Interventi |
MALANCA Roberto Grazie, Presidente. Io devo dire che non sono assolutamente stupito del fatto che sia arrivata questa interpellanza in Consiglio, in quanto sono più volte che alcuni esponenti della Minoranza chiedono con insistenza di vedere un piano, di averlo, di portarlo a conoscenza di tutti, ma mi sembra che la risposta dell'Assessora a questa interpellanza sia stata, devo dire, quantunque sintetica, quantunque accusata di avere un audio non all'altezza delle orecchie dei Consiglieri, forse un pochino bassa, ma mi sembra assolutamente di una chiarezza solare. Il piano industriale, che è un termine dietro il quale esiste una realtà estremamente complessa, cioè un piano industriale non è un documentino scritto in dieci minuti che può essere preso o addirittura fatto, come forse vorrebbero alcuni Consiglieri dell'Opposizione, con un'ottica di trasparenza, "lo facciamo tutti insieme"; no, un piano industriale è una cosa molto più complessa, un piano industriale è un sistema di piani, è un sistema di piani economici, finanziari, operativi che vanno ad articolarsi in un periodo di tempo che può essere di breve, di medio, di lungo periodo, ed è un documento estremamente complesso ,ed è il documento base sul quale il management aziendale deve andare a dichiarare qual è la linea che intende perseguire nei vari periodi: di breve, di medio e di lungo periodo per gestire l'Azienda. E' il documento che viene usato per comunicare ai destinatari, interni, prima di tutto dell'Azienda e anche esterni e quindi nel caso di una Società Partecipata dal Comune di Torino, anche ai cittadini, non soltanto ai Consiglieri, quelle che sono le intenzioni strategiche e i valori di fondo dell'Azienda che questa intende portare avanti. Ma anche quali sono effettivamente, che forse è la cosa che interessa di più ai Consiglieri, le azioni che devono essere poste in atto per portare a termine gli obiettivi che sono stati iscritti nel piano e quali sono le risorse da consumare, perché non ci sono obbiettivi che si possono raggiungere senza utilizzare delle risorse. Ora, a cosa serve un piano industriale? Serve ad acquisire quello che è il consenso degli stakeholder e il consenso su che cosa? Sulla vision che il management dell'azienda, scusate le parole inglesi, hanno espresso all'interno del piano, dando corpo a quelli che sono gli obiettivi che sono stati dati dalla proprietà, come si dice. Ora, a che punto siamo di questo piano? Se, come l'Assessora ha detto, questo piano è iniziato a essere steso il mese di giugno, dopo una prima bozza che inopinatamente è stata diffusa come "il piano industriale di GTT", che in realtà era una breve bozza su cui si è confrontata l'Amministrazione con GTT; ci sono state poi delle dichiarazioni riportate dalla stampa secondo cui questa bozza avrebbe richiesto non meno di tre mesi per essere approfondita, valutata ed eventualmente discussa, ma non soltanto con GTT, anche con gli altri stakeholder. Non dimentichiamoci che la Regione non è soltanto colei che finanzia le operazioni o che deve riconoscere un debito, è chiaro? Ma è anche colei che è riconosciuta dalla legge come l'Amministrazione che deve gestire il Trasporto Pubblico sull'intero territorio regionale e che è responsabile della distribuzione delle risorse in funzione dell'esigenze del trasporto all'interno della Regione. C'è un'Agenzia con cui bisogna confrontarsi e poi infine c'è, giustamente, anche GTT che ha delle esigenze ben particolari. Ora, cosa si vuole fare di GTT? In realtà è una domanda, scusate, ma a me sembra talmente semplice come domanda, perché cosa si vuole fare di GTT ha due aspetti, cioè un aspetto pratico, tecnico, di azioni concrete che vedremo nel piano industriale quando questo sarà reso finalmente stabile, quando non sarà più soltanto una bozza o una discussione tra coloro che devono decidere per il 2016 qual è la cifra che verrà messa - che è giusto che sia messa a disposizione - qual è il debito che deve essere riconosciuto e qui ci sono le interlocuzioni. Dove verranno prese le risorse per fare gli investimenti nel breve, ma anche nel medio e soprattutto nel lungo periodo per queste aziende? Quindi, deve essere un piano industriale credibile soprattutto non per quello che c'è scritto sopra, ma per come quello che c'è scritto sopra sia sostanziato dalle risorse disponibili e dai tempi con cui queste risorse vengono spese e da come vengono spese. E' facile scrivere un piano industriale all'acqua di rose, con un sacco di visioni ottimistiche dentro, ma il piano industriale deve essere credibile e quindi sulla credibilità del piano industriale noi vogliamo poter dare, esprimere un giudizio nel momento in cui il piano industriale sia finalmente avvalorato anche dalle risorse che vengono messe a disposizione. Dal punto di vista, invece,. politico che cosa si vuole fare di GTT? Io qui lo posso dire a nome di questa Maggioranza: non è cambiato assolutamente nulla dell'intenzioni di questa Maggioranza nei confronti di questa Azienda. Noi vogliamo che GTT non solo rimanga di proprietà pubblica, cosa che devo dire non è sempre stata così nelle Amministrazioni di Torino, ma che rimanga soprattutto l'Azienda cardine della mobilità di questa Città e che sia la base fondamentale per cambiare quello che è il paradigma di come le persone e poi anche non soltanto le persone, ma anche le merci, insomma, dove la mobilità di questa Città sia completamente rivista anche dal punto di vista della sanità delle persone che ci abitano... MALANCA Roberto Dell'economia delle aziende che oggi vedono perse gran parte delle risorse a causa della congestione causata dal traffico, dei costi per la cittadinanza tutta e per la collettività, sia per gli aspetti sanitari, che incidentali, che di assicurazione. L'Azienda GTT è strategica per la vita di questa città e per la vita dell'area metropolitana, non soltanto della città. E state pur certi che staremo molto, molto, molto attenti al piano industriale quando questo non sarà più soltanto una bozza o uno spiffero buttato su dei giornali, non si sa come. Grazie, signori. |