Città di Torino

Consiglio Comunale

Città di Torino > Consiglio Comunale > VERBALI > Torna indietro

Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 2 Ottobre 2017 ore 14,00
Paragrafo n. 26
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2017-03504
REVISIONE STRAORDINARIA DELLE PARTECIPAZIONI EX ARTICOLO 24, DECRETO LEGISLATIVO 19 AGOSTO 2016 N. 175 E S.M.I. - RICOGNIZIONE PARTECIPAZIONI POSSEDUTE.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Bene, credo che la Ministra Madia quando ha fortemente voluto questo atto legislativo
non avrebbe certamente immaginato di essere considerata la giustificazione e la
motivazione delle politiche locali di un Governo a 5 stelle e quindi io mi soffermerò in
modo particolare sulla difficile contraddizione nella quale personalmente mi ritrovo, tra
un'eredità politica, che aveva contestato l'operazione della Maggioranza precedente
riferita appunto ad AMIAT, IREN e SAGAT e la Maggioranza attuale che prosegue con
una intenzionalità equivalente rispetto alle partecipate, forse mi permetto di dire, con
una minore capacità di motivazione delle proprie scelte, tant'è che deve ricorrere a degli
alibi nazionali e con un po' più di confusione nella declinazione delle scelte compiute.
A tutti, a me stessa, che quando intervengo su temi che non appartengono al mio
patrimonio di formazione cerco di informarmi, suggerirei la lettura di interessanti testi
dei professori Cottarelli e Perotti, entrambi dedicatisi nel tempo alle spending review,
nella quale appunto prendendo in considerazione l'applicazione della legge Madia
parlano di falsi miti nelle aspettative che dovrebbero essere prodotti dalla legge Madia e
di alcune contraddizioni che io vorrò citare qua per ricordare come evidentemente
questo totem al quale ci si inchina con la presentazione di questa delibera, in realtà non
è così assertivo, lascerebbe alcuni spazi di manovra e, ahimè, per tutti, tutti coloro che
lo applicano non risolve un problema che io giudico centrale quando parliamo di
partecipate su cui tornerò in conclusione. Ovviamente ridurre, razionalizzare è lo
slogan, è il mantra che accompagna tutti questi processi legislativi, ma la riduzione e la
razionalizzazione è subordinata ad alcuni criteri che comportano la capacità di
discriminazione e di scelta da parte delle pubbliche amministrazioni e questi criteri
riguardano in modo particolare gli aspetti legati ad esempio alla sostenibilità economica
a alla capacità manageriale delle aziende partecipate, ma qui si apre un primo quesito è
ragionevole assumere come elemento deficitario tale da indurre i Comuni ad
abbandonare le proprie partecipazioni il fatto che ci siano dei bilanci in disavanzo?
Perché è possibile che ci siano delle aziende la cui gestione potrebbe essere opinabile,
ma che abbiano invece dei bilanci in attivo, ad esempio perché il tipo di servizi e
prestazioni offerte sul mercato o vengono offerte in maniera monopolistica e non hanno
concorrenti e quindi prevedono entrate certe o hanno una dimensione di necessità da
parte degli utilizzatori, per cui il margine di entrata è sempre garantito. Viceversa
esistono delle condizioni di partecipazioni per le quali la necessità di garantire un livello
di tariffe compatibile con il livello economico del territorio comporti strutturalmente
una condizione di disavanzo ancorché ad esempio la gestione possa essere ottimale da
tutti i punti di vista. Quindi primo criterio non oggettivo sul quale si può esercitare una
discrezionalità politica. Secondo criterio, quello dell'abbandono delle partecipazioni
azionarie in quelle società non strettamente necessarie e devo dire che è ben difficile
nella storia di un'Amministrazione Comunale, dover affermare che qualcosa era
necessario un tempo al punto di parteciparvi, adesso non diventa più necessario, ma
ancora restare in quelle che rappresentano i bisogni della collettività nella logica
dell'omogeneità, dello sviluppo e della coesione sociale e quindi capite bene che la
discrezionalità politica di decidere ciò che è utile per rendere lo sviluppo omogeneo e
quindi più eguale e ciò che è utile per rendere la coesione sociale è di nuovo un
argomento squisitamente politico. E allora come mai, pur dovendo ottemperare, questo
sì, ha l'obbligo della ricognizione, perché questo è l'obbligo, la ricognizione e la
motivazione, pur dovendo ottemperare all'obbligo della ricognizione della motivazione
siamo di fronte a un atto deliberativo che sembra applicare in una maniera francamente
difficilmente comprensibile rispetto alle aspettative di coloro che saranno i futuri
acquirenti, ma in maniera pedissequa in riferimento della legge Madia, tant'è che la si
cita in continuazione come il fatto cogente. Forse vale la pena di ricordare che la
motivazione, almeno così appare agli inesperti quali io ritengo di essere, è quella che era
stata rimproverata all'Amministrazione precedente nel 2013. È curioso leggere gli
interventi a verbale di quel Consiglio e io l'ho fatto, non tanto per vedere che cosa
aveva detto l'attuale Sindaca Appendino allora Consigliera e così continuare a
galvanizzarci tutti quanti e 40 quanti siamo in questa storia del tempo passato e del
tempo odierno, ma l'ho letta per vedere come gli amministratori dell'epoca
rispondevano alle obiezioni del Consiglio e mi piace prendere questa frase dell'allora
Assessora Marta Levi: è falso dire che non abbiamo strategie, pensiamo solo a fare
cassa, che è più o meno quello che ho sentito in quest'aula, cioè sostanzialmente noi
abbiamo un'assemblea politica che quando decide di alienare delle proprie
partecipazioni lo fa negando di farlo per un problema meramente economico, ma
rassicurando tutti che in realtà una strategia c'è, che ancora non viene dichiarata nel
caso della politica 5 Stelle, ma che evidentemente invece veniva garantita e illustrata in
allora. In allora, la forza politica di riferimento votò contro, adesso continuo in questa
linea di differenziazione e di non condivisione della vostra posizione per le molte
ragioni che alcuni colleghi hanno detto, ad esempio ci sono questioni decisamente
incomprensibili, quella di CAAT è una, il ritenere che la permanenza in SAGAT non sia
significativa rispetto alla voce che potrebbe avere la città sul sistema aeroportuale mi
pare francamente un po' miope. Cito ancora perché nessuno l'ha fatto che viene
giudicata non strategica e non necessaria, lo disse il Sindaco in I Commissione, la
partecipazione alla Centrale del Latte che è comunque diventato il terzo produttore
venditore di latte italiano. Ma perché arriviamo a dire che queste partecipate non sono
strategiche, non necessarie? Forse dobbiamo ricordare, io lo ricordo benissimo perché
anche in allora ero, come si suol dire, una voce fuori dal coro, come mai si è arrivati a
trasferire dalla produzione gestione diretta o attraverso le municipalizzate a una rete di
partecipate delle funzioni di cui dobbiamo oggi dire se rivestono ancora un interesse
pubblico oppure no. Lo ricordo a tutti, non solo gli indirizzi comunitari per cui le
aziende pubbliche in nome della libera concorrenza sul mercato non dovevano più agire
in regime di monopolio, ma perché allora si diceva la gestione dei servizi di interesse
generale può essere assicurato da imprese la cui natura giuridica è indifferente, che
opereranno quindi in modo indipendente nei mercati e in regime di concorrenza purché
garantiscano l'interesse generale, cioè che il tariffario sia accessibile e che il servizio sia
di qualità. Sulla onda lunga, gloriosamente, i governi e le amministrazioni si sono
avventurati rassicurando i cittadini tutti non importa che la proprietà sia pubblica, non
importa che la gestione sia pubblica, attraverso il sistema di partecipazione garantiremo
il controllo, cioè l'interesse generale e infatti adesso ci troviamo a ridurre la
partecipazione pubblica, ad annullare la partecipazione pubblica, ma tranquilli tutti che
la volontà politica è di continuare a garantire l'interesse generale, quindi francamente a
me sembra che questa delibera non sia all'altezza della situazione, che non sia affatto
obbligata, ma che necessitasse di una motivazione politica di dettaglio e che quindi
soprattutto non ci sia, su questa delibera, alcuna differenza rispetto allo stile delle
amministrazioni precedenti. Diciamolo con chiarezza, c'è un problema significativo di
finanza locale e quando c'è questo problema significativo le uniche soluzioni che si
trovano vendere quel che c'è da vendere, liquidare le società e mettere sul mercato gli
immobili, Giunte precedenti e Giunta attuale. Dalla Giunta attuale, per l'immagine che
ha voluto spendere nella campagna elettorale ancora, forse ci si sarebbe attesi una
soluzione più innovativa.

Copyright © Comune di Torino - accesso Intracom Comunale (riservato ai dipendenti)