Interventi |
ARTESIO Eleonora Bene, credo che la Ministra Madia quando ha fortemente voluto questo atto legislativo non avrebbe certamente immaginato di essere considerata la giustificazione e la motivazione delle politiche locali di un Governo a 5 stelle e quindi io mi soffermerò in modo particolare sulla difficile contraddizione nella quale personalmente mi ritrovo, tra un'eredità politica, che aveva contestato l'operazione della Maggioranza precedente riferita appunto ad AMIAT, IREN e SAGAT e la Maggioranza attuale che prosegue con una intenzionalità equivalente rispetto alle partecipate, forse mi permetto di dire, con una minore capacità di motivazione delle proprie scelte, tant'è che deve ricorrere a degli alibi nazionali e con un po' più di confusione nella declinazione delle scelte compiute. A tutti, a me stessa, che quando intervengo su temi che non appartengono al mio patrimonio di formazione cerco di informarmi, suggerirei la lettura di interessanti testi dei professori Cottarelli e Perotti, entrambi dedicatisi nel tempo alle spending review, nella quale appunto prendendo in considerazione l'applicazione della legge Madia parlano di falsi miti nelle aspettative che dovrebbero essere prodotti dalla legge Madia e di alcune contraddizioni che io vorrò citare qua per ricordare come evidentemente questo totem al quale ci si inchina con la presentazione di questa delibera, in realtà non è così assertivo, lascerebbe alcuni spazi di manovra e, ahimè, per tutti, tutti coloro che lo applicano non risolve un problema che io giudico centrale quando parliamo di partecipate su cui tornerò in conclusione. Ovviamente ridurre, razionalizzare è lo slogan, è il mantra che accompagna tutti questi processi legislativi, ma la riduzione e la razionalizzazione è subordinata ad alcuni criteri che comportano la capacità di discriminazione e di scelta da parte delle pubbliche amministrazioni e questi criteri riguardano in modo particolare gli aspetti legati ad esempio alla sostenibilità economica a alla capacità manageriale delle aziende partecipate, ma qui si apre un primo quesito è ragionevole assumere come elemento deficitario tale da indurre i Comuni ad abbandonare le proprie partecipazioni il fatto che ci siano dei bilanci in disavanzo? Perché è possibile che ci siano delle aziende la cui gestione potrebbe essere opinabile, ma che abbiano invece dei bilanci in attivo, ad esempio perché il tipo di servizi e prestazioni offerte sul mercato o vengono offerte in maniera monopolistica e non hanno concorrenti e quindi prevedono entrate certe o hanno una dimensione di necessità da parte degli utilizzatori, per cui il margine di entrata è sempre garantito. Viceversa esistono delle condizioni di partecipazioni per le quali la necessità di garantire un livello di tariffe compatibile con il livello economico del territorio comporti strutturalmente una condizione di disavanzo ancorché ad esempio la gestione possa essere ottimale da tutti i punti di vista. Quindi primo criterio non oggettivo sul quale si può esercitare una discrezionalità politica. Secondo criterio, quello dell'abbandono delle partecipazioni azionarie in quelle società non strettamente necessarie e devo dire che è ben difficile nella storia di un'Amministrazione Comunale, dover affermare che qualcosa era necessario un tempo al punto di parteciparvi, adesso non diventa più necessario, ma ancora restare in quelle che rappresentano i bisogni della collettività nella logica dell'omogeneità, dello sviluppo e della coesione sociale e quindi capite bene che la discrezionalità politica di decidere ciò che è utile per rendere lo sviluppo omogeneo e quindi più eguale e ciò che è utile per rendere la coesione sociale è di nuovo un argomento squisitamente politico. E allora come mai, pur dovendo ottemperare, questo sì, ha l'obbligo della ricognizione, perché questo è l'obbligo, la ricognizione e la motivazione, pur dovendo ottemperare all'obbligo della ricognizione della motivazione siamo di fronte a un atto deliberativo che sembra applicare in una maniera francamente difficilmente comprensibile rispetto alle aspettative di coloro che saranno i futuri acquirenti, ma in maniera pedissequa in riferimento della legge Madia, tant'è che la si cita in continuazione come il fatto cogente. Forse vale la pena di ricordare che la motivazione, almeno così appare agli inesperti quali io ritengo di essere, è quella che era stata rimproverata all'Amministrazione precedente nel 2013. È curioso leggere gli interventi a verbale di quel Consiglio e io l'ho fatto, non tanto per vedere che cosa aveva detto l'attuale Sindaca Appendino allora Consigliera e così continuare a galvanizzarci tutti quanti e 40 quanti siamo in questa storia del tempo passato e del tempo odierno, ma l'ho letta per vedere come gli amministratori dell'epoca rispondevano alle obiezioni del Consiglio e mi piace prendere questa frase dell'allora Assessora Marta Levi: è falso dire che non abbiamo strategie, pensiamo solo a fare cassa, che è più o meno quello che ho sentito in quest'aula, cioè sostanzialmente noi abbiamo un'assemblea politica che quando decide di alienare delle proprie partecipazioni lo fa negando di farlo per un problema meramente economico, ma rassicurando tutti che in realtà una strategia c'è, che ancora non viene dichiarata nel caso della politica 5 Stelle, ma che evidentemente invece veniva garantita e illustrata in allora. In allora, la forza politica di riferimento votò contro, adesso continuo in questa linea di differenziazione e di non condivisione della vostra posizione per le molte ragioni che alcuni colleghi hanno detto, ad esempio ci sono questioni decisamente incomprensibili, quella di CAAT è una, il ritenere che la permanenza in SAGAT non sia significativa rispetto alla voce che potrebbe avere la città sul sistema aeroportuale mi pare francamente un po' miope. Cito ancora perché nessuno l'ha fatto che viene giudicata non strategica e non necessaria, lo disse il Sindaco in I Commissione, la partecipazione alla Centrale del Latte che è comunque diventato il terzo produttore venditore di latte italiano. Ma perché arriviamo a dire che queste partecipate non sono strategiche, non necessarie? Forse dobbiamo ricordare, io lo ricordo benissimo perché anche in allora ero, come si suol dire, una voce fuori dal coro, come mai si è arrivati a trasferire dalla produzione gestione diretta o attraverso le municipalizzate a una rete di partecipate delle funzioni di cui dobbiamo oggi dire se rivestono ancora un interesse pubblico oppure no. Lo ricordo a tutti, non solo gli indirizzi comunitari per cui le aziende pubbliche in nome della libera concorrenza sul mercato non dovevano più agire in regime di monopolio, ma perché allora si diceva la gestione dei servizi di interesse generale può essere assicurato da imprese la cui natura giuridica è indifferente, che opereranno quindi in modo indipendente nei mercati e in regime di concorrenza purché garantiscano l'interesse generale, cioè che il tariffario sia accessibile e che il servizio sia di qualità. Sulla onda lunga, gloriosamente, i governi e le amministrazioni si sono avventurati rassicurando i cittadini tutti non importa che la proprietà sia pubblica, non importa che la gestione sia pubblica, attraverso il sistema di partecipazione garantiremo il controllo, cioè l'interesse generale e infatti adesso ci troviamo a ridurre la partecipazione pubblica, ad annullare la partecipazione pubblica, ma tranquilli tutti che la volontà politica è di continuare a garantire l'interesse generale, quindi francamente a me sembra che questa delibera non sia all'altezza della situazione, che non sia affatto obbligata, ma che necessitasse di una motivazione politica di dettaglio e che quindi soprattutto non ci sia, su questa delibera, alcuna differenza rispetto allo stile delle amministrazioni precedenti. Diciamolo con chiarezza, c'è un problema significativo di finanza locale e quando c'è questo problema significativo le uniche soluzioni che si trovano vendere quel che c'è da vendere, liquidare le società e mettere sul mercato gli immobili, Giunte precedenti e Giunta attuale. Dalla Giunta attuale, per l'immagine che ha voluto spendere nella campagna elettorale ancora, forse ci si sarebbe attesi una soluzione più innovativa. |