Torino 2026: in discussione la delibera della maggioranza e l’ordine del giorno di alcune opposizioni

La pista di pattinaggio su ghiaccio di via Massari, utilizzata per gli allenamenti durante le Olimpiadi invernali

Il Consiglio comunale ha discusso, questo pomeriggio, una delibera di iniziativa consiliare firmata da 19 consiglieri del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle che esprime la volontà di proseguire il percorso di candidatura di Torino ai Giochi Olimpici invernali del 2026, vincolandolo a determinate condizioni.
Il provvedimento, illustrato in aula dalla capogruppo del Movimento 5 Stelle, Valentina Sganga (prima firmataria), sarà votato in una seduta straordinaria di Consiglio, essendo stati presentati numerosi emendamenti (186) da parte di Deborah Montalbano, del gruppo consiliare “Uscita di sicurezza”.
L’atto indica 12 punti “qualificanti e vincolanti” per Torino 2026.
Si dovrà partire dall’analisi dell’esperienza Torino 2006 e realizzare l’analisi costi/benefici dei Giochi 2026. L’evento dovrà essere considerato parte di una strategia a lungo termine con ricadute positive su occupazione, trasporti, recupero edifici e suolo, emissioni zero e investimenti per innovazione 4.0.
Le transazioni, basate su blockchain, dovranno essere tracciabili per contrastare eventuali fenomeni legati a corruzione e possibili infiltrazioni mafiose.
Occorrerà definire un tetto massimo di spesa pubblica, garanzie di controllo della spesa, copertura da sforamenti a carico di privati e nessun debito per gli enti locali.
Si dovrà redigere un protocollo di intesa con gli enti preposti per la verifica degli appalti, il consumo di suolo dovrà essere pari a zero mentre bisognerà mettere in atto azioni di sensibilizzazione sui cambiamenti climatici.
Sempre in ambito ambientale, bisognerà prevedere una strategia Rifiuti zero e Plastic free e applicazione dei principi di Economia circolare.
La mobilità dovrà essere principalmente elettrica, sostenibile e accessibile.
Al termine dell’evento, servirà la garanzia dell’utilizzo costante degli impianti sportivi mentre occorrerà incentivare la pratica sportiva con particolare attenzione alle fasce deboli, svantaggiate, soggetti con disabilità e terza età.
Una rilevante quota dei villaggi olimpici realizzati in città, energeticamente autosufficienti, dovranno essere recuperati ai fini residenziali.
I fornitori dovranno essere puntualmente pagati mentre dovranno essere regolamentate mansioni e riconoscimento dei volontari, escludendo forme di impiego vicine al lavoro, a costo zero.
Il dibattito ha visto anche la discussione congiunta con la proposta di ordine del giorno avanzata da parte di esponenti dei gruppi consiliari Pd, Lega, Moderati, Forza Italia, Lista civica per Torino (primo firmatario Stefano Lo Russo) che sottolinea l’aspetto “qualificante” degli stessi punti descritti nella delibera di iniziativa consiliare, sottolineando come i Giochi olimpici del 2006 siano state un volano per l’immagine non solo della Città di Torino ma anche del territorio circostante. Anche questo atto sarà votato successivamente

Valentina Sganga – capogruppo del Movimento 5 stelle: ha definito un “delirio di onnipotenza” la richiesta del Coni di un sostegno pieno e incondizionato alla candidatura da parte del Consiglio. “Si chiede a un organo elettivo di rinunciare alle sue prerogative pur di massimizzare la sue chance di candidatura. Sono persuasa – ha concluso – che si tratti di un tentativo per eliminare Torino dalla corsa”. Con questa delibera “sanciremo l’impegno a portare avanti col sostegno del Consiglio la nostra proposta di candidatura con un sostegno che è condizionato dal mandato ricevuto dagli elettori”.
Sganga ha definito erronea da parte delle minoranze la stesura di un ordine del giorno su questo tipo di tema. Un errore forse causato da “euforia olimpica”, un euforia “che può giocare brutti scherzi, scherzi che possono creare debiti da miliardi di euro”.
Nell’ordine del giorno “si leggono i 12 punti proposti dalla maggioranza, un gesto di apertura nei nostri confronti in cui credono così poco che concludono con l’accettazione del punto quattro del documento del Coni: quello che richiede l’accettazione incondizionata. Visto che è nostro dovere tutelare anche la ragionevolezza di quanto avviene in aula è chiaro che per noi l’atto è irricevibile”.
Diverso il discorso per la nostra delibera, ha proseguito Sganga:” La minoranza ha dimostrato di essere disponibile ad arginare il nostro suicidio politico (parole vostre), con il suicidio economico della Città, che proponete assieme alla disponibilità a fare nuovo debito”.
“Noi siamo qui invece per porre condizioni con la ragione, la dialettica e se necessario col dissenso che voi vedete come un vulnus e che tentate di utilizzare per spaccare la nostra maggioranza e invece è un valore, una forza creatrice, anche se è molto più faticoso dell’accettazione prona  e ci consente di essere qua a parlare di futuro, un futuro diverso.

Stefano Lo Russo (Pd): si discute finalmente di vocazione di Torino. La ratio di un ordine del giorno, in questo caso, ha spiegato, dipende dal fatto che ci aspettavamo che fosse Appendino a trasmettere le decisioni della Città.
In questo atto si fa riferimento e si recepiscono i 12 punti del Movimento 5 stelle come qualificanti, anche se alcuni sono ridondanti come quello che propone gli “appalti senza corruzione”, così come è successo nel 2006, fatto da tutti riconosciuto e diventato oggetto di studio da parte di altre amministrazioni. “Allora forse non tutto fu perfetto ma non successe nulla che giustifichi l’iniziativa di Carretto, peraltro tardiva, di chiedere una commissione d’inchiesta su quelle Olimpiadi”.
“Noi esprimiamo il pieno e incondizionato sostegno del Consiglio comunale alle Olimpiadi, richiesta ovvia e minima avanzata dal Coni”.
“Abbiamo – ha proseguito –  una dotazione impiantistica di livello, abbiamo una vicinanza fisica alle montagne e una esperienza che i nostri competitor non hanno. La sindaca ha vanificato tutto ciò”.
Lo Russo ha poi criticato una serie di circostanze come l’incarico di valutazione affidato all’architetto Sasso “grillino non eletto, amico di Grillo”. Un incarico da 39.900 euro “per non fare 40.000 ed evitare così la gara”, o l’invio di Luca Pasquaretta  “che adesso risulta in ferie, a Roma a battere i pugni sul tavolo del Coni e a dire che Torino non fa squadra con nessuno”. “Lei, Appendino, fatto unico nella storia della Città, ha chiamato il vicepresidente del Consiglio dei ministri per mettere d’accordo i suoi, cosa che lei non è in grado di fare. E lui viene a fare una riunione di maggioranza a Torino. Lei ha sempre avuto bisogno di un supporto, prima Giordana, poi Pasquaretta, poi Di Maio. Ma pensate di andare avanti così fino al 2021?” ed al gruppo consiliare di maggioranza:” Siete dei geni, avete messo sotto scacco talmente bene la sindaca da obbligarla a porre condizioni al Coni il quale, in fatto di Olimpiadi, è invece a casa sua. Per dare comunque sostegno alla candidatura sperando in un vostro ravvedimento abbiamo proposto tre emendamenti”.  L’analisi costi benefici “di un ente terzo” lasciamola fare al Coni, ha detto, e non si escludano a priori sinergie quando si tratta di costruire una candidatura italiana che abbia qualche possibilità di successo. “Lei Appendino – ha concluso Lo Russo – ha l’enorme possibilità di dimostrare che non è vero quello che io ho detto. Lei ha ancora qualche giorno per fare delle vostre proposte qualcosa che sia cogente ma che non rappresenti una sberla in faccia al Coni. Se non lo fa regalerà la golden share dei prossimi tre anni di governo alla sua maggioranza che la userà ogni volta per qualcosa di diverso”.

Roberto Rosso (Noi con l’ Italia): Mentre a Torino si chiacchiera, il CONI si orienta su Milano.  Come già ho detto, sono stato colpito dalla svolta della sindaca e del Movimento Cinque Stelle che hanno voluto dare una prospettiva olimpica a Torino. In questo, dobbiamo aiutarli. I due documenti proposti non sono così distanti, ma va detto che il CONI ha chiesto una resa incondizionata, neanche fosse il generale Eisenhower, il che non è proprio delle regole democratiche né delle prerogative di un organo tecnico. Se tutti abbiamo a cuore questa città e il Piemonte dobbiamo raggiungere una convergenza, la sindaca sia generosa e si apra al confronto. Condizioni come quelle della sostenibilità ambientale ed economica sono condivisibili da tutti. Non diamo per scontata la perdita dell’occasione olimpica, possiamo ancora fare qualcosa. Io spero che in futuro si possano trovare accordi su TAV, tangenziale est, metropolitana: non dobbiamo sottovalutare la svolta del M5S a Torino. Appendino e Lo Russo si incontrino per creare le condizioni di un accordo, Bisogna cercare di vincere.

Francesco Tresso (Lista civica per Torino) In quest’aula va in scena il teatro dell’assurdo e in gran parte ne è responsabile la sindaca. A Milano si è votata una delibera di giunta poi portata in Consiglio, a Torino sindaca invece si è mossa in solitudine senza confrontarsi con le categorie o con noi dell’opposizione, che pure rappresentiamo parti di questa città, per poi dover chiamare Di Maio. Non si è posta il problema di dare forza alla candidatura con un’azione unitaria, come si era fatto in vista del 2006. Le olimpiadi sono un fattore di sviluppo per un territorio, pensiamo che a Torino si sono persi il 50% dei posti nell’edilizia. Il CONI ha chiesto della garanzie, la sua missione è portare a casa le Olimpiadi e la sua richiesta di adesione incondizionata viene anche dalla vicenda di Roma: ma ci sono spazi di discussione. Anche se compromessa da molte azioni della maggioranza, c’è ancora una possibilità. Nella delibera proposta dalla maggioranza, che si vuole alternativa al nostro ordine del giorno che pure riprende gli stessi punti, ci sono un paio di punti che sembrano inseriti per indurre il CONI a non scegliere Torino. Una sinergia con Milano, che pure vedesse Torino e le sue valli come baricentro, sarebbe stata possibile e avrebbe rappresentato un’opzione forte e attrattiva.

Osvaldo Napoli (Forza Italia): Mi sembra di vivere in un bruttissimo sogno, mi chiedo se siamo davvero a Torino. La maggioranza ogni giorno fa qualcosa che va contro la candidatura di Torino e si muova affinchè il Coni abbia sempre da riprendere l’amministrazione cittadina. Un errore è l’idea di istituire una Commissione d’inchiesta sulle Olimpiadi invernali del 2006, quando non c’è mai stato nessun atto giudiziario. C’è stata invece una trasformazione della città e delle valli. Cosa sarebbe stato, per esempio, delle piste sciistiche obsolete?

Damiano Carretto (Movimento5stelle): Vorrei parlare della delibera, perché mi pare che la minoranza non voglia capire. La sindaca Appendino e la maggioranza non sono disposti a ripetere gli errori di Torino 2006 e si intende presentare una relazione proprio per evitare questo. E questa delibera va verso la direzione di non fare debiti, gestire le ricadute positive e negative. E’ assurdo che il Coni emani 13 punti come condizioni che tendono a escludere la candidatura di Torino. L’Ordine del giorno della minoranza chiede che il Coni possa modificare la proposta di Torino relegando i consiglieri comunali al ruolo di passacarte. Quindi, così chiedendo nel documento, la minoranza dice che la nostra proposta è debole. Credo che la minoranza dovrebbe votare favorevolmente la delibera e ammettere gli errori di Torino 2006.

Fabrizio Ricca (Lega nord): Questa maggioranza è passata da un no incondizionato alle Olimpiadi a un sì ai Giochi. E’ una presa di coscienza rilevante; le Olimpiadi si vogliono fare. Se penso agli ultimi mesi con i no a priori dei consiglieri della maggioranza constato come le cose siano cambiate.
Le forze che nelle passate amministrazioni hanno organizzato i Giochi sottoscrivendo l’ordine del giorno oggi al voto hanno ammesso implicitamente gli errori fatti per l’edizione del 2006, e io l’ho sottoscritto.
Questa candidatura non è un’occasione del sindaco Appendino o del Consiglio comunale, ma dei due milioni e mezzo di persone che vivono attorno al turismo nelle valli da tanti anni e che nel 2006 ebbero grandi risultati. Ed è fondamentale ripetere i giochi olimpici per loro.
Oggi c’è un’altra sfida del tutto diversa da quella del 2006: Torino deve capire se vale la pena sviluppare un asse anche con Milano. Le montagne piemontesi con i soldi di Milano, per capirci.
La prossima sfida sarà quella con il CIO, per ricordarci che ci saranno tanti altri passaggi prima della decisione finale.
Un’aggiustata alla delibera al voto andrà data, pensando alle persone che trarranno vantaggi dalle Olimpiadi con un nuovo volano per l’economia. Tra otto anni molti di noi non saranno più qui in Consiglio e lo scenario politico si modificherà, ma Torino deve continuare ad essere protagonista dando una linea di indirizzo, pur sapendo che la Città non ha oggi le competenze per incidere in modo così forte su scelte nazionali e internazionali.

Alberto Morano (Lista civica Morano): La candidatura olimpica è una vicenda importante che merita qualche riflessione. In passato se le cose non funzionavano era colpa di Chiamparino, di Fassino o dei conti in disordine. Mai una volta Appendino in questi anni di Governo ha ammesso le proprie colpe, specie quando si è dimostrata incapace di gestire la propria maggioranza.
Oggi è presentata una delibera irricevibile, in contrasto con quanto chiesto dal CONI. Mi chiedo se qualche esponente della Giunta conosce il significato delle parole, quando il CONI chiede il pieno e incondizionato sostegno alla candidatura della Città. Così come sarebbe servito un piano finanziario di sostegno al dossier.
E invece si presenta una delibera che prende in giro il Consiglio. Stiamo facendo una brutta figura danneggiando gravemente l’immagine della Città, ponendo condizioni inaccettabili che ci escludono dalla competizione. Torino sarà esclusa e il colpevole chi sarà? Io dico fin da subito che il colpevole sono il sindaco e la sua maggioranza.
Ribadisco il mio totale sostegno alla Torino “olimpica” ma non voterò contro questa delibera se non sarà modificata, è un atto che prende in giro il Cio, il Coni e i torinesi.
Non commento infine la mozione M5S sulla Commissione d’inchiesta per le Olimpiadi del 2006, non vale la pena perdere tempo a commentare le pagliacciate.

Piero Fassino (PD): Bisogna andare alla sostanza delle cose: le volete le Olimpiadi o no? Non potete dire no a una città che le vuole ed è orgogliosa delle Olimpiadi 2006! Una parte della città vive ancora del successo e della rendita di quelle Olimpiadi. Se ci si vuole candidare, bisogna farlo con passione ed entusiasmo, come fanno Milano e Cortina. E se ora si possono fare con minori costi è perché sono già stati fatti investimenti (Oval, Pala Isozaki, piscina olimpionica, stadio olimpico, ecc.), grazie al 2006, non in conseguenza del 2006! Ma non possiamo proporre criteri diversi da quelli stabiliti dal Cio: altrimenti, non otterremo mai la candidatura. E si deve cercare un consenso con tutte le forze politiche e la società civile. Se Torino perderà quest’occasione, la città ne farà carico a lei, Sindaca.

Eleonora Artesio (Torino in Comune): Quando discuteremo delle opportunità e dei benefici o dei rischi legati alle Olimpiadi? Non lo abbiamo ancora fatto! La questione delle condizioni, poi, è risibile. Gli elementi posti (riduzione rifiuti, mobilità sostenibile, turismo dolce, ecc.) sono ampiamente prevedibili da qui al 2026. Le vere condizioni le porrà una legge nazionale! Oggi si fa una recita, funzionale ai rispettivi obiettivi politici, sia per la maggioranza che per le minoranze. Questo dibattito è deludente… Non si sa cosa resterà da questo grande evento, né chi ne beneficerà. Sarebbe stato utile indire un referendum consultivo per capire se la città davvero vuole le Olimpiadi!

Maria Grazia Grippo (PD): Abbiamo fatto un passo avanti nei confronti dell’evento olimpico. Noi non vogliamo arrenderci e speriamo che anche la sindaca non voglia farlo. Noi lo dimostriamo presentando un atto di indirizzo ed emendamenti ad una delibera irricevibile così come è stata presentata. Emendamenti che ci aiutino ad andare nella direzione dei criteri che potranno darci una possibilità e non affossare il sogno olimpico. Pensiero di molti che siedono dall’altra parte dalla Sala Rossa. Non dobbiamo arrenderci anche per senso di responsabilità verso tutti quei sindaci delle valli che ripongono aspettative concrete per i possibili investimenti che verranno con l’evento olimpico. La sindaca è anche sindaca della Città metropolitana, non va dimenticato. Non possiamo scegliere senza tenere in considerazione queste aspettative. Possiamo anche mandare al macero quelle aspettative, con una maggioranza che fa del dissenso una bandiera, se non capiamo che le altre città fanno invece del consenso un valore aggiunto. Se gli emendamenti alla delibera non verranno compresi dai consiglieri dissidenti, spero vengano compresi dalla sindaca. Perché ci sono destini più larghi dell’autocelebrazione della maggioranza che ci governa.

In conclusione di dibattito è intervenuta la sindaca Chiara Appendino: Lunedì scorso abbiamo già affrontato un lungo e costruttivo dibattito in cui ci siamo confrontati e abbiamo condiviso, anche con la minoranza, i dodici punti riportati oggi nelle delibera che stiamo discutendo. Ma le condizioni dal 2006 al 2026 sono cambiate. Se oggi siamo in una situazione di piano di rientro è impossibile impegnarci con CONI e CIO e dire facciamo debito, perché non saremmo credibili. E trovo strano, allora, ritenere inaccettabili quei dodici punti da parte delle minoranze. Quando si parla di controllo della spesa è assolutamente legittimo che ci sia preoccupazione. In un’intervista odierna, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, spiega che non deve essere normale ottenere l’organizzazione di grandi eventi sportivi, chiedere un contributo al Governo e spendere una cifra doppia. Per Giorgetti chi vuole organizzare un grande evento deve presentare un progetto credibile con un piano di fattibilità analitico. Credo che questo ragionamento sia in linea con quanto questo Consiglio comunale ed in particolare questa maggioranza, in modo condiviso, sta ponendo come questione. Credo che in questa delibera stia ponendo con forza il modello in cui crediamo. Siamo l’unica città metropolitana che ha fatto un lavoro complesso e condiviso con i singoli sindaci. Il valore aggiunto di questa delibera è avere dato risposte ad alcune legittime preoccupazioni emerse in tutte le città che si stanno candidando, non solo in Italia. La forza di questa candidatura, che non ho alcuna paura di portare avanti, è proprio il provare a dare risposte a legittime preoccupazioni quando un territorio si impegna nell’organizzazione di un evento così importante. Non è surreale fare un’analisi costi benefici. Di più, un’analisi di questo tipo su un territorio come quello di Torino e i comuni della Città metropolitana, dove già esistono infrastrutture, porterà a dire che, in senso stretto, le olimpiadi dovrebbero costare meno qui, rispetto ad altre località. Ma non è possibile dire che tutto quello che è successo nel 2006 ha funzionato. Alcune cose no, ad esempio nella gestione del post olimpico. Vedi la gestione del villaggio all’ex MOI. Il vantaggio di questa candidatura è che, sulla base di quell’esperienza potremmo gestire in modo diverso il post olimpico. Non dobbiamo però avere paura di porre condizioni che siano tutelanti anche per le generazioni future. Per questo è legittimo non volere fare debito. E credo che sia responsabile dire che non vogliamo fare la stampella di Milano. Se facciamo da soli il progetto è più credibile ed è sostenibile dal punto di vista economico ed ambientale. A noi la capacità di proporre un modello alternativo. Credo nel dossier che abbiamo presentato e nel contenuto di quel dossier. Infine, è corretto che il CONI chieda al Consiglio comunale, e non alla Giunta, di esprimersi sulla candidatura, ma non è corretto chiedere di farlo in modo incondizionato. Rileggendo i paletti posti dal CONI, vedo un vantaggio nei confronti di Milano. Significa che dobbiamo continuare a combattere, a sostenere il nostro modello, a sostenere i punti in cui crediamo. Perché le Olimpiadi non vanno fatte comunque, ma possono rappresentare un’opportunità purché fatte in un certo modo e coerenti con il piano di sviluppo della nostra città.