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Cenni storici: le aree industriali - Fiat Ferriere

La vicenda della Ferriere Fiat cominciò nel 1917, in pieno periodo bellico, quando la Fiat acquistò dalla ditta Vandel gli stabilimenti della vecchia Fucina delle Armi - già utilizzati come ferriere - e li convertì in industrie per la fusione e la lavorazione dei metalli, utilizzati per la produzione di componenti meccanici, indirizzando la produzione al settore automobilistico, motoristico e aviatorio.
Il periodo tra le due guerre vide un’espansione del complesso e un notevole incremento del numero degli operai, destinato a crescere ulteriormente con l’ingresso dell’Italia nel Secondo Conflitto Mondiale. L’enorme comprensorio industriale era distribuito su tre diversi settori: l’area Valdocco, compresa tra la ferrovia, corso Mortara, via Livorno e via Ceva ospitava le acciaierie; i laminatoi e le fonderie trovavano posto nel perimetro delimitato dalle vie Orvieto, Verolengo, Borgaro e da corso Mortara, corrispondente all’area Vitali; quest’ultima era collegata, mediante un tunnel ferroviario che attraversava via Borgaro, all’area Ingest, compresa tra le vie Nole, Borgaro, Valdellatorre e corso Potenza, dove venivano prodotti nastri di lamiere. Il complesso produttivo era dotato di una fitta rete di impianti idraulici e di binari ferroviari.

Nel 1978 le Ferriere Fiat furono assorbite dalla Teksid, l’azienda che raggruppava tutte le attività metallurgiche e siderurgiche della Fiat e che, a sua volta, fu inclusa nel 1982 nella Finsider, gruppo delle Partecipazioni Statali. A partire dagli anni ’80 l’attività cominciò a decrescere, a causa della progressiva crisi che colpì tutto il settore metallurgico, fino a quando, nel 1992, avvenne la definitiva chiusura dell’impianto.

Mappa Teksid

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