• che si susseguono in modo drammatico notizie gravi sulla situazione ospedaliera sanitaria della Città;
• che gli episodi denunciati dalla cronaca sono solo una minima parte di quelli sommersi o taciuti – e questo ormai da molto tempo – senza alcuna credibile ipotesi di soluzione per la carenza dei mezzi finanziari riservati al Settore Sanità e Assistenza;
• che l’attuale indirizzo istituzionale sui risparmi segue una linea burocratica avulsa dalle necessità reali dell’utenza, ai limiti di una immoralità sociale e che l’utenza deve subire ogni progressiva restrizione, pagando sempre, ma rimanendo esclusa da ogni potere rivendicativo "contrattuale" di quanto, fra l’altro, la Costituzione gli attribuisce in prima persona, diritto naturale inalienabile, oltre tutto già fatto pagare in anticipo a caro prezzo da una vita di lavoro e contributi, cioè in pratica rimanendo vittima senza difesa nei momenti più critici di bisogno;

• che non esiste, pur nella moderna disponibilità tecnologica, perché forse ne manca la volontà, una obiettiva valutazione e reale contabilità delle reali esigenze socio-assistenziali, sia per quelle essenziali che per quelle complementari, per una ponderata ed occulta e saggia visione sul da farsi;
• che le spese assorbite dal Settore Sanità crescono di anno in anno per esigenze tecnologiche elaborate per la sopravvivenza della popolazione, con particolare peso in alcune fasce di età;
• che il Settore Sanità-Assistenza è quello che non può in alcun modo venire sacrificato ai bilanci finanziari rispetto ad altre voci certamente più superflue;
• che è criminale chiedere, pena il decadimento dell’incarico, ai Direttori Generali, il contenimento delle spese sanitarie sotto un tetto non reale, costantemente sottovalutato, stabilito a tavolino, non certificato nelle corsie ospedaliere;
• che è altrettanto criminale tentare di appiattire il deficit finanziario togliendo ai pazienti il minimo necessario alla sopravvivenza;
• perché il ricovero in Ospedale non sia sempre un salto nel buio, che aggiunga sofferenza a sofferenza;

• che alle Molinette, Ospedale di riferimento regionale, pietra di paragone e sintesi di tutte le altre istituzioni sanitarie, si susseguono e affiorano episodi di cui sarebbe infinito l’elenco e che restano sommersi, dovuti a gravissime carenze di elementari dotazioni : letti, pronto soccorso, personale sanitario globale, farmaci, apparecchiature, rifornimenti;
• che vengono sacrificate punte di altissimo livello nel settore chirurgico, nella emodinamica e cardiologia universitaria, nei settori medici e specialistici, frutto di sacrifici e dedizione di singoli e di gruppi interi di lavoro che hanno portato la Medicina torinese all’attenzione mondiale;
• che vengono interrotti e rispediti in corsia malati gravissimi dalle camere operatorie per mancanza improvvisa di rifornimenti essenziali, tempestivi e idonei di materiale strumentale;
• che il personale sanitario inteso nel suo complesso è costretto a svolgere una attività pesantissima, rischiosa, in condizioni di carenze da codice penale, non da sole sfumature di livello sindacale, e a pagarne personalmente il prezzo in stress quotidiano, con ricaduta sui pazienti a lui affidati o , tante volte, a lui abbandonati;

• che, come conseguenza drammatica, interi settori d’alta specializzazione decadono a livelli irrecuperabili, per essere poi trasferiti ad attività private, nemmeno nazionali, con tutte le conseguenze prevedibili per la popolazione "normale" della nostra Città e Regione;

Il Sindaco che riteniamo e difendiamo con assoluta convinzione salvaguardia istituzionale della condizione assistenziale e sanitaria della Città, per sapere:

quali iniziative intenda assumere presso i competenti Settori Responsabili al fine di garantire la difesa della salute della popolazione, la salvaguardia della assistenza ad essa collegata inestricabilmente, ma burocraticamente emarginata, la valorizzazione del nostro patrimonio ospedaliero di cura e di ricerca, frutto di infiniti sacrifici, vanto spesso mondiale della nostra Città, attestato anche recentemente, con orgoglio, in questa stessa Sala Consiliare e che non può essere tradito.

Giovanni AIROLA