Divisione Servizi Civici e Tributari                                                                                                               n. ord. 142
Settore Tempi/Orari - Politiche di Genere                                                                                            2001 01088/42

CITTA' DI TORINO

DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE 1 OTTOBRE 2001

(proposta dalla G.C. 9 febbraio 2001)

OGGETTO: PIANO TERRITORIALE DEGLI ORARI E DEI TEMPI DELLA CITTA'. LEGGE 8 MARZO 2000, N. 53. APPROVAZIONE DEGLI INDIRIZZI, DELLE POLITICHE E DELLE LINEE PROGETTUALI.

Proposta del Sindaco Castellani.

L'interesse alle politiche "dei tempi" si sviluppa in Italia, negli anni ottanta, soprattutto sotto la spinta di un vasto e articolato movimento di donne che, partendo dalla discussione e sottolineatura dei molti ruoli, bisogni, interessi che tutti i cittadini, - e, in termini più evidenti e diffusi, in primo luogo, appunto, le donne -, delle società complesse sono chiamati a svolgere, affrontare, coltivare, è riuscito a mettere in discussione la concezione consolidata del tempo come una dimensione oggettiva, ineluttabile, cui tutti devono sottostare, scandito essenzialmente dal tempo del lavoro, l'unico riconosciuto e valorizzato in una società fortemente regolata da concezioni ispirate alle teorie dell'organizzazione di stampo fordista.
Sempre di più va affermandosi la consapevolezza soggettiva del significato e del valore di altri momenti della vita umana, quali il tempo della maternità e della paternità, il tempo per gli altri, il tempo per sé, il tempo per lo studio, per la cultura, per il divertimento e lo svago. Sempre di più, in altre parole, si è venuta affermando, una concezione meno fatalistica e passiva, nella quale ciascuno è sempre più consapevole che il proprio tempo non è un fattore esterno, ma una risorsa che può essere investita, moltiplicata, scambiata, programmata, razionalizzata.
L'iniziativa del movimento delle donne ha avuto un rilievo e un riscontro di carattere generale, anche a fronte dei mutamenti sociali, economici, culturali profondi che hanno segnato l'insieme della società negli ultimi decenni, in particolare negli ultimi anni, facendo emergere anche bisogni di tipo nuovo.
In particolare va ricordato:
1) La presenza crescente, anche se tuttora insufficiente, delle donne sul mercato del lavoro, accompagnata da un forte aumento dei livelli di scolarità femminile e in presenza di un forte ritardo in un adeguato riequilibrio dei ruoli all'interno della vita famigliare e sociale, è certamente alla base di un'aggravata difficoltà nel rendere compatibile il tempo necessario per il lavoro produttivo con quello necessario per il lavoro di cura;
2) La tendenza allo sviluppo di attività economiche sempre di più legate alla società dei servizi e la contemporanea diffusione delle tecnologie informatiche, anche nel lavoro industriale, hanno determinato la messa in crisi dell'organizzazione sincronica degli orari tipica delle società permeate dall'industria fordista di qualche decennio fa; il paradigma, sempre più diffuso, della flessibilità, genera una richiesta sempre più pressante di desincronizzazione degli orari, dalla quale dipende in modo diretto la funzionalità dell'organizzazione sociale e produttiva e il soddisfacimento dei bisogni dei singoli cittadini;
3) La forte pressione delle trasformazioni della società, la stessa maggior internalizzazione ed integrazione delle economie, hanno consentito di avviare, soprattutto negli ultimi anni, se pure ancora timidamente, una riorganizzazione e modernizzazione profonda delle Amministrazioni pubbliche, riducendone i caratteri di autoreferenzialità, aumentandone la flessibilità organizzativa, la capacità di risposta alle sollecitazioni della società civile e dell'economia, con maggiore attenzione ai bisogni e ai diritti dei cittadini e alla qualità del servizio.
Questa battaglia culturale e politica complessa, condotta soprattutto dai movimenti delle donne, è riuscita negli anni a portare anche le politiche del tempo all'attenzione delle iniziative parlamentari e delle assemblee elettive ed ha portato ad importanti disposizioni legislative.
Già la legge n. 142 dell'8 giugno 1990, "Ordinamento delle autonomie locali", prevedeva all'art. 36, comma 3, la competenza del Sindaco "nell'ambito della disciplina regionale e sulla base degli indirizzi espressi dal Consiglio Comunale, a coordinare gli orari degli esercizi commerciali, dei servizi pubblici, nonché gli orari di apertura al pubblico degli uffici periferici delle Amministrazioni pubbliche, al fine di armonizzare l'esplicazione dei servizi alle esigenze complessive e generali degli utenti" (ribadita ora dall'art. 50 del D.Lgs. 267/2000 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti Locali che recita al punto 7 "Il Sindaco, altresì, coordina e riorganizza, sulla base degli indirizzi espressi dal Consiglio Comunale e nell'ambito dei criteri eventualmente indicati dalla Regione, gli orari degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e dei servizi pubblici, nonché, d'intesa con i responsabili territorialmente competenti delle Amministrazioni interessate, gli orari di apertura al pubblico degli uffici pubblici localizzati nel territorio, al fine di armonizzare l'espletamento dei servizi con le esigenze complessive e generali degli utenti").
Questa disposizione è stata inoltre recepita nello Statuto della Città di Torino, che, all'art. 41, comma 2, lettera p), prevede, fra le funzioni del Sindaco, il coordinamento degli orari degli esercizi commerciali e dei servizi pubblici, nonché gli orari di apertura al pubblico degli uffici periferici delle Amministrazioni pubbliche, con particolare attenzione alle esigenze delle cittadine ed al ruolo di doppia presenza che esse svolgono.
Su questa base, l'Amministrazione Comunale, con deliberazione assunta dal Consiglio Comunale in data 14 marzo 1994 (mecc. 9311531/01), ha approvato il progetto per la costituzione dell'"Ufficio di Coordinamento dei tempi e orari della città", quale punto di riferimento e centro di raccolta delle informazioni necessarie a definire le politiche dei tempi dell'Amministrazione.
L'importanza del tema è peraltro confermata dal D.Lgs. 29/93, che, tra i criteri generali di organizzazione delle Amministrazioni comunali, inserisce "l'armonizzazione degli orari di servizio, di apertura degli uffici con le esigenze dell'utenza".
La Legge Regionale n. 52 del 6 aprile 1995, pubblicata il 12 aprile 1995, che recepisce la legge nazionale n. 142/90, definisce le norme per la formulazione dei Piani di Coordinamento degli Orari. Gli obiettivi del Piano sono esplicitati nel primo articolo: "La Regione Piemonte riconosce e promuove {...} i diritti di cittadinanza delle donne e degli uomini, nel rispetto delle culture di appartenenza, in ordine:
1) alla migliore articolazione dei tempi destinati all'attività lavorativa, alla vita di relazione, alla cura delle persone, alla crescita culturale e allo svago per un maggior autogoverno del tempo di vita personale e sociale;
2) all'armonizzazione dei tempi della città e al coordinamento degli orari dei servizi pubblici e privati;
3) al miglioramento della fruibilità dei servizi, in particolare di quelli destinati alla cura delle persone nell'ambito della solidarietà sociale e delle attività di volontariato;
4) alla promozione {...} della legge 10 aprile 1991 n. 125 sulle pari opportunità, favorendo, anche attraverso una diversa organizzazione del lavoro, l'equilibrio tra responsabilità familiari e professionali e una migliore ripartizione di tali responsabilità tra i due sessi".
Le politiche dei tempi hanno ricevuto nuovo impulso dalla recente approvazione della legge 8 marzo 2000, n. 53, "Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città", la quale, all"art. 1, nel dichiarare le proprie finalità, ha ulteriormente riproposto la necessità di promuovere un equilibrio tra tempi di lavoro, di cura, di formazione e di relazione, mediante il coordinamento dei tempi di funzionamento delle città e la promozione dell'uso del tempo per fini di solidarietà sociale. La citata legge (n. 53, 8 marzo 2000), ha perciò dedicato l'intero Capo VII alla trattazione del tema "Tempi della città", stabilendo, all'art. 23, per i Comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti, il termine di un anno, dalla data di entrata in vigore della legge stessa, per l'attuazione delle disposizioni in materia.
In particolare, entro tale scadenza, il Sindaco deve adottare il Piano degli Orari della città, tenendo conto "{...} degli effetti sul traffico e sulla qualità della vita cittadina degli orari di lavoro pubblici e privati, degli orari di apertura al pubblico dei servizi pubblici e privati, degli uffici periferici delle Amministrazioni pubbliche, delle attività commerciali, {...} nonché delle istituzioni formative, culturali e del tempo libero" (Legge 8/3/2000, n. 53).
Tale Piano deve essere approvato dal Consiglio Comunale.
Come si vede, a partire dalla L. 8/3/2000, n. 53, il Piano degli Orari rappresenta uno strumento di tipo nuovo, dai compiti vasti ed ambizioso nei suoi obiettivi.
Il Comune deve costruire tale piano, partendo dalla verifica dei costi sociali e individuali rilevanti che derivano: nella pubblica Amministrazione, dal tempo di lavoro speso in operazioni burocratiche non necessarie, eliminabili già oggi e tanto più in prospettiva, con il supporto di strumenti tecnologici largamente accessibili; in tutti i settori, dalle assenze dal lavoro, necessarie al disbrigo di pratiche burocratiche personali; in tutta la città, per il surplus di pendolarismo e di traffico, su mezzi di trasporto pubblici e privati, dovuti a localizzazioni di servizi, spesso non più razionali, o alla contemporaneità degli orari di ingresso e di uscita di fabbriche, uffici, scuole, ecc., che, almeno in alcuni casi, potrebbero essere scaglionati e desincronizzati.
Tenendo conto di questo approccio, le politiche degli orari si ispirano dunque all'obiettivo più generale di introdurre miglioramenti nell'efficienza del sistema urbano e nella sua capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini. E' necessario, cioè, ricercare soluzioni adeguate, partendo dall'analisi dell'intreccio complesso, e in continua, rapida evoluzione, tra la domanda e l'offerta di servizi urbani, attraverso la partecipazione e il coinvolgimento diretto dei cittadini, in quanto utenti; degli enti erogatori di servizi; dei lavoratori dei servizi; delle imprese e degli enti utilizzatori dei servizi stessi. Solo attraverso il contributo di conoscenza e di esperienza di questi soggetti è possibile ricostruire un quadro esaustivo dei nodi problematici da affrontare, individuando possibili soluzioni progettuali, che andranno attentamente monitorate e corrette.
In questo senso la principale forza di un Piano degli Orari della città, non sta tanto nel suo carattere prescrittivo, quanto piuttosto nella sua capacità di leggere la complessità dei flussi di relazioni che definiscono il fenomeno urbano, operando nella direzione di un loro riequilibrio. Per raggiungere questo obiettivo appare indispensabile che entri in gioco il maggior numero di soggetti, affinché il confronto fra i diversi punti di osservazione restituisca un quadro sufficientemente articolato della realtà.
In questo quadro, uno dei compiti fondamentali che si è dato l'Ufficio Tempi e Orari della Città è stato quello di individuare le caratteristiche degli orari dei servizi pubblici, degli esercizi commerciali e degli uffici periferici dell'Amministrazione pubblica, nonché i bisogni, le aspettative e le richieste degli utenti sull'organizzazione dei regimi di orario e di qualità dei servizi.
L'ufficio ha promosso e seguito lo svolgersi di alcune ricerche e studi preliminari, finalizzati a costituire la base informativa necessaria all'elaborazione del Piano, dei quali si dà conto nel presente atto e nell'allegato che forma parte integrante del presente provvedimento (all. 1) e ha supportato, sul piano organizzativo e tecnico operativo, il processo di costruzione del presente Piano, dall'insediamento del Tavolo di Concertazione, all'elaborazione avvenuta all'interno dei gruppi di lavoro.
Seguendo l'impostazione più sopra richiamata, il Sindaco ha voluto insediare già il 26 settembre 2000, il Tavolo di Concertazione, previsto all'art. 25 della L. n. 53, dell'8 marzo 2000, "per l'attuazione e la verifica dei progetti contenuti nel piano", al fine di costruire il piano stesso con l'apporto della maggior parte degli attori interessati, sia come erogatori sia come utenti dei servizi.
Al Tavolo di concertazione, secondo la L. n. 53, dell'8 marzo 2000, partecipano il Prefetto, il Presidente della Provincia, i rappresentanti sindacali dei lavoratori e degli imprenditori, i presidenti delle Aziende di trasporto, i Rettori delle Università, il Provveditorato agli studi.
A partire dalla impostazione più sopra richiamata, il Sindaco, inoltre, ha allargato l'invito alla partecipazione al Tavolo di concertazione, alle altre Aziende pubbliche locali, ai responsabili degli uffici periferici dei Ministeri, a Poste Italiane, alle Associazione del Volontariato e delle imprese del Privato-Sociale maggiormente rappresentative, ai principali Istituti di Credito torinesi.
In occasione dell'insediamento del Tavolo di Concertazione, il Sindaco ha chiesto la disponibilità di tutti gli interlocutori, impegnando contemporaneamente l'Amministrazione comunale, per progettare una città più "amica" del cittadino, con una pubblica Amministrazione orientata e organizzata, sempre di più, al servizio della qualità della vita delle persone a nome delle quali opera, anche attraverso una maggior capacità di adeguare rapidamente il funzionamento della città alle esigenze che cambiano tra i cittadini.
Tutti i partecipanti hanno espresso, in quella sede, interesse, consenso, disponibilità a collaborare intorno alle linee guida espresse dal Sindaco, per la messa a punto, con questa impostazione, del Piano degli Orari della Città.
Queste linee guida possono essere sintetizzate così:
- ottimizzare la fruibilità e l'accessibilità dei servizi per tutti i cittadini;
- accelerare la semplificazione e lo snellimento dei procedimenti nella Amministrazione pubblica;
- diminuire la mobilità necessaria, favorire e incentivare l'uso di mezzi collettivi e pubblici, nel razionalizzare quella prevedibile e ripetitiva.
Il Tavolo di Concertazione ha poi deciso di operare suddividendosi in gruppi di lavoro su temi specifici, secondo modalità che saranno illustrate più avanti.
La considerazione del contesto di riferimento, caratterizzato da continue e complesse trasformazioni, e la molteplicità dei punti di vista e degli interessi in gioco costituiscono le motivazioni forti della scelta del Comune di Torino di dotarsi di un Piano degli Orari e dei Tempi della Città che costituisca, non già una lista di prescrizioni e programmi dettagliati, quanto piuttosto uno strumento flessibile, aperto al confronto, alla negoziazione e caratterizzato da:
- l'identificazione degli indirizzi principali e delle linee strategiche di fondo;
- l'assunzione di processi di concertazione, come metodologia centrale per la messa a punto e il raggiungimento degli obiettivi, di volta in volta individuati, accompagnandoli con l'organizzazione di forme di partecipazione dei destinatari degli interventi, e con azioni di monitoraggio e di valutazione continua delle trasformazioni adottate;
- la capacità di promuovere e sviluppare progetti, sperimentazioni, di facilitare le interazioni tra soggetti ed attori pubblici e privati, di migliorare la qualità del confronto e di dialogo tra Amministrazioni, imprese, lavoratori, cittadini, con assunzioni di reciproci impegni e responsabilità.
Il Piano, quindi, nella sua evoluzione e precisazione, dovrà tenere conto e, insieme, porsi come uno degli elementi regolatori di processi complessi di diversa origine e peso:
- le trasformazioni in corso nei processi produttivi;
- l'evoluzione del modo di fruire della città sia da parte degli abitanti, sia da parte degli utilizzatori temporanei;
- l'emergere di una moderna visione della cittadinanza, fondata sui diritti e sulle responsabilità, sulla ricerca della coesione sociale, su processi decisionali che passano attraverso progetto e partecipazione;
- la riforma in corso della pubblica Amministrazione, fondata sui principi di trasparenza, equità, semplificazione dell'accesso, snellimento dei procedimenti, anche con il massiccio ricorso all'introduzione delle tecnologie informatiche;
- il diffondersi della consapevolezza e della richiesta di esigibilità di "nuovi diritti", del cittadino e del consumatore, quali sostenibili dell'ambiente, qualità della vita, diritto alla formazione permanente e continua.
Fa parte del patrimonio di elaborazione al quale il Piano degli Orari si raccorda, il Piano strategico della Città di Torino, radicato come nella visione della città come propulsore di sviluppo e creatore di ricchezza, anche in funzione della capacità innovativa, della qualità ed efficacia dei servizi e delle infrastrutture del sistema urbano nel suo complesso.
Il Piano qui proposto consiste pertanto in un disegno generale, che mette in grado l'Amministrazione comunale di individuare ambiti d'azione e politiche entro cui scegliere e attuare, insieme ai partecipanti alla concertazione e sulla base delle analisi e delle ricerche effettuate, strategie, priorità e linee operative.
Gli allegati contengono i primi progetti e proposte d'azione su cui si intendono ricercare i necessari accordi e intese, per sperimentare le iniziative conseguenti.
Costituisce parte sostanziale e rilevante del Piano stesso la metodologia sottesa alla sua costruzione e alla sua successiva attuazione, valutazione, ridefinizione. Essa risponde a scelte e criteri coerenti con l'obiettivo di introdurre ulteriori elementi di governo e di amministrazione intelligente all'interno di sistemi complessi, dinamici, interattivi, come quelli che influenzano la gestione dei tempi e la qualità della vita dei cittadini. 
Gli strumenti e le modalità illustrati di seguito rispondono alle indicazioni presenti nella legge 8 marzo 2000, n.53, e a scelte originali effettuate dal Comune di Torino e condivise dai partners sociali e istituzionali che hanno aderito.
- Tavolo di Concertazione. Sede di confronto e proposta prevista dalla legge, con la presenza di tutte le Amministrazioni pubbliche e delle rappresentanze maggiormente rappresentative delle imprese, dei lavoratori, del terzo settore. Come già detto, il Comune ha esteso l'invito anche ad interlocutori non esplicitamente previsti, la cui presenza è ritenuta significativa. Il Tavolo consente di mettere a fuoco i problemi, facilita l'interazione tra diversi soggetti, diffonde una sensibilità comune sulle problematiche in oggetto. E' la sede centrale per l'individuazione delle politiche e delle strategie contenute nel Piano, per la promozione di accordi tra i soggetti partecipanti, per le proposte di ricerca, sperimentazioni, comunicazioni pubbliche. Il Tavolo discuterà in una Conferenza Pubblica il Piano degli Orari, elaborato attraverso la concertazione, e lo recepirà, una volta che esso sia adottato dal Consiglio Comunale. Nella Conferenza saranno altresì definite le modalità di attuazione: eventuale sigla di protocollo di intesa, approvazione dei progetti, assunzione di impegni, priorità, tempi. Il Tavolo si struttura, per il proprio funzionamento, anche dopo l'approvazione del Piano, attraverso gruppi tecnici di lavoro, in numero e composizione flessibili e adeguati alle esigenze;
- Gruppi di lavoro. Nella fase di elaborazione del Piano ne sono stati individuati cinque:
I. Sportello Unico del Cittadino;
II. Centro di Prenotazione Unificato per esami, visite specialistiche, ricoveri nel S.S.N.;
III. Orari di apertura degli Esercizi Commerciali e degli Esercizi Pubblici;
IV. Sistema della Mobilità Cittadina;
V. Servizi Culturali e Sportivi.
Il lavoro dei gruppi, cui hanno contribuito referenti dei partecipanti al Tavolo di Concertazione, ha condotto alla elaborazione di documenti che contengono obiettivi, programmi, progetti su ciascuna delle tematiche individuate, che sono allegati al presente provvedimento, di cui fanno parte integrante (all.ti 2-6). Fa eccezione il tema, pur di rilievo, dei Servizi Sportivi, sul quale è in corso una prima elaborazione. I gruppi di lavoro, anche modificati, qualora le circostanze lo richiedano, continueranno a operare per supportare le fasi di implementazione dei progetti.
- Osservatorio sugli Orari e i Tempi della Città e sulla qualità e l'accessibilità dei servizi. Il lavoro compiuto in questi anni dall'ufficio Tempi e Orari della Città e la stessa elaborazione del Piano, si sono giovati di studi e di ricerche di cui si dà conto in allegato (all. 1), promosse dall'Assessore con delega a questi temi e compiute in collaborazione con l'Università di Torino (Dipartimento di Scienze Sociali), il Politecnico di Torino (Facoltà di Architettura), gli Istituti di ricerca delle confederazioni sindacali, con altri singoli ricercatori, oltre che di ricerche promosse da altri soggetti (la Camera di Commercio, Artigianato, Industria, Agricoltura). Altri importanti studi, ricerche, documentazione, soprattutto per i Comuni della cintura torinese, sono stati raccolti dal Centro di documentazione della Provincia di Torino. Inoltre, soprattutto nelle biblioteche universitarie (Gioele Solari) e presso il Dipartimento di Scienze Sociali, è collocata una ricca documentazione a carattere cittadino, nazionale, europeo. Date queste premesse, e data l'approvazione del presente atto, il Comune promuoverà d'intesa con altri Enti territoriali un Osservatorio sugli Orari e Tempi della Città, anche tramite convenzioni con gli istituti universitari disponibili e con gli altri istituti di ricerca interessati, che abbia una pluralità di obiettivi, a partire dalla necessità di supportare e monitorare lo sviluppo del Piano stesso. Il referente funzionale dell'Osservatorio sarà l'Ufficio Tempi e Orari, in coordinamento operativo con il servizio deputato al Controllo Strategico del Comune, il quale garantisce le ricadute organizzative e funzionali delle strategie che ne possono derivare sui settori operativi dell'Amministrazione. Tra gli obiettivi dell'Osservatorio sono particolarmente rilevanti:
a) accompagnare le politiche pubbliche sull'argomento, con un'azione di monitoraggio periodica del giudizio dei cittadini sui risultati conseguiti;
b) gestire attività di ricerca indicate dal Tavolo di Concertazione;
c) curare i rapporti con i gruppi di ricerca italiani e stranieri, soprattutto europei, al fine di garantire scambi di informazioni e di elaborazioni e la partecipazione ai progetti di ricerca europei;
d) promuovere la formazione di figure professionali esperte nella progettazione degli orari e dei tempi della città.
In collegamento con le attività dell'Osservatorio, il Comune predisporrà gli strumenti necessari a consentire di conoscere rapidamente e con semplicità il punto di vista generale dei cittadini su queste come su altre politiche e iniziative. Le modalità di formazione e funzionamento dell'Osservatorio sono demandate ad appositi provvedimenti della Giunta Comunale.
- Misure organizzative necessarie alla gestione del Piano. Parallelamente ai gruppi di lavoro, è stato attivato un Coordinamento interdivisionale di supporto alla definizione del Piano, che ha garantito un approccio trasversale ai problemi, l'attivazione di sinergie e la messa in comune di competenze e informazioni. Una tale modalità operativa deve essere consolidata anche nelle fasi di attuazione e verifica del Piano, con il coordinamento dell'Ufficio Tempi e Orari e dell'Assessore competente. Con i provvedimenti necessari degli organi competenti, le Divisioni e i Servizi Centrali interessati assicureranno la loro disponibilità, anche nei casi in cui si rendano necessarie modifiche dell'organizzazione del lavoro, dei contenuti delle collaborazioni, della qualità e quantità degli uffici coinvolti. Sarà determinante l'individuazione e l'attivazione di responsabilità gestionali, inserendo negli atti di programmazione operativa del Comune, a cura della Giunta e del Direttore generale, gli obiettivi fissati, le risorse destinate, in collegamento con i progetti del Piano.
L'informazione, la partecipazione, il coinvolgimento dei lavoratori interessati ai progetti innovativi, è condizione decisiva al loro successo. A tal fine gioca un ruolo determinante, accanto al Tavolo di Concertazione, l'attivazione di processi negoziali con le rappresentanze sindacali maggiormente rappresentative.
Questo è tanto più importante, in quanto lo sviluppo delle politiche degli orari e dei tempi della città, secondo le linee strategiche qui accennate, conduce non soltanto e non necessariamente verso un puro prolungamento di apertura al pubblico degli orari di sportello o, più in generale, dei servizi; soprattutto per quanto riguarda le Amministrazioni pubbliche, piuttosto, nella maggior parte dei casi, conduce certamente a processi di riorganizzazione radicale delle procedure, del lavoro, dei sistemi degli orari, anche attraverso l'introduzione massiccia di tecnologie informatiche e telematiche; ad eliminazione di alcune fasi dei procedimenti, o ad una loro sostituzione con procedimenti telematici; quindi alla diminuzione della necessità di una parte degli spostamenti, delle code, delle attese necessarie per i cittadini.
Se, quindi, il lavoro e le richieste allo sportello ("front office") possono diminuire e semplificarsi in termini consistenti, contemporaneamente cambierà e può complicarsi il lavoro di molti uffici ("back office"), in altri segmenti del ciclo di lavoro, alle spalle dello sportello stesso.
La messa in atto di questi mutamenti, implica processi di riqualificazione di molti lavoratori, ma anche una loro maggior disponibilità e flessibilità rispetto alle modifiche possibili dei ruoli e della organizzazione del lavoro.
Nel corso dei lavori sia di ricerca, sia di elaborazione all'interno dei cinque gruppi di lavoro, hanno condotto all'individuazione di tre indirizzi di carattere generale, in gran parte trasversali ai cinque argomenti trattati:
I. armonizzare gli orari e la possibilità di accesso dei servizi e dei pubblici esercizi con i tempi di vita e di lavoro dei cittadini;
II. semplificare i rapporti tra cittadini e Amministrazione;
III. migliorare il sistema della mobilità cittadina, partendo da quella casa/lavoro e casa scuola.
Tali indirizzi di carattere generale sono peraltro del tutto coerenti con le linee guida indicate dal Sindaco, in occasione dell'insediamento del Tavolo di Concertazione.
I. Armonizzare gli orari e la possibilità di accesso dei servizi e dei pubblici esercizi con i tempi degli orari di vita e di lavoro dei cittadini: Torino è cambiata profondamente negli ultimi vent'anni; si è ridimensionato, soprattutto per quanto riguarda l'occupazione e le attività dei suoi abitanti, il peso diretto dell'industria fordista, che ne ha segnato lo sviluppo per molti decenni; si è allargata l'area delle attività terziarie, anche nei settori della "new economy" e dell'"high-tech", delle quali è certamente uno dei centri trainanti del paese; punta ad essere una città importante anche per il turismo (partendo da importanti eventi, quali l'Ostensione della Sindone, le Olimpiadi Invernali del 2006); cerca di diventare anche un nodo importante sulle traiettorie di trasporto internazionale innovativo. E' necessario adeguare a queste nuove caratteristiche e ambizioni di sviluppo futuro anche l'offerta dei servizi ai cittadini e agli utenti della città: la loro presenza sul territorio, la loro tipologia, la loro accessibilità, gli standard di qualità. L'indirizzo ha chiari caratteri orizzontali: investe gli orari di apertura e la collocazione degli esercizi commerciali e degli esercizi pubblici, come dell'offerta culturale e sportiva; investe i fondamentali servizi alla persona, a partire dal S.S.N. e dal progetto di istituzione del Centro di Prenotazione Unificato per via telematica, effettuata direttamente da farmacisti e medici di base, unico per tutta la città, di esami, visite specialistiche, ricoveri; investe la dislocazione, gli orari di apertura, l'accessibilità, i servizi proposti dal sistema dei musei e delle biblioteche e, più in generale, la gestione attiva dell'offerta culturale della città; riguarda l'offerta di servizi sportivi, favorendone l'uso da parte di tutti i gruppi di cittadini, con le loro diverse esigenze, organizzandone la reale fruibilità, in termini di orari, di qualità dell'offerta stessa, di dislocazione sul territorio; investe anche gli orari e l'accessibilità di servizi offerti da enti pubblici (Comune, Regione, Provincia, Prefettura, amministrazioni periferiche dei Ministeri, INPS, INAIL, enti previdenziali, ATC, ecc.) o di imprese private o privatistiche, ma indispensabili alla maggior parte dei cittadini, e che, quindi, offrono servizi di pubblica utilità (da Poste Italiane, agli Istituti di Credito, fino alle aziende di "publics-utilities", quali le ex-municipalizzate, ecc.);
II. Semplificare i rapporti tra cittadino e Amministrazione: si tratta, anche qui, di un indirizzo di carattere generale, che attraversa trasversalmente i temi al centro dei cinque gruppi di lavoro, proponendo l'accelerazione, la sperimentazione originale e la sinergia di varie strategie, che discendono da disposizioni normative (il corpo delle Leggi note come Bassanini), da iniziative autonome degli Enti e sono molto sollecitate da una diffusa consapevolezza collettiva, che richiede una pubblica Amministrazione più integrata, snella, più "amichevole" e indirizzata a rispondere ai bisogni dei cittadini, meno autoreferenziale, supporto efficace e sollecitazione allo sviluppo economico e alla crescita sociale; un minor numero di procedure separate da seguire, di certificazioni da esibire, una semplificazione di quelle che restano, significano un consistente risparmio di tempo per il cittadino; per questo tale indirizzo è centrale per le politiche dei tempi che devono operare affinché i processi indicati sfocino negli esiti attesi rapidamente, attribuendo peraltro la necessaria evidenza a ciascuno dei piani interessati: quello normativo, quello tecnologico, quello relazionale; tra le strategie da intersecare si possono citare: il Piano di Azione del Governo sull'e-governement e l'uso massiccio delle reti telematiche, la semplificazione dei procedimenti amministrativi, la costituzione della RUPA, l'opportunità di dotarsi di sportelli multifunzionali e di considerare il Comune tendenzialmente come il front-office di tutta la pubblica Amministrazione.
III. Migliorare il sistema di mobilità cittadino. Costituisce una parte essenziale della regolazione dei "tempi della città", e della possibilità di liberare tempo in più per i cittadini. Per questo è indirizzo centrale del Piano, anche come risultato atteso dall'applicazione degli indirizzi precedenti, la "riduzione della mobilità necessaria". Di rilevanza cruciale, molto complesso da risolvere, appare l'obiettivo di una riduzione consistente dell'uso individuale di auto private, attraverso incentivi, promozioni, offerte di alternative adeguate, arricchimento e differenziazione dell'offerta di trasporto pubblico, limitazioni esplicite, per quanto riguarda la mobilità prevedibile, ripetitiva, programmabile; essenzialmente i percorsi quotidiani casa/lavoro, casa/scuola, ecc. A questo fine, oltre ad un'estensione più incisiva dell'esperienza del mobility manager, di forme di pop-bus, car-pool, ecc. si sta approfondendo lo studio e la possibilità di sperimentazione di un'utilizzazione, estesa almeno su alcune zone della città e per alcune direttrici di traffico, di esperienze simili al Taxi Collettivo. Sono riportabili evidentemente a questo indirizzo di carattere generale, anche l'insieme degli interventi strutturali in corso o di prossima cantierabilità, previsti nel PUT, nel PMT, nel Piano Parcheggi, tra cui: la riprogrammazione delle linee di trasporto pubblico, la costruzione di nuove linee di "metropolitana leggera", l'ampliamento massiccio di quelle a percorrenza protetta, la creazione di nuove piste ciclabili, il riordino della viabilità, l'avvio dei lavori per la metropolitana, la creazione di parcheggi d'interscambio ai limiti dei confini della città, ecc. che costituiscono, nel loro insieme, gran parte degli investimenti in opere programmati dal Comune di Torino per i prossimi anni.
Tutto ciò premesso,

                                                           LA GIUNTA COMUNALE

Visto il Testo Unico delle Leggi sull'Ordinamento degli Enti Locali approvato con D.Lgs. 18 agosto 2000 n. 267 nel
quale, fra l'altro, all'art. 42 sono indicati gli atti rientranti nella competenza dei Consigli Comunali;
Vista la Legge 8 marzo 2000 n. 53, recante "Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città";
Dato atto che i pareri di cui all'art. 49 del suddetto Testo Unico sono:
favorevole sulla regolarità tecnica;
Con voti unanimi, espressi in forma palese;

                                               PROPONE AL CONSIGLIO COMUNALE

1) di approvare gli indirizzi, le politiche e le linee progettuali costituenti il Piano territoriale dei Tempi e degli Orari della Città di Torino, previsto dalla Legge 8 marzo 2000 n.53, così come descritti in premessa e negli allegati (all. 1 - 6 - nn.                 ), da intendersi parte integrante e costitutiva della presente deliberazione;
2) di approvare le procedure, le competenze e il percorso metodologico, così come descritti in premessa, per la gestione e attuazione del Piano, demandando alla Giunta Comunale e ai Funzionari Dirigenti l'adozione degli atti di rispettiva competenza;
Si precisa che il presente provvedimento non comporta oneri di spesa.
Viene dato atto che non è richiesto il parere di regolarità contabile in quanto il presente atto non comporta effetti diretti o indiretti sul bilancio.