Un anno di silenzio, prendiamo parola per Silvia Romano

E’ passato il 20 novembre, anniversario del rapimento in Kenya della giovane cooperante milanese, Silvia Romano. Da allora la famiglia si è imposta un doloroso silenzio, consegnando alle istituzioni e alle autorità giudiziarie le aspettative e la fiducia. Le notizie sono rare e contraddittorie e purtroppo la sorte di Silvia ricorre saltuariamente nella memoria politica e nel dibattito pubblico.

Non sappiamo quali riscontri abbiano le ricerche dell’intelligence, avviate quando accadono rapimenti di civili da parte di gruppi armati. Sappiamo però che le pressioni dell’opinione pubblica hanno contribuito alla liberazione degli ostaggi, ad es nel sequestro di Giuliana Sgrena, oltre ad aiutare gli interessati a resistere. Per questo il 13 maggio 2019 il Consiglio Comunale ha approvato, su proposta di Torino in Comune, un odg col quale auspicava il massimo impegno degli Enti preposti e invitava la Città a sensibilizzare e a sollecitare, anche attraverso l’apposizione di un totem all’ingresso del Municipio.

Spiace rilevare che dopo sei mesi nulla di visibile sia avvenuto.

Non lasciamo che Torino si aggiunga ai troppi silenzi. Lo dobbiamo a una giovane che ci insegna il rischio e la grandezza di una scelta di solidarietà; lo dobbiamo alla sua famiglia; lo dobbiamo a noi stessi, per l’idea di civiltà che abbiamo, per le relazioni di cooperazione tra i popoli che perseguiamo, per l’autorevolezza dello Stato cui apparteniamo.

Eleonora Artesio