Un futuro di migrazioni per cause ambientali

Nella normativa relativa alle migrazioni e alle forme di protezione e tutela previste per i migranti si considerano fattori economici, di salute, o rischi per l’incolumità o la libertà personale nel proprio paese, ma non le emergenze ambientali come, per esempio, desertificazione, salinizzazione, allagamento dei suoli.  Attualmente vi sono 32 conflitti nel mondo per l’accesso all’acqua e le stime attuali prevedono per il futuro un numero maggiore di sfollati e migranti ambientali rispetto ad altri tipi di migranti. Lo ha spiegato Eleonora Artesio (Torino in Comune) illustrando la mozione presentata al Consiglio comunale e sottoscritta da Consiglieri del Movimento 5 stelle, del Pd e di Lista Civica per Torino, che sollecita il riconoscimento dello status di rifugiato/a ambientale a quei migranti che provengono da zone del mondo “ad alto livello di crisi ambientale e desertificazione.
La mozione, approvata, impegna la Sindaca ad inviare all’Anci, la richiesta a nome del Consiglio Comunale, indirizzata al Parlamento e al Governo italiano, affinché “siano varate disposizioni che riconoscano forme di protezione internazionale, analoghe allo status di rifugiato e a quello di protezione sussidiaria, per chi proviene da paesi ad alto livello di crisi ecologica”.
L’atto inoltre sollecita l’emanazione di appositi decreti – all’articolo 20 del Testo Unico Immigrazione, laddove si stabilisce che il Governo deve definire “le misure di protezione temporanea da adottarsi, anche in deroga a disposizioni del presente testo unico, per rilevanti esigenze umanitarie, in occasione di conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in Paesi non appartenenti all’Unione Europea”.
Si chiede inoltre che siano fornite, alle Commissioni Territoriali per il Riconoscimento della Protezione Internazionale, opportune indicazioni sull’applicazione ai profughi ambientali delle disposizioni di cui alla
Convenzione Internazionale di Ginevra sullo status del rifugiato, in particolare nei casi in cui l’impossibilità o l’incapacità dello Stato di provenienza e/o di transito di intervenire per garantire un ambiente dignitoso configuri una fattispecie di persecuzione.

Viene anche richiesta l’organizzazione di cicli di incontri con esperti sul tema dei cambiamenti climatici e gruppi di lavoro nazionali o internazionali sui cambiamenti climatici e il loro futuro impatto sul pianeta e (con sede a Torino) sui requisiti richiesti ai migranti, in riferimento alle aree di provenienza per il riconoscimento della status di rifugiato ambientale.

Silvio Lavalle