Quando la politica cede il passo alla tecnocrazia e al potere di turno

Succede? Sì, nell’era 5 Stelle

Le politiche si traducono in scelte, in risorse destinate, in competenze assegnate. Tutto per sostenere servizi obbligatori, per innovare secondo le richieste emergenti, per rappresentare i soggetti e le istanze sociali, per definire pubblicamente le priorità di una comunità. Di conseguenz,a l’organico di un Comune non è un fatto neutro e fisiologico.

Quanto, dove, quando prevedere in assunzioni è l’esito di una scelta: su urgenze, su stabilizzazioni, su opzioni tra gestione diretta o affidamento in appalto, su compiti centralizzati o decentrati…

Non è così al Comune di Torino.

Al Comune di Torino, lo studio sul fabbisogno doveva prima essere assegnato a una società esterna poi si è concluso in un relazione (non diffusa) tra richieste dei Direttori e Giunta comunale, per confluire nel DUP in cui si annunciano i prossimi concorsi, peraltro inferiori alle necessità: ad esempio, nel comparto educativo placidamente si definisce la sostenibilità con un 3% di tempi determinati su carenze strutturali di organico.

Nel Consiglio Comunale del 9 dicembre 2019 la mozione a mia firma “Indirizzo del Consiglio Comunale sul piano del fabbisogno del personale del Comune di Torino” è stata bocciata con il seguente voto: 16 contrari (maggioranza M5S), 8 favorevoli (2 M5S, 2 PD, Gruppo misto di minoranza, oltre alla sottoscritta), 3 astenuti (M5S).

Con quell’atto si rivendicava la necessità di un indirizzo del Consiglio Comunale: per discutere e decidere se la sicurezza della Città si possa perseguire con il controllo, ma anche con l’educazione, quindi non rafforzando soltanto il corpo di polizia municipale ma anche la scuola e la cultura; per discutere e decidere sulla cura dell’ambiente e ragionare sul limite tra ciò che si può e si deve programmare e fare in proprio e ciò che si affida a terzi, senza dismettere la responsabilità pubblica.

Preferiamo di no: è stata la risposta della maggioranza, con buona pace delle richieste di audizione presso le commissioni consiliari pervenute da diverse professioni e differenti comparti (dal suolo e verde pubblico agli asili nido, dalle anagrafi ai servizi sociali). Dal 9 dicembre 2019 il Consiglio ha ceduto la titolarità sul tema, da un lato agli assessori e alle assessore, dall’altro alla istruttoria delle Direzioni. Cosi il funzionamento dell’ente Comune non è più un obbligo di coloro che rappresentano – per mandato elettorale – la Città, ma un esercizio e una prerogativa di chi comanda.

Temporaneamente, si spera.

Eleonora Artesio