In Piemonte le ecomafie cubano il 2,5 per cento del giro di affari nazionale

La curiosità legata alla provenienza dell’etimo resta significativa a distanza di anni. Con la parola Ecomafia si intende il settore della mafia che gestisce attività altamente dannose per l’ambiente come l’abusivismo edilizio e lo smaltimento clandestino dei rifiuti tossici. Coniato da Legambiente nel 1994, il lemma è approdato nel 1999 nel vocabolario italiano della Zingarelli.
Traendo spunto dall’aggregazione dei dati provenienti dalle diverse forze dell’ordine, Legambiente elabora da molti anni un rapporto annuale nel quale riporta i dati di sintesi del fenomeno.
Alessandro Risi di Legambiente Piemonte ha illustrato alla Commissione consiliare Ambiente e alla Commissione speciale Legalità le caratteristiche dell’ultimo rapporto presentato nel 2017, nel quale evidenzia il ruolo preminente della “zona grigia” dove le ecomafie prosperano quando le pubbliche

amministrazioni vacillano.
La legge 68 del 2015 – ha detto Risi – garantisce nuovi strumenti a disposizione dei magistrati e delle forze dell’ordine, dalla reclusione all’arresto in flagranza, sino alla possibilità di utilizzare le intercettazioni telefoniche ambientali.
A due anni dall’entrata in vigore della normativa il 30 per cento del totale dei reati ambientali è imputabile alla legge del 2015. Si sono registrate 971 denunce di persone fisiche, 43 denunce di aziende e 133 beni sono stati sequestrati per un valore di 15 milioni di euro. Diciotto gli ordini di custodia cautelare emessi.
Imponente il giro di affari per circa dieci miliardi di euro. Le voci più significative sono la gestione dei rifiuti speciali (3,1 miliardi), l’abusivismo edilizio (2) e gli animali e la fauna selvatica relativi ai fenomeni dei racket (2,8).
In Piemonte la situazione è sostanzialmente positiva, ha detto Risi. Il volume di affari su scala regionale pesa attorno al 2-2,5 per cento del valore complessivo. Non è una novità la presenza nel territorio piemontese della mafia calabrese, della ‘ndrangheta, come delle operazioni malavitose operanti soprattutto sul ciclo del cemento. Non c’è dubbio occorrano delle leggi migliori, ha affermato l’esponente di Legambiente, ma non è sufficiente. Quello che davvero serve – ha concluso Risi – è una maggiore educazione ambientale e alla legalità per togliere linfa alla zona grigia.
Ulteriori approfondimenti, in particolare sulla situazione locale, saranno effettuati nel corso di altre sedute della Commissione speciale di promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi.

(Roberto Tartara)