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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 25 Settembre 2017 ore 14,00
Paragrafo n. 26
MOZIONE 2017-03094
(MOZIONE N. 69/2017) "RICONOSCIMENTO USO CIVICO PER LA CAVALLERIZZA REALE" PRESENTATA IN DATA 27 LUGLIO 2017 - PRIMO FIRMATARIO CARRETTO. (testo coordinato)
Interventi
FERRERO Viviana
Grazie, Presidente, Consiglieri e Consigliere. Dopo la presentazione del collega
Carretto, io volevo aggiungere qualche elemento di riflessione proprio sui beni comuni.
Le strade sono di tutti, ma non le sentiamo nostre, anche le piazze e i giardini sono
nostri, ma perdiamo il senso di proprietà, perché chiusi nell'immagine privata
dell'orticello del nostro pezzo di terra, in qualche modo, recintato del nostro
appartamento con la porta blindata, il mio ha eroso il senso del nostro che è una misura
infinitamente più grande. Viviamo in una radicalizzazione del neoliberismo che si
legittima con la crisi che agisce nella precarizzazione del lavoro, nella privatizzazione
dei beni in un sistema sempre in emergenza; al neoliberalismo va contrapposta
l'economia informale dei beni comuni e questo è proprio una visione, una visione
politica. Fu proprio una donna, un'economista statunitense Elinor Ostrom, prima donna
Premio Nobel per l'economia nel 2009, che consegnò alle Amministrazioni il compito di
rendere il bene comune un protagonista delle comunità e delle relazioni tra i cittadini e
nel 1986 di nuovo un'altra donna Carol Rose sulla base degli studi di Hardin e Ostrom
affermò che il libero accesso a determinati beni non solo non ne comporta il
depauperamento e la distruzione, ma produce benefici economici e sociali sull'intera
collettività. L'Italia è un Paese che già nella Costituzione non si prefigura come un
Paese neoliberista, abbiamo 3 articoli della Costituzione, adesso io non vorrei citarli per
non essere troppo lunga nella narrazione, comunque abbiamo l'articolo 3, l'articolo 43
che dà un breve cenno proprio al fatto che oltre agli Enti pubblici si debba dare anche,
affidare anche alle comunità di lavoratori e utenti, quindi ci sono degli accenni anche
all'articolo 118. Ecco, quella che noi vogliamo, secondo me, oggi portare avanti è
un'idea, secondo me, rivoluzionaria perché significa riconoscere che quando i cittadini
si attivano non sono utenti o amministrati, ma soggetti responsabili e solidali che in
piena autonomia collaborano con l'Amministrazione nel perseguimento dell'interesse
generale della cura dei beni comuni. Questi articoli li possiamo solo sviluppare negli usi
collettivi, nell'autogoverno della cosa pubblica da parte di determinate comunità che
dovranno necessariamente però utilizzare i quattro principi fondamentali degli usi
collettivi, che sono l'accessibilità, l'inclusività, l'imparziabilità e la fruibilità. Lo stesso
Stefano Rodotà scriveva che è necessario sprigionare le potenzialità di cui ciascun bene
è portatore e l'Amministrazione Comunale non poteva non tenere conto dell'eccezionale
fioritura culturale che Assemblea Cavallerizza 14/45 ha rappresentato. Ritornando su
Cavallerizza Reale cosa vi è di più di aggregativo dell'arte e più veloce della
condivisione come forma di cultura diffusa? Torino sta avviando un processo culturale
che si concretizza nell'attivazione di cittadini che non si comportano più come semplici
supplenti, che invece rimediano le inefficienze proprio strutturali delle
Amministrazioni, buchi di bilancio, agli sprechi connaturati, con l'auto recupero, con la
banca del tempo, come il dono delle competenze dello sviluppo della socialità,
esperienze queste che fanno da volano ad altre esperienze e possono ricostruire il nostro
Paese. L'Italia dei beni comuni è il contrario esatto di quell'Italia che, come diceva
Guicciardini, pensa solo al proprio particolare, cioè ai fatti propri, convinta che ci si
possa salvare da soli saltando sul carro e portando via qualcosa.

FERRERO Viviana
Grazie, velocissima. I beni comuni quindi possono essere veramente vettore di
cambiamento, un cambio di passo e di paradigma, possono essere l'unico veicolo a
superamento dell'apatia politica che devasta questo Paese, possono ancora generale
socialità condivisa e creare comunità. Partiamo dai beni comuni, dall'uso civico, per
ricreare comunità che si riconoscono nell'avere cura di un luogo. Grazie, Presidente.

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