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LAVOLTA Enzo (Vice Presidente Vicario) Risponde, sempre l’Assessore Pisano, all’interpellanza successiva 2911, presentata dalla Collega Capogruppo Artesio, avente per oggetto: “La moneta cittadina” LAVOLTA Enzo (Vice Presidente Vicario) Prego, Assessore. PISANO Paola (Assessore) Buongiorno a tutti. Allora, io ringrazio la Consigliera Artesio per questa interpellanza che mi dà l’opportunità di spiegare meglio alcuni concetti e ribadire parte del nostro programma. Allora, la prima cosa è che esistono tre macro differenze: la prima differenza è all’interno del macro calderone che normalmente si fa sulla parte di blockchain bitcoin è appunto l’esistenza di queste cripto monete, proprio il bitcoin. Il bitcoin è una valuta alternativa che è estendibile a livello globale staccata ed è staccata da qualunque paese di qualunque altro paese di riferimento e che ovviamente ha una fluttuazione sua personale; quindi è garantita da una tecnologia sottostante che viene chiamata blockchain. Poi ci sono delle monete di comunità, ad esempio, le monete di comunità che hanno fatto delle città come Bristol e come Liverpool che sono delle monete che in realtà hanno uno scambio con l’euro di 1 a 1 e che servono praticamente per garantire la crescita del tessuto locale e che però devono essere legate ad un Istituto bancario. Ultima cosa sono le monete complementari, come ad esempio il sardex che sono delle monete che in realtà non hanno dietro un Istituto bancario, ma che vengono scambiate all’interno di piattaforme dove le imprese scambiano tra loro beni, ad esempio, un’impresa coi propri fornitori, coi propri clienti e in realtà anche questo scambio è uno scambio molto assimilabile al baratto; quindi sono queste le tre macro categorie che sono dietro il grande tema del bitcoin e della blockchain. All’interno del nostro programma noi abbiamo scritto delle parti in cui viene richiamato l’utilizzo di queste tecnologie e di queste infrastrutture; prima di tutto noi diciamo che proposte che vorremmo..., abbiamo detto che vorremmo portare avanti delle proposte con le quali vogliamo privilegiare il tessuto commerciale composto da tantissime micro imprese che rendono vivono e sicuro il tessuto cittadino. Questo significa che quello che noi intendiamo fare è cercare di sostenere il tessuto delle micro imprese attraverso attività quali, ad esempio, l’utilizzo di monete complementari. Attraverso queste monete complementari è possibile rafforzare lo scambio tra le varie aziende e quindi prediligere lo scambio tra aziende locali e non fare in modo che alcune aziende vadano magari a trovare dei fornitori al di fuori del Piemonte o diciamo dell’area locale. Un’altra parte in cui parliamo dell’utilizzo di strumenti simili è quello per favorire l’insediamento di nuove imprese affinché Torino diventi una città di opportunità per le start up e le nuove industrie e i piccoli e micro imprenditori; anche in questo caso utilizzare nuove tecnologie come monete virtuali o complementari o tecnologie di blockchain non solo applicate al FinTech, ma anche applicate ad altri ambiti può fare in modo che nuove aziende vengono attratte nel nostro territorio. Infine, c’è un’altra parte del programma dove espressamente diciamo e parliamo di sperimentazioni di strumenti che favoriscano l’incentivazione del consumo locale e facciamo cenno all’introduzione di un circuito SCEC o di altre forme simili di scambio, anche qui viene richiamato appunto il concetto delle monete complementari, grazie. LAVOLTA Enzo (Vice Presidente Vicario) Prego, Consigliera Artesio. ARTESIO Eleonora Direi che i contenuti della risposta confermano l’aspettativa dell’interpellanza, vale a dire che la tematica a tale complessità merita di essere approfondita ulteriormente in una Commissione dedicata. Le modalità a cui ha fatto riferimento l’Assessora, che ha letto la relazione, proprio per la declinazione delle varie esperienze in corso coprono caratteristiche profondamente diverse. Il circuito SCEC, se ben ricordo, è un sistema di buoni per ottenere una riduzione di prezzo in ordine all’acquisto di determinati prodotti ed era in vigore in alcuni circuiti della città di Napoli fin dal 2007, mentre le esperienze che sono state citate, del Lazio e della Valle D’Aosta, hanno più a che vedere con le modalità di relazione economica tra produttori e, quindi, l’individuazione di forme di scambio complementari rispetto a quelle del rapporto di costo di vendita e prezzo di acquisto. Tuttavia, è abbastanza innegabile che o noi circoscriviamo specificamente l’ambito di applicazione e lo rappresentiamo come uno dei potenziali di crescita del livello economico, ed è stata molto attenta l’Assessore nel farlo relativamente al commercio e alle piccole imprese, ma io che credo di essere non disattenta non sarei mai riuscita dalla lettura di quei passaggi del programma arrivare ad immaginare questo tipo di soluzione individuata dall’Amministrazione; quindi o lo circoscriviamo e lo rendiamo comprensibile oppure l’estensione alla forma del baratto, che pure qui è stata citata, introduce una dimensione di relazioni che non è più quella dell’ambito strettamente economico, piccola o media impresa che sia, ma è nell’ambito dello scambio e lo scambio non necessariamente ha bisogno di monete complementari, molto spesso è legato allo scambio di prodotti o allo scambio di competenze. Il baratto è inserito ad esempio in progetti come quello della banca del tempo o il baratto è una modalità tipica delle forme di mutualità che le persone autodeterminano e a cui volontariamente scelgono di aderire avendo, però, già preselezionato qual è la propria comunità a cui intendono fidelizzarsi. Infine, non banale è l’aspetto, soprattutto quello applicato in ambito commerciale ed industriale, della sostenibilità e della garanzia di questo tipo di scambio economico fondato su moneta complementare, nel senso che evidentemente non si può iniziare questa strada se contestualmente non si è certi e non si garantiscono gli eventuali aderenti del fatto che in qualunque disavventura intercorrerà questo circuito ci saranno delle garanzie per chi vi ha partecipato. Quindi, come diceva il tema è complesso, devo dire che la complessità meritava forse una comunicazione più scientifica, ma questo non è colpa ovviamente dell’Amministrazione, ma è a debito dell’Amministrazione non aver immaginato di doverne parlare perché (audio disturbato) che ne è emersa è che a Roma si farà il sesterzio, a Torino, se Torino (audio disturbato) ma nessuno comprende bene oltre a qualche comizio di Grillo nel 2007 sul progetto SCEC che cosa questa prospettiva meglio introdurrà rispetto alla nostra economia. Quindi io, ovviamente, uso l’interpellanza come occasione per discutere in modo più approfondito del tema in Commissione. LAVOLTA Enzo (Vice Presidente Vicario) Bene, approfondiremo questa interpellanza e le politiche adottate dall’Amministrazione in una Commissione Consiliare che a questo punto potrebbe essere sia la Smart City sia la III avendo rilevanza economica; invito la Consigliera Artesio a segnalarci quali sono le Commissioni nelle quali ritiene più opportuno. |