Turismo a Torino: bene per alcuni male per altri

Un'immagine del salone del gusto 2016

All’assessore al commercio e turismo Alberto Sacco non vanno bene le critiche rivoltegli dalle minoranze consigliari nel corso di una interpellanza generale in Consiglio comunale.
Da loro viene l’accusa di non avere una visione strategica della promozione e dello sviluppo turistico della città e di andarsene in giro per fiere enogastronomiche in veste, lui stesso, di turista.
Aldilà delle iperboli cui spesso ricorre la polemica politica, la contestazione è di avere su Torino dati di incremento deboli a fronte delle percentuali a due cifre di cui pare abbiano beneficiato altre località italiane.

Sacco, dopo aver spiegato che l’essere andato in Francia per riuscire a portare a Torino la finale europea del Bocuse d’or (11 e 12 giugno prossimi) è un bel risultato, e non turismo, ha rintuzzato gli attacchi enumerando le iniziative sue e della sua parte politica.

Chi faccia più punti nel serrato pingpong di dati ed analisi rilanciati tra Consiglieri di maggioranza e di minoranza non è facile stabilirlo. Sacco cita i numeri della Regione Piemonte che danno un +8.41% di arrivi nel 2017 rispetto all’anno 2016, superando quota 1.200.000 persone, e un +1.52% sulle presenze, pari ad oltre 3,7 milioni di pernottamenti. Airbnb, la nota piattaforma di alloggi privati in affitto ai turisti dichiara un incremento nel 2017 del 30% per un totale di 144.000 pernottamenti. Un dato, commenta Sacco che andrebbe integrato con quello delle altre piattaforme esistenti. Sono numeri che potrebbero compensare l’indebolimento delle presenze nel settore alberghiero vero e proprio… e anche in questo senso si potrebbe dire che  per alcuni va male e per altri va bene.

Buone notizie dall’aeroporto di Caselle che nel 2017 ha superato un record storico con i suoi 4.2 milioni di passeggeri, con un aumento del 3,8%, grazie a molte nuove rotte ed accordi, come quello con costa Crociere.

Infine Sacco si proietta nel futuro prossimo col suo piano strategico: prevedendo di dedicare l’anno 2018 al cibo, il 2019 a Leonardo (“stiamo lavorando con Palazzo Reale e le altre istituzioni”), e il 2020 al cinema. Dai primi di giugno, annuncia “avremo una fitta sequenza di eventi: Salone dell’auto (molto rinnovato), Bocuse d’or, Primo festival del caffe, poi un altro grande evento, poi il Salone del gusto, poi Dolci portici e la Vendemmia in città e altri ancora”. Nel frattempo, assicura, si lavora alla costruzione di un “brand Torino”, attualmente mancante, e ad una cabina di regia per coordinare gli eventi in città. “Inoltre svolgiamo attività di co-marketing con aziende di territorio e ATL”. Infine la promessa di una festa di San Giovanni, il 24 giugno sorprendente e inedita in Europa.

Dall’altra parte i numeri del turismo internazionale in calo, secondo alcuni, oltre che per la perdita di alcuni grandi eventi, anche per un progressivo appannamento dell’immagine internazionale di Torino (si citano le limitazioni della circolazione e la tragedia di piazza San Carlo).

Per alcuni c’è “fatalismo”, un affidarsi a quel che resta della spinta propulsiva data alla Città in altri anni, una sorta di rendita che però sarebbe in via di esaurimento e poi di nuovo l’assillo per questa visione che mancherebbe. Per altri sono stati fatti errori, come abbandonare il Torino Jazz Festival, salvo dover poi tornare sui propri passi.
Sacco nella replica finale dopo tanti interventi si concede un lamento “…sento sempre le stesse cose”.

Silvio Lavalle