Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie, io invece voglio andarlo a vedere questo processo, la mozione era debole quando l'abbiamo discussa in Commissione, a mio modo di vedere continua a essere debole quando ne discutiamo in Consiglio, almeno perché non definisce gli elementi di contesto e sugli elementi di contesto, cioè, la destinazione complessiva del compendio, sulle quali siamo in attesa di quello che il Consigliere Tresso chiama Masterplan, il Vicesindaco aveva chiamato 2 paginette, siamo in attesa di conoscere la visione generale e anche di vedere come l'Amministrazione corrisponde alle sollecitazioni contenute nella mozione, rispetto alla possibilità di decartolarizzazione che qui è contenuta. Tuttavia, nell'ambito del perimetro che si vuole destinare a uso civico, io rilevo, nel passaggio dalla Commissione all'Aula, alcuni elementi di maggiore chiarezza su quelli, che a mio modo di vedere, erano le preoccupazioni rilevanti, e provo a spiegare perché, cercando se mi riesce, di spiegarlo secondo un procedimento logico. Tutto l'impianto della mozione si ispira alla cultura dell'uso civico e alla definizione dei beni comuni, definizione dei beni comuni che sappiamo appartenere a un dibattito culturale, giuridico e politico che attraversa il paese dalla costituzione della Commissione del 2008, presieduta da Stefano Rodotà, fino alle diverse esperienze che si sono realizzate nel tempo. Questa definizione, che in allora si diede della Commissione, prevedeva che non esiste né individualizzazione, né uso esclusivo da parte di alcuno, di quei beni che sono patrimonio collettivo e che tali devono essere preservati per le generazioni successive. Questa definizione, che quindi va oltre la definizione di pubblico e di privato, di uso collettivo, di uso gratuito e così via, ha introdotto anche la necessità, sotto il profilo amministrativo, di individuare le forme giuridiche di riconoscimento dell'uso civico, tant'è che si parla di metamorfosi del diritto, ho fatto anch'io la mia parte colta sul tema dei beni comuni. Fatta la parte colta sui beni comuni, la questione nella quale noi ci troviamo a decidere questa sera è; come mai invece di arrivare a individuare i percorsi con i quali la Città di Torino vuole dare corpo e vita alla propria definizione dei beni comuni, quali sono? E con quali modalità favorirne l'uso civico? Cioè procedere a un Regolamento Amministrativo, invece di fare questo percorso la Città anticipa e dice il quadro non c'è, però individuiamo che l'esperienza è Cavallerizza e questa esperienza la facciamo realizzare a un soggetto terzo, l'Assemblea. Allora, la preoccupazione che io avevo e continuo a conservare in questa mozione, è che, in ogni costruzione di un Regolamento di uso civico, c'è un garante della partecipazione e del processo e quindi l'esito conclusivo è validato da questo ruolo di garanzia, questo ruolo di garanzia nel processo che voi individuate nella mozione, non è affidato alla istituzione comune, che sposa la cultura dei beni comuni e vuole arrivare al Regolamento dell'uso civico, ma lo affidate a un soggetto terzo. Allora, vi faccio notare solo questa contraddizione temporale, questo Consiglio Comunale non estraneo alla cultura dei beni comuni, aveva votato nel giugno 2017, oltre che l'inserimento dei beni comuni in Statuto, anche una mozione, che cito come mia, solo perché ero la prima proponente, nella quale si impegnava la Giunta ad adottare un Regolamento di uso civico, ad acquisire la documentazione sulle esperienze, sui percorsi in essere degli altri Regolamenti di uso civico e a individuare immobili o parti di essi da destinare all'uso civico. Quella mozione del giugno 2017, si dovrà arrivare a verifica a ottobre 2017, ma a ottobre 2017 noi non avremo la verifica di questo, perché l'Amministrazione non fa il Regolamento, non individua quali beni destinare all'uso civico o quali parti di beni destinare all'uso… fa una sperimentazione e dice: "io delego quella che era la responsabilità che il Consiglio Comunale mi ha assegnato, a un soggetto terzo, l'Assemblea", con quelle preoccupazioni di inclusione, di trasparenza, di costante legittimazione, che l'emendamento del Consigliere Giovara introduce. Bene, io non voglio essere in questo processo, sottovalutata, con il fatto che, chi vota la mozione per i beni comuni e per l'uso civico, a chi non la vota è contro i beni comuni ed è contro l'uso civico, quindi io questa mozione ve la voto, perché voglio stare a vedere questo processo, vi segnalo però che il tema della garanzia del processo, è un tema fondamentale. |