Vivere sotto le bombe: i rifugi antiaerei di Torino

Piazza San Carlo nel 1944, con i camini di aerazione dell’impianto di ventilazione del sottostante rifugio antiaereo e senza la statua del Caval ’d brons, tolta per preservarla dai bombardamenti (dal libro “I rifugi antiaerei di Torino”).

La memoria dei bombardamenti e della difficile vita quotidiana dei torinesi durante la Seconda Guerra Mondiale rivive nel libro “I rifugi antiaerei di Torino”, di Paolo Bevilacqua, Marzia Gallo, Francesco Marconi, Andrea Thum e Fabrizio Zannoni, edito da Paolo Emilio Persiani (2018, €15,90), presentato a Palazzo Civico, alla presenza degli autori e del presidente del Consiglio Comunale, Fabio Versaci.

Un libro nato da 12 anni di esplorazioni urbane e da un’intensa ricerca archivistica – come ha spiegato Marzia Gallo. Reso possibile anche grazie alla disponibilità dell’ex dirigente del Comune di Torino Daniele Lupo Jallà, che ha favorito l’accesso a molte strutture e ha scritto la prefazione del volume.

Durante il secondo conflitto mondiale, Torino subì 41 bombardamenti, suddivisi in tre fasi, come ha documentato l’Ufficio Statistiche della Città di Torino: la prima fase (dal 12 giugno 1940 al 23 ottobre 1942) causò 37 morti e 97 feriti, la seconda e terza fase (dal 18 novembre 1942 al 5 aprile 1945) provocarono 2.030 morti e 2.589 feriti.

La copertina del libro, edito nel 2018.

Sono oltre 900 i rifugi in città (cinque quelli oggi periodicamente aperti al pubblico), edificati dopo l’emanazione del Regio Decreto Legge 2121 del 24 settembre 1936 (convertito nella legge 1527 del 10 giugno 1937), anche riadattando strutture già esistenti, come la galleria per la costruzione della nuova via Roma e – come ha illustrato Paolo Bevilacqua – le settecentesche gallerie di contromina, realizzate in vista dell’assedio francese del 1706. Negli anni Quaranta le gallerie, che erano solo minimamente ostruite, vennero consolidate, messe in comunicazione con le cantine dei palazzi e collegate con la superficie. Oggi sono ancora fruibili 7-8 chilometri di quei percorsi.

Al termine della presentazione del libro, Versaci ha ringraziato gli autori per il prezioso lavoro svolto e ha invitato il pubblico a visitare il bunker di Palazzo Civico, riaperto al pubblico il 25 aprile 2015, grazie anche all’opera di restauro prestata gratuitamente dagli artigiani dell’associazione Artes.

L’attività di ricerca degli autori del libro è interamente auto-finanziata ed è tuttora in corso, attraverso il gruppo Astec (Associazione per la Storia del Territorio nell’Età Contemporanea): chi volesse segnalare materiali e documenti d’archivio può contattarli alla pagina Facebook.

Massimiliano Quirico