Una proposta per riconoscere la professionalità dei mediatori interculturali

Riconoscere la professionalità dei mediatori e delle mediatrici interculturali e individuare standard nazionali per la loro formazione. Sono i principali obiettivi di una proposta di legge, presentata dall’onorevole piemontese Jessica Costanzo (Gruppo Misto) nella seduta del 24 febbraio 2021 delle Commissioni Diritti e pari opportunità, Quarta, Quinta, Legalità e Contrasto intolleranza e razzismo, presieduta da Cinzia Carlevaris.

Il percorso di una proposta di legge sul riconoscimento della figura del mediatore interculturale è iniziato due anni fa – ha spiegato Costanzoe prevede la creazione di un albo nazionale, una specializzazione formativa, la formazione permanente e un organismo di coordinamento nazionale che coinvolga vari ministeri.

Le specifiche competenze dei mediatori – ha affermato l’antropologa Cristina Zavaronidevono sempre affiancarsi a quelle degli operatori coinvolti negli interventi e quindi è fondamentale che siano adeguatamente formati per un efficace lavoro in un’équipe multidisciplinare.

Donatella Giunti della prefettura di Torino ha sottolineato l’importanza dei mediatori interculturali nella quotidianità, non solo nei centri di accoglienza, per favorire il dialogo e diminuire la conflittualità: a Torino, ad esempio, vengono utilizzati presso gli sportelli dell’Agenzia delle Entrate. Ha suggerito una formazione di almeno 600 ore e di prevedere anche mediazioni “a chiamata”, in telefono o in presenza, per gli interventi urgenti.

La proposta di legge era attesa da tempo e va sostenuta, secondo la ricercatrice dell’Ires Piemonte Roberta Valetti.

A Torino i primi corsi di mediazione interculturale sono iniziati nel 1991 – ha ricordato la mediatrice Flor de Maria Vidaurre – ma ora è indispensabile valorizzare e retribuire adeguatamente la figura professionale del mediatore e regolamentare il settore, istituendo un albo, anche a tutela delle Istituzioni e della cittadinanza.

Le nostre città sono multiculturali – ha dichiarato la consigliera Viviana Ferrero (M5S) – e dobbiamo creare, attraverso i mediatori, ponti tra le varie culture, per favorire l’inclusione.

Il percorso per arrivare alla proposta di legge, iniziato a Torino, è stato lungo – ha aggiunto Barbara Azzarà (M5S) – e ora sarebbe importante concludere l’iter e fare approvare la legge in Parlamento. Ha quindi proposto alla Commissione la stesura di un ordine del giorno per promuovere l’iniziativa.

Souad Maddahi, mediatrice dell’Ammi (Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali), laureata in mediazione linguistica, ha ricordato che in Italia vivono 5 milioni di stranieri (200mila sono richiedenti asilo e rifugiati) e che è quindi indispensabile offrire loro servizi nelle carceri, negli ospedali e negli uffici pubblici, in particolare per fornire un aiuto nelle pratiche burocratiche, e favorire anche la mediazione intergenerazionale.

Oltre all’utilizzo su singoli progetti, a Torino l’inserimento del mediatore interculturale è ormai strutturale, con più di 21mila ore all’anno di mediazione – ha affermato Maurizio Pia della Divisione Servizi Sociali della Città di Torino – ma sarebbe utile stabilizzare e implementare i servizi a livello nazionale.

I mediatori – ha aggiunto il mediatore Walter Marin – sono infatti fondamentali per ridurre e prevenire la conflittualità sociale e, quindi, i costi complessivi per la società.

Massimiliano Quirico