doveri legati alla cittadinanza e una giornata
dedicata all'ufficializzazione di noi cittadini". Ed è proprio per questo che ho presentato
quest'atto, che nella parte di impegno, richiama, appunto, la necessità, anche da parte
del Comune, di promuovere iniziative di sensibilizzazione. Cosa dice il disegno di legge
2092, attualmente fermo? Sancisce, rispetto all'attuale norma, che è, ricordiamo, una
norma del '92, che prevede lo "ius sanguinis", vi spiego bene la norma, per cui la
Cittadinanza viene trasmessa da genitori in figli, prevede l'inserimento, non tanto dello
"ius soli", che è il principio per cui chi nasce nel territorio di uno Stato automaticamente
acquisisce la cittadinanza, cosa che, per esempio, è in vigore negli Stati Uniti, per un
principio sancito dalla stessa Costituzione del 1868, ma prevede il cosiddetto "ius soli
temperato", ovvero, in particolare, un sistema per cui chi nasce in Italia da genitori che
siano residenti da almeno cinque anni nello Stato, senza interruzioni e senza irregolarità,
con permesso di lungo soggiorno, quindi già in possesso di requisiti precisi e specifici,
automaticamente, possa acquisire la cittadinanza. A questo si aggiunge, poi, lo "ius,
cosiddetto, culturae" cioè la previsione anche per coloro che arrivano entro il
dodicesimo anno di età e che abbiano superato un ciclo di studi di almeno cinque anni,
con esito positivo, di acquisire anche loro la cittadinanza. Ora, è chiaro che questo avrà
un effetto anche a livello nazionale, che porterà ad un incremento dei cittadini italiani, a
parte una fase iniziale di assestamento, in cui sono stata fatte delle valutazioni, in
particolare la Fondazione Moressa ha fatto delle proprie valutazioni, si calcola, sulla
base di una percentuale di quelli che sono, effettivamente, i nati da residenti con
permessi di lungo soggiorno, a cui si aggiungono, appunto, quelli che potrebbero fruire
dello "ius culturae", una quantità di circa 60.000, 50/60.000 nuovi cittadini italiani ogni
anno, che a fronte, però, della decrescita demografica, cioè del saldo netto naturale,
diciamo, da nascite meno decessi, che nel 2016 ha toccato la cifre record di 134.000
unità, è sempre una quantificazione numerica che non deve destare particolare
preoccupazione. Ricordiamo ancora che anche in Europa sono presenti varie forme di
"ius soli temperato", anche Paesi, come la Germania, tanto per fare un esempio, che
sicuramente sulla cittadinanza ha sempre avuto una certa, particolare, attenzione, anche
nella sua storia, prevede che in automatico chi nasce da genitori che risiedono almeno
da 8 anni sul territorio tedesco possa fruire della cittadinanza in maniere automatica.
Ora, Torino ritengo che sia un esempio, anche a livello nazionale, di Città che ha
sempre praticato delle iniziative di inclusione, di capacità anche di dare sostegno,
tramite i suoi servizi, dei servizi educativi, in termini di accoglienza degli stranieri,
quindi, ritengo particolarmente significativo che il Consiglio si doti di una mozione che
impegna in questo senso. E' una questione, credo, di buon senso. Si tratta di fare uscire
da una situazione di limbo sociale ragazzi e ragazze, su cui lo Stato Italiano, peraltro sta
anche investendo. Sta investendo sulla loro formazione, sta investendo su di loro, e sulla
loro educazione, in certi casi addirittura li premia, ma non gli può dare questa
cittadinanza, per altro privandoli di alcuni diritti fondamentali, quali, per esempio, poter
ricevere anche delle borse di Studio o, addirittura, anche il diritto di voto qualora,
effettivamente, non abbiano potuto risiedere per 18 anni continuamente e
ininterrottamente. Si tratta, quindi, di un'azione di buonsenso. Io credo che condividere
questo tipo di valore sia anche un elemento di maturità. Chiedo, nella parte di
"impegna", due elementi: il primo è quello, proprio che la Sindaca, la Giunta e tutte le
Forze Politiche riescano a fare un'azione di persuasione nei confronti dei loro
riferimenti nazionali per accelerare questo principio di voto a livello di Senato; il
secondo è quello, proprio, di attivare una serie di iniziative e di sensibilizzazione
sull'argomento, anche a livello cittadino. Credo che anche le Commissioni che abbiamo
svolto nell'arco della discussione che era seguita alla presentazione dell'atto, siano già
state un primo esempio quando abbiamo ascoltato sia le persone che al momento non
godono della cittadinanza, ma che hanno dimostrato come il loro percorso di vita, di
studi e di presenza sul territorio possa essere degno di avere questo riconoscimento, e
abbiamo anche ascoltato chi, dal suo profilo giuridico, ci ha dato un chiaro esempio di
quello che, invece, questo principio vuole sancire. Chiedo, quindi, a tutti, in coerenza
anche con quelle che sono state tutta una serie di dichiarazioni...

VERSACI Fabio (Presidente)
La invito a concludere.

TRESSO Francesco
…fatte in sede di Commissione, di poter portare avanti quest'atto. Grazie.

VERSACI Fabio (Presidente)
Grazie a lei. Prego, Capogruppo Artesio, ne ha facoltà per 5 minuti.

ARTESIO Eleonora
Bè, credo che coloro che hanno sottoscritto, come me, la proposta avanzata dal
Consigliere Tresso, ma anche coloro che senza sottoscriverla, hanno dato pubbliche
adesioni in questi giorni alle diverse iniziative che hanno attraversato l'Italia, a
cominciare da quello del Corpo Docente degli Insegnati, affinché venga riconosciuta la
cittadinanza italiana ai figli, nati in Italia, di persone immigrate, possa sperare che la
nostra discussione di questa sera risulti pleonastica, perché velocemente il nostro
Parlamento Italiano possa concludere l'iter legislativo e, quindi, le nostre anticipazioni
siano il segno di una sensibilità che sarà normata nel modo più proprio, attraverso la
legge. Quindi io spendo pochissime parole per il commento della mozione del
Consigliere Tresso, che è stata adeguatamente illustrata, semplicemente per dire che mi
sembra una conseguenza ragionevole della quotidianità della vita nella quale noi siamo
immersi, quella di votare per il riconoscimento della cittadinanza italiana per dei minori
e per dei giovani che studiano la nostra Costituzione, che parlano la nostra lingua, che
pensano e che giocano in Italiano, ma non hanno titolo di dire oggi: "Sono italiano". E
che, quindi, questa modalità, con la quale il Parlamento si sta misurando, in un ottica,
per altro progressiva e prudenziale, quale quella che veniva descritta prima, è una
assoluta necessità perché è giusta, perché occorre che la politica, a volte, produca degli
atti che anticipino, sul piano del diritto e del diritto delle minoranze, quello che può
essere il senso comune. Se il diritto non avesse fatto nei nostri anni delle anticipazioni,
non avremmo tante misure legislative che tutelino la libertà delle persone, quale quelle
che abbiamo, perché l'andamento dell'opinione pubblica è anche promosso e favorito,
esattamente, da una produzione legislativa che guarda avanti e che producendosi, come
atto di legge, aiuta la comprensione e favorisce la divulgazione di quelle scelte. Quindi,
sulla questione, direi, che il livello generale del nostro impegno verso il Parlamento,
auspico sia condiviso. A seguire, ci sono due mozioni. Una, che ho presentato io, sul
riconoscimento, attraverso la civil card, come atto simbolico della Città, rispetto ai
minori nati nella nostra Città, da figli d'immigrati, e quello, poi, presentato, come primo
firmatario, dal Capogruppo Lo Russo. Dico brevemente, perché mi sono orientata a
presentare la proposta della civil card. La civil card, intanto, non nasce come proposta
esclusivamente qui al Comune di Torino, nasce come proposta di carattere nazionale, è
già sta sperimentata in altre Città, in Provincia di Messina, nel X Municipio di Roma,
nella Città di La Spezia, ed è una modalità con la quale si costituisce una sorta di
memoria informatica su tutte le caratteristiche dei minori, per i quali verrà richiesta la
Cittadinanza, fino al diciottesimo anno di questi giovani. In questa memoria vengono
contenuti i dati sulla nascita, sulla vaccinazione, sulle iscrizioni a scuola, tutti i dati volti
a determinare e far riconoscere quella continuità di residenza, che poi nelle proposte di
legge è un prerequisito per ottenere la Cittadinanza Italiana. Funziona come una tessera
magnetica con firma digitale, ha un modesto costo, poiché i Capogruppo mi hanno
interrogato su questo aspetto, di riproduzione. Ciò che la civil card vuole però
rappresentare non è un esempio d'informatizzazione dei dati anagrafici, ma, anzi, un
esempio di anticipazione di questo principio di civiltà. E' stato così considerato, prima
che qualche collega si cimenti in qualche altro attributo dei miei interventi, è stato così
anche considerato dal Presidente Napolitano, che quando a Roma, nei Municipi, è stata
adottata, ha ritenuto, in qualità di Presidente, di ringraziare personalmente il Presidente
della Municipalità stessa. Il Consigliere Lo Russo ha ritenuto di accompagnare questa
proposta con una che richiama l'applicazione di un punto del nostro Statuto, già voluto
dalla precedente Amministrazione e dal precedente Consiglio, nel quel punto si propone
la consegna, sempre a titolo simbolico, della cittadinanza civica. Ed è stata praticata
questa forma in un anno, nel 2013, con una bella lettera, che, l'allora Sindaco Fassino
aveva inviato ai genitori dei bambini nati in quell'anno, che cominciava così: "Bambini
italiani, sono queste le parole che abbiamo scelto, per invitarvi alla festa organizzata
dalla Città di Torino". Allora, poiché io...

VERSACI Fabio (Presidente)
La invito a concludere.

ARTESIO Eleonora
Concludo, con la dichiarazione di voto, eh, con l'informazione sul voto. Poiché io tendo
a raggiungere l'obiettivo, piuttosto che segnare il punto sulla titolarità di una proposta, il
mio comportamento sarà il seguente, ovviamente voterò a favore della mozione del
Consigliere Tresso, e anche voterò sulla mozione che chiede di rendere attuale e
applicato il principio statutario. Chiedo, invece, che la mia mozione che ho illustrato,
venga tenuta sospesa, come una sorta di vigilanza sui successivi atti di applicazione.

VERSACI Fabio (Presidente)
Prego, Capogruppo Lo Russo, ne ha facoltà per cinque minuti.

LO RUSSO Stefano
La discussione sullo "ius soli" o "ius culturae", che è stata innescata dai due atti
presentati dai colleghi, Artesio e Tresso, ci ha consentito di riprendere in mano alcune
delle questioni che erano state sollevate alla fine del 2012, quando il Consiglio
Comunale dell'epoca, su consiglio del Partito Democratico, istituì in via statutaria,
quindi nella massima potestà regolamentare di questo Comune, la cosiddetta
cittadinanza civica. La cittadinanza civica per i minori stranieri, nati in Italia, era
nient'altro che un atto simbolico, lo era e continua ad esserlo, e, a differenza della
cittadinanza onoraria e del sigillo civico, aveva una specifica previsione statutaria, che è
ampliata all'interno del contenuto della mozione, di cui do breve lettura. "Il Consiglio
Comunale di Torino conferisce la cittadinanza civica a tutte le persone che sono nate a
Torino e che non sono in possesso della cittadinanza italiana. La cittadinanza civica
deve essere accettata dal soggetto interessato o da chi ne rappresenta la tutela legale.
L'elenco di coloro che accettano la cittadinanza civica è conservato in apposito albo".
Tant'è vero che sul sito del Comune di Torino si dà conto, esattamente, di questa
fattispecie. Perché all'epoca abbiamo voluto introdurre, su iniziativa dell'allora
Consigliere Silvio Viale, questo tipo di previsione statutaria? Proprio perché ritenevamo
che fosse importante dare un segnale di attenzione ai bambini torinesi che, a nostro
modo divedere, son bambini della Città di Torino, che sostanzialmente, frequentano le
nostre scuole, giocano con i nostri figli, vanno al parco esattamente come fanno i figli
dei genitori che hanno cittadinanza italiana, e che, come dire, potessero ricevere, in
qualche modo, un riconoscimento, un'attestazione di accoglienza da parte
dell'Amministrazione Comunale di Torino. Ovviamente, l'ho detto prima, era ed è, ha
un significato simbolico, non ha cogenza nelle more dell'approvazione di una legge, che
disciplina in qualche modo che cosa capita ai bambini che nascono in Italia e che non
hanno genitori di nazionalità italiana, ma ci sembrava un gesto importante. Alla luce di
questo dibattito che si è innescato, abbiamo ritenuto, come Partito Democratico, di
riproporre l'esigenza di segnare il punto, che è squisitamente, guardate, un punto di
natura politica; non è nient'altro che un punto di natura politica. Perché riteniamo un
principio di civiltà quello di ribadire quanto è contenuto nello Statuto della Città di
Torino e, conseguentemente, l'impegnativa, che è molto semplice, impegna la Sindaca e
la Giunta a mettere in atto idonee modalità e azioni affinché venga attuato il principio
sostenuto all'articolo 7, 5° comma dello Statuto della Città di Torino. Ora, a me spiace
costatare l'assenza della Sindaca Appendino, che all'epoca era Consigliera Comunale,
intervenne nel dibattito, è interessante rileggere gli atti, e si astenne insieme al Collega
Bertola sulla proposta di modifica statutaria. Mi dispiace non averla in aula, perché io
sono convinto che invece in realtà oggi, dare un segnale di attenzione ai bambini, figli
di genitori stranieri, che ribadisco, frequentano, girano i nostri parchi, sono, poi i nostri,
nostri nel senso di figli di cittadini italiani, penso che sia un bel segnale che diamo. E
penso che sia anche un segnale importante in una stagione storica in cui troppo spesso si
individua l'altro, il diverso, lo straniero, come il nemico e come la persona a cui non
garantire idoneo spirito di cittadinanza. Guardate, ci sono passaggi simbolici, io sono
stato accusato, alle volte, di essere eccessivamente pragmatico, in questo caso, però, ci
tengo a dirla con la massima franchezza: ci sono valori simbolici, e questo non è
nient'altro che un valore simbolico, non aggiunge e non toglie nulla, ma segna un punto
politico, oltretutto coperto, attualmente, dal nostro Statuto. Noi, come Partito
Democratico, auspichiamo una larga convergenza su questo testo, auspichiamo che,
ovviamente, le altre forze politiche possano cogliere lo spirito di questo testo, che non è
quello di mettere in discussione diritti e doveri, è banalmente quello di far sentire dei
bambini in questa città accolti dalla città stessa, nel massimo organo sovrano, e sotto
questo profilo, pertanto, abbiamo deciso di presentare questa semplice e puntuale
mozione. Per quanto riguarda gli atti presentati dai Colleghi, quello che andrà in
votazione, se non ho capito male, è solo quello del Consigliere Tresso, avendo la
Consigliera Artesio sospeso il suo, noi ovviamente siamo favorevoli. Ci sembra un
punto avanzato ulteriore. Noi ci accontentiamo di un pochino meno, oggi ci
accontenteremmo che il Consiglio Comunale ribadisse quello che deliberò nel 2012 e
cioè, come dire, i bambini figli di genitori di stranieri, che oggi girano per le strade di
Torino, possano sentirsi davvero a casa.

VERSACI Fabio (Presidente)
Grazie. Prego, Consigliera Sganga.

SGANGA Valentina
Ma, dico subito che... affermo subito un piccolo rammarico che, secondo me, siamo qui
a discutere tre atti, probabilmente si sarebbe potuto arrivare ad un atto unico,
comunque... Se è possibile, magari, mi prendo qualche minuto in più, ma perché
nell'intervento faccio che presentare anche gli emendamenti che ho depositato alla
mozione del Consigliere Tresso e faccio un discorso unico. Quella che è stata l'incerta
gestione politica, che il Partito Democratico ha riservato alla legge sulla cittadinanza,
anche il relativo rimpallo di responsabilità tra i membri dell'Esecutivo, non devono far
venire meno il merito del Provvedimento. Il principio, più volte richiamato, anche dai
precedenti interventi, secondo cui chi nasce in Italia da genitori stranieri, e qui cresce,
studia e lavora è sacrosanto, tanto che, in realtà, già l'attuale normativa italiana lo
prevede, seppure a fronte di una residenza ininterrotta fino alla maggiore età. E il primo
emendamento che ho presentato alla mozione del Consigliere Tresso è volutamente
provocatorio, ed esprime, in sostanza, proprio il rammarico per come si è svolto il
dibattimento sul tema dello "ius soli" e dello "ius culturae", in Parlamento e, più in
generale, nel Paese. Un tema che è stato strumentalizzato, offrendo visioni
demagogiche, tanto a destra quanto a sinistra. Le posizioni xenofobe delle destre, che
agitano gli spauracchi dell'invasione, della perdita d'identità, sono inaccettabili, come
lo è anche l'idea di una certa sinistra, secondo la quale, approvare la legge sarebbe un
atto di umanità. Ecco, i bambini, a cui tanto spesso si sta facendo riferimento nella
discussione di questa legge, non si trovano per ora in una condizione di reietti, privi di
diritti, questo credo che vada detto e vada chiarito, essi sono protetti dai Codici e dalla
Giustizia della Repubblica Italiana hanno diritto all'assistenza sanitaria e hanno diritto a
fruire del sistema di istruzione, giustamente. Il problema, quindi, non è quello di
discutere sul diritto alla cittadinanza, ma decidere sulla base di quali criteri assegnarlo.
E da questo punto di vista, questo disegno di legge è, secondo noi, un'occasione
mancata. Un'occasione mancata per due ragioni: in primis perché non si è pensato,
minimamente, di avviare un confronto in sede europea sul tema, un confronto che
sarebbe doveroso, perché, appunto, chi diventa cittadino di uno Stato membro
dell'Unione, diventa automaticamente cittadino europeo. Invece, ad oggi, come
richiamava, giustamente, il Consigliere Tresso, ciascun Paese si autoregola, applicando
il principio nei modo più diversi. E a questo faccio riferimento nel secondo
emendamento e anche nel primo punto dell'Impegna, in cui appunto chiedo
esplicitamente che si faccia un passaggio, che coinvolga anche gli Organi Comunitari,
per una visione che sia maggiormente coordinata e unificata a livello europeo. E, poi,
un'occasione persa anche soprattutto perché è mancato un dibattito netto sui principi
dello "ius soli", sui suoi effetti pratici, è mancato anche duramente le nostre
Commissioni, devo dirlo, non si sono analizzati, non si è voluto analizzare i pro e i
contro, e si è persa l'occasione di analizzare il tema in una prospettiva futura. E, io mi
sarei aspettata questo, da una classe politica, degna di questo nome, cioè, non solo
guardare all'oggi, ma guardare... e quindi, non solo guardare all'oggi, e spesso anche
stringendo interessi di carattere elettorale, ma guardare al domani, e, quindi, valutare
attentamente tutti gli sviluppi della situazione attuale. E, poi, altrettanto importante è
sottolineare che il processo di acquisizione della Cittadinanza non è, di per sé, una
condizione sufficiente a garantire a tutti un alto livello di inclusione sociale, anzi,
spesso, fenomeni di esclusione su base etnica, culturale e religiosa sono spesso
indipendenti dalla cittadinanza e gli effetti di questa esclusione lo sono altrettanto. Sì,
concludo. Questo era per quanto riguarda, appunto, la mozione del Consigliere Tresso.
Per quanto riguarda la mozione presentata dal Consigliere Lo Russo, io ho riletto i
verbali della discussione che c'era stata, appunto, nel 2012, per l'inserimento del
comma nell'articolo stesso dello Statuto e, sinceramente, non capisco dove si voglia
arrivare. Ovvero, da questa maggioranza non è stata espressa la volontà di modificare
l'articolo di quello Statuto, quindi, ribadire l'ordine l'ovvio, ovvero che la Sindaca e la
Giunta debba seguire lo Statuto, sinceramente, mi sembra abbastanza inutile.

VERSACI Fabio (Presidente)
E' iscritta a parlare la Consigliera Pollicino, ne ha facoltà per 3 minuti.

POLLICINO Marina
Grazie, Presidente. Ogni giorno io alterno la mia professione d'insegnante con l'attività
di Consigliera Comunale. La mia esperienza quotidiana in classe è quella in cui
adolescenti italiani, per più di metà della loro giornata, convivono con adolescenti di
varia nazionalità ed etnia e di diversa estrazione sociale ed economica in varietate
concordia. Una concordia in classe che si potrebbe bene estendere all'intera comunità
cittadina e nazionale proprio per preservarla da pregiudizi e stereotipi. Ora, io voglio
credere nella bontà di questa mozione, che mi auguro davvero dettata non da
opportunismo politico, non dal tentativo, neanche tanto velato, di strumentalizzare a fini
politici, a pochi mesi dalle elezioni, la posizione del Movimento 5 Stelle, ma da una
vera e reale volontà di affrontare una tematica da me fortemente avvertita. Ribadisco,
fortemente avvertita perché, certamente, da insegnante che guarda i suoi ragazzi, non
posso accettare di avere in classe allievi cittadini e allievi che, forse in futuro, lo
diventeranno. Si tratta di una condizione d'ineguaglianza formale che contraddice le
fondamenta del mio mestiere, dalla mia missione educativa e didattica. Leggo
testualmente: "Il sistema educativo deve formare cittadini in grado di partecipare
consapevolmente alla costruzione di collettività più ampie e composite, siano esse
quella Nazionale, quella Europea, quella Mondiale". Non si tratta di una frasetta tratta
da un testo qualsiasi, sto parlando delle indicazioni nazionali per il curriculum della
scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, legge dello Stato dal 2012. Si
afferma che la scuola deve formare cittadini. Sempre le indicazioni al titolo
"Cittadinanza e Costituzione" affermano, "Accanto ai valori e alle competenze, inerenti
la cittadinanza, la scuola del primo ciclo include nel proprio curriculum la prima
conoscenza della Costituzione della Repubblica Italiana". Ed è notizia di questi giorni,
che è stato emanato il decreto che cambia gli esami della scuola secondaria e di primo
grado, la Ministra Fedeli, sottolinea l'importanza che assumeranno già da questo anno
scolastico, i livelli di padronanza delle competenze, connesse all'attività svolta
nell'ambito di Cittadinanza e Costituzione. Bene, vediamo adesso, in che paradosso si
trovano i docenti. Essi sono tenuti a impartire i principi della Costituzione della
Repubblica Italiana anche a quei bambini che non godono della cittadinanza italiana, e
devono anche spiegare loro che la carta fondamentale del nostro Paese stabilisce che
tutti i cittadini, e sottolineo cittadini, hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione di opinioni
politiche, di condizioni personali o sociali, sottolineo quest'ultima frase. E mi chiedo,
ma come si concilia lo "ius soli temperato" con il dettato Costituzionale?

IMBESI Serena (Vice Presidente)
La invito a concludere.

POLLICINO Marina
Sì. Anche qui, ancora la legge prevede la novità dello "ius culturae", anche qui la
cittadinanza del bambino, formato e istituito dallo Stato Italiano, trova un limite nella
condizione personale e sociale del genitore. In conclusione, una riforma del diritto di
cittadinanza densa di contraddizioni, non rappresenta un passo in avanti sul percorso
dell'eguaglianza formale e sostanziale dei diritti, ma altresì, inevitabile arresto di un
lavoro complesso e articolato, che deve tener conto dell'implicazione di un fenomeno
che non è soltanto italiano, ma che è inserito in un contesto europeo, non uniforme, né
omogeneo e che richiederebbe una visione d'insieme, un approfondimento e una
riflessione tale da coinvolgere tutte le nazioni europee. Per una volta sì, che possiamo
dire convintamente "E' l'Europa che ce lo chiede".

IMBESI Serena (Vice Presidente)
Grazie. Ha chiesto di intervenire la Consigliera Tisi, prego.

TISI Elide
Sì, grazie. Ma, io dirò delle cose molto semplici, anche perché dopo questi ultimi due
interventi, sinceramente, al di là delle opportune, utili integrazioni che possono venire a
degli atti presentati, che sia la mozione, che sia la proposta, entrambe le mozioni, io
sinceramente, non comprendo più qual è la posizione del Movimento 5 Stelle nella
materia specifica, per alcuni semplici motivi. Io credo che anche gli interventi della
Consigliera Pollicino, fatto poc'anzi, sia semmai la dimostrazione di come i nostri figli
nella quotidianità vivono il rapporto con i loro coetanei stranieri, in realtà, esattamente
come quello che vivono i ragazzi cittadini italiani. E, molto spesso, sono i ragazzi
italiani che non comprendono come mai i loro compagni di gioco, di scuola, di vacanze
debbano affrontare un'infinità di procedure burocratiche per riuscire a fare le cose
normali che loro stessi fanno. Allora, io credo che oggi parlare di "ius soli" significa
prima di tutto dirci che, certo, oggi in Europa ogni Paese, è elencato anche nella
mozione del Consigliere Tresso, ha adottato una sua modalità e certamente lo deve fare
anche l'Italia, superando quelli che sono i vincoli che ha oggi anche perché stiamo
andando sempre di più verso una società che deve essere inclusiva e che deve prevedere
pari diritti e pari doveri. Ma per pretendere pari doveri dobbiamo anche garantire pari
diritti. Dall'altro, sicuramente può esserci un lavoro di sollecitazione dell'Europa, ma
credo che prima dobbiamo fare la nostra parte. E, allora, il senso di questi due atti, da
un lato la cittadinanza civica, che è vero che aveva un valore simbolico, ma, a mio
parere, aveva, scusate se uso il passato perché ultimamente, mi sembra che ha perso un
po' di vigore, ecco, e forse è questo, che dobbiamo tornare a dargli, al di là delle
previsioni statutarie, e anche dei riconoscimenti formali, dicevo credo che questa
forma di cittadinanza aveva proprio il valore culturale di richiamare l'importanza di
garantire a questi ragazzi pari dignità e pari diritti, e soprattutto di sollecitare, anche, sul
piano culturale, la società tutta e i livelli istituzionali superiori a farsi carico di questo
tema e affrontarlo. Oggi, in questo Consiglio, noi abbiamo l'opportunità di fare questa
cosa, cioè di sollecitare anche i livelli istituzionali superiori a farsi carico di questo tema
e siamo chiamati a fare anche un lavoro culturale nei confronti della nostra città. Io
vorrei aggiungere un elemento, che è contenuto nel disegno di legge che non è stato
toccato qui oggi, ma è stato fatto in Commissione, il tema dei "minori non
accompagnati". La nostra città, come molte altre città in Italia, fa un investimento
straordinario su questi ragazzini, molti di loro sono accolti dalle nostre famiglie torinesi
e rischiano al compimento dei 18 anni di trovarsi clandestini. Allora, io credo che
questo è un altro tema, che insieme a quello dei diritti e dei doveri e della possibilità da
dare ai nostri giovani, ai ragazzi nati, ai bambini nati nel nostro Paese, ci dobbiamo
porre. E credo che, da questo punto di vista, un chiarimento su qual è la posizione di
questo Consiglio, sia quanto mai opportuna, soprattutto da parte della sua Maggioranza.
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