Interventi |
LEON Francesca Paola (Assessora) Ringrazio di quest'interpellanza che conferma l'attenzione precisa del Consigliere Ricca su Mao, visto la delicatezza dell'argomento che riguarda la tutela e lo stato di conservazione delle opere, prima di rispondere alle domande do lettura della relazione sullo stato di conservazione, fatta da una restauratrice esperta in restauro dei tessuti antichi, la restauratrice si chiama Cinzia Oliva, lavora in questo settore da tantissimi anni e credo che possa mettere in chiaro tutti i dubbi che sono stati avanzati in quest'interpellanza. Allora, scrive alla Fondazione Torino Musei, io questo poi lo lascio ovviamente a disposizione: "in seguito alla richiesta in data odierna ho effettuato sopralluogo per valutare lo stato di conservazione generale della collezione di tanka tibetano di proprietà del Museo d'Arte Orientale di Torino. La collezione è costituita da 26 tanka e un dipinto su tessuto gutanese; 24 tanka e il dipinto gutanese; i manufatti sono esposti nelle sale contigue 3.1 e 3.2; due tanka sono esposti nella sala 3.6. La collezione si presenta nel suo complesso in buone condizioni di conservazione, alcune considerazioni preliminari sulla realizzazione e le caratteristiche tecniche di questi manufatti sono indispensabili per la corretta interpretazione di dati oggettivi, i manufatti di cui in oggetto sono tessuti dipinti e in questa definizione sono racchiuse le caratteristiche tecniche e le criticità di questa tipologia di manufatti. Sono oggetti costituiti in ordine da un inserto centrale in tela di cotone dipinto con tempere ad acqua e da cornici perimetrali in tessuto operato spesso in broccato di seta o anche di tela di cotone rifinito da due stecche in legno lungo il lato superiore e inferiore utilizzate per appendere il manufatto all'interno del tempio o per essere portato in processione. La scelta di utilizzare un tessuto come supporto della pittura è strettamente legato alla funzione originale dei manufatti, dove la flessibilità e la leggerezza del supporto, ,garantito solo dalla presenza di un tessuto, sono requisiti fondamentali per la loro lettura e fruizione da parte dei devoti. Inoltre il tessuto consentiva l'arrotolamento dei manufatti al termine delle funzioni e la possibilità di immagazzinarli agevolmente senza problemi di spazio. Dei manufatti esposti nel museo solo 5 conservano le loro cornici, forse non più originali, ma sostituite nel secolo scorso e realizzate con le tecniche antiche con le relative stecche in legno, gran parte di questi manufatti provengono dal mercato antiquario, per i quali solo la sezione centrale dipinti aveva una (incomprensibile) importanza, mentre la cornice in tessuto spesso degradata e lacerata veniva eliminata al momento dell'acquisto. Gran parte di questi manufatti sono stati restaurati come dipinti prima della loro entrata nella collezione museale con tecniche di intervento mirate alla pellicola pittorica, con scarsa attenzione alla loro valenza di manufatti polimaterici, come vengono oggi definiti nell'ambito della moderna museologia. Questo significa che alcuni interventi che hanno utilizzato consolidanti, inadatti al supporto tessile, hanno causato un'eccessiva rigidità delle tanka e una serie di micro deformazioni ormai irreversibili e di cui si deve tener conto nella valutazione del loro stato di conservazione generale. Dal punto di vista della conservazione le tanka sono allestite in occasione dell'apertura del museo, rispettando tutte le prescrizioni richieste dalla moderna museografia. Illuminazione: nelle due sale espositive le finestre sono state schermate eliminando in questo modo le fonti di luce naturale, dove i raggi UV sono responsabili del degrado, decadimento molecolare di fibre cellulosiche e pigmenti. I valori dell'illuminazione artificiale monitorati e controllati periodicamente, si attestano al di sotto dei 55 lux raccomandati per l'esposizione dei tessuti. Esposizione: le tanka sono state allestite verticalmente e cucite su pannelli, la scelta di esporre verticalmente i manufatti è strettamente vincolata e motivata dalla loro funzione originale, erano appesi e dalla corretta fruizione da parte del pubblico. I pannelli sono stati realizzati con lastre di correx e rivestiti in tela di lino, opportunamente decatizzate in acqua e ad alta temperatura e successivamente in acqua deionizzata, per rimuovere tracce del fissaggio originale del tessuto ed evitare alcun tipo di degrado, contaminazione per contatto del tessuto originale. I manufatti sono stati cuciti, appunto, fissi al pannello con ago curvo chirurgico lungo il lato superiore, in modo da distribuire il peso lungo tutta la sezione, i restanti tre lati sono stati lasciati liberi per far sì che il tessuto possa muoversi e flettere a seconda delle necessità. Si ricorda che il supporto delle tanka è un supporto di fibra cellulosica, per sua natura un materiale idroscopico che tenda ad assorbire e rilasciare l'umidità presente nell'ambiente. Inoltre, caratteristica fondamentale dei tessuti è la flessibilità e la mobilità che questo tipo di allestimento ha voluto salvaguardare come dato essenziale del manufatto. L'esposizione, all'interno di vetrine a climatizzazione passiva, garantisce un controllo costante dei valori di temperatura e umidità relativa indispensabile per una corretta conservazione dei manufatti organici. In base a queste considerazioni, non posso che confermare un giudizio positivo sullo stato di conservazione generale dei manufatti ed in particolare la pellicola pittorica non presenta crettature o sollevamenti di alcun genere, i tessuti di supporto in cotone si presentano integri e non sono presenti lisature o lacerazioni di alcun genere, le deformazioni visibili lungo il lato inferiore di alcune tanka sono in realtà l'adattamento del supporto stesso alle condizioni climatiche, va sempre tenuto presente che questi manufatti non sono un dipinto, ma un tessuto dipinto e hanno conservato fortunatamente la loro flessibilità originale. Le deformazioni e irregolarità ancora visibili sul fondo dipinto sono dovute all'originale conservazione degli oggetti arrotolati su se stessi, i tessuti portano memoria del loro passato e delle condizioni in cui sono stati conservati e utilizzati. Le cuciture lungo il lato superiore non presentano sezioni sottoposte a stress meccanico, né lacerazioni dovute ad una scorretta distribuzione del peso". Ecco, questa è la relazione che dimostra che..., insomma che ci dice che i tanka sono conservati secondo le modalità corrette e nel rispetto della temperatura, delle condizioni dell'oggetto. Allora, procedo a rispondere alle domande: "per quale motivo i dipinti in questione sono rimasti interrottamente affissi ed esposti alla luce da ben 9 anni?". I dipinti esposti non hanno fino ad oggi resa necessaria una rotazione a fini conservativi, inoltre gli stessi non sono costantemente illuminati, perché quando il museo è chiuso l'illuminazione viene spenta. Ciò premesso le tanka di alto livello storico-artistico sono state accuratamente restaurate in previsione dell'esposizione, sono conservate in vetrina adatte al controllo passivo (incomprensibile) e non presentano criticità di tipo conservativo come verificato dalla relazione della restauratrice. Solamente, il grande dipinto a parete del Bhutan, a causa delle sue dimensioni, è fuori vetrina e per questo viene attentamente monitorato. L'allestimento e i criteri espositivi sono stati a suo tempo approvati dalla Sovrintendenza competente che non ha fornito ulteriori obblighi o indicazioni, si aggiunge che, la Sovrintendenza di Archeologia e Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, ha effettuato il 16 giugno un sopralluogo nelle gallerie delle culture Himalayan e del museo nel corso del quale non sono risultate particolari criticità. "Quali misura il Mao e la Fondazione hanno adottato per la conservazione dei dipinti nella suddetta galleria?". Il museo e la galleria in cui sono esposte le opere hanno un controllo automatico del clima che garantisce le condizioni ambientali previste di temperatura e umidità. Le sale sono totalmente oscurate alla luce solare, le vetrine all'interno delle quali sono esposte le pitture sono dotate di apparati illuminotecnici che si basano sulla tecnologia a led particolarmente adatta per la conservazione delle opere, perché tale tipo di tecnologia abbatte tutti i problemi legati all'emissione di raggi infrarossi o uv e non produce calore diretto sull'oggetto, l'illuminazione viene spenta a museo chiuso. La quantità di lux ora/anno a cui sono sottoposte le opere sono inferiori a quelle previste nel lato di indirizzo su criteri tecnico scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei, Legge 112/98, art. 150, comma 6. Inoltre le opere sono controllate dai conservatori del museo e soggette a sopralluoghi periodici da parte di restauratori specializzati che non hanno, nel tempo, riscontrato fenomeni di degradazione delle opere. Chi è incaricato all'interno dell'organigramma del Mao alla curatela delle collezioni della suddetta galleria per quale motivo non ha provveduto alla rotazione degli oggetti? La curatela delle collezioni è affidata ai conservatori del museo, i conservatori si occupano della gestione e dello studio delle collezioni, concordando con il direttore le misure più opportune per la conservazione e la valorizzazione, non hanno provveduto alla rotazione delle opere in questione, in quanto secondo tutte le relazioni dei restauratori delle Sovrintendenze, non si ritiene sia necessaria la circolazione, dopodiché, a questo punto, ritengo che rispondere alla domanda n. 4 dalle rilevazioni effettuate in precedenza non mi sembra ci siano problemi di conservazione riguardo questi specifici tessuti dipinti, dà per scontato quest'interpellanza, che ci siano problemi, qualora avesse per le mani delle altre informazioni che non sono in mano diciamo di chi controlla, della Sovrintendenza che ha la tutela, del restauratore che si occupa della verifica dei dipinti lei me le fa avere e così io lo mando e cerco di fare un'ulteriore verifica. LEON Francesca Paola (Assessora) A me, sulla rotazione delle opere rispetto ad un articolo di giornale credo che magari parlava in generale e certe opere sono ruotate ed altre no, quindi su questo bisognerebbe chiedere effettivamente una verifica al Direttore per capire quali, se c'è una pianificazione delle opere o meno, della rotazione delle opere o meno. Io credo che esistano delle precedenti relazioni sulle opere, anche perché al momento dell'installazione ci devono essere sicuramente delle relazioni che danno lo stato di conservazione. Se queste non esistono, era il 2009 quando l'hanno aperto, lo verificheremo, per cui io chiederei, no che risponda io, ma invitiamo il Direttore, io non sono una conservatrice e non sono neanche una restauratrice, quindi non ho le competenze, ne ho la competenza specifica sulla valorizzazione e sullo stato di conservazione delle opere. Io chiamerei il Ministero, la Sovrintendenza, chiamerei il Direttore, - vedo che il suo Consigliere è assente - chiamerei la Sovrintendenza, chiamerei il Direttore del MAO in modo tale che ci racconti di più sullo stato di conservazione delle opere in modo tale da fare chiarezza se ci sono eventuali problemi di conservazione o meno. Io lascio la relazione della restauratrice. Allora, Cinzia Oliva è una restauratrice famosissima, ha lavorato per tutti i Musei della città, anche perché è una specializzazione non così diffusa neanche in Italia, non credo che ci sia un conflitto di interesse nell'eseguire un sopralluogo ed è per quello che lavora anche con la Fondazione Torino Musei perché è la sua professione quella di fare la restauratrice, dopodiché non so chi abbia restaurato in origine i tanka, comunque avevano già dei problemi per precedenti restauri queste opere, perché era stato eseguito un restauro non perfetto, quindi... LEON Francesca Paola (Assessora) Diciamo, andiamo in Commissione invitando tutte queste persone. |