AVIS, una storia operaia di sangue e solidarietà

Una manifestazione dell'AVIS in piazza Castello

E’ una storia operaia, quella dell’AVIS , l’Associazione Italiana Volontari del Sangue. Tanto per cominciare, tutto prese le mosse dall’appello di un medico milanese per trovare dei donatori di sangue, nel 1927, al quale risposero diciassette giovani, tutti operai. I pionieri di un esercito disarmato e generoso che in Italia conta su circa 1.300.000 uomini e donne. E proseguendo sul filone della storia operaia, va aggiunto che qui a Torino, furono le fabbriche, da quelle del gruppo FIAT alle aziende dell’indotto metalmeccanico, a fornire la gran massa dei donatori. Soprattutto, a partire dagli anni Sessanta e Settanta, gli operai di origine meridionale. Lo ha raccontato oggi il presidente dell’AVIS torinese, Graziano Castino, incontrando a nome dei circa trentamila soci i consiglieri e consigliere della commissioni Sanità e Pari opportunità, presiedute rispettivamente da Antonino Iaria e Viviana Ferrero. L’AVIS torinese, fondata nel 1929, si conferma ancor oggi attiva e dinamica: sono state 55.000 sacche di sangue ed emoderivati raccolte l’anno scorso, abbastanza per i bisogni della città e anche per dare una mano ai talassemici della Sardegna e ad alcuni ospedali di città come Roma e Napoli. Cestino, tuttavia, non si era presentato a Palazzo Civico per magnificare le attività dell’AVIS, bensì per segnalare alcune criticità. I donatori attivi sono in calo, anche perché non si riesce ad avere un adeguato turn over: ai donatori che per ragioni di età o di salute non possono più effettuare i prelievi non corrisponde un  corrispondente afflusso di giovani.

Da sinistra, Graziano Cestino, Viviana Ferrero e Antonino Iaria

L’AVIS lavora in questo senso, con attività di promozione nelle scuole rivolte ai diciottenni (solo i maggiorenni possono donare sangue, ovviamente) anche se, si è rammaricato il presidente Cestino, “non tutti i dirigenti scolastici sono  disponibili e molti giovani hanno stili di vita che contrastano con i requisiti richiesti ai donatori”. Perché, purtroppo, le norme sanitarie stabiliscono che per essere esclusi bastano un tatuaggio, l’uso anche occasionale di marijuana, la consuetudine a rapporti sessuali non protetti. Per non parlare, ma questo è un problema dei meno giovani, dei valori di colesterolo e soprattutto trigliceridi, che se eccessivi portano alla sospensione dalle donazioni. Cestino ha anche sottolineato  le difficoltà frapposte da alcune aziende ai loro dipendenti,  dato che per legge la donazione comporta un  giorno di riposo, citando anche il caso di aziende private  o anche partecipate dalla Città di Torino, come GTT o AMIAT, che scomputerebbero i giorni di riposo per donazione dai premi di produzione. Resta poi il più generale problema di una cultura della donazione, di sangue in questo caso ma anche di organi e tessuti, che stenta ad affermarsi pienamente e che avrebbe bisogno di maggiore promozione.

Donazione di sangue presso il centro trasfusionale AVIS di via Piacenza 7

La relazione di Graziano Cestino ha acceso l’interesse dei consiglieri, intervenuti in molti (Magliano, Lo Russo, Ferrero, Tisi, Iaria e Grippo) che hanno formulato varie proposte, da quella di un sopralluogo presso uno dei centri di prelievo dell’AVIS ( si trovano in via Piacenza 7 e, poco fuori città, a Pianezza) all’organizzazione di iniziative di promozione, quale potrebbe essere una donazione collettiva di sangue da parte  dei componenti delle assemblee elettive (i Consigli comunale, di Circoscrizione e Metropolitano), sino ad un intervento nei confronti delle aziende partecipate sul trattamento riservato ai donatori. Nelle prossime settimane saranno valutate le diverse ipotesi di lavoro. Intanto un appello: donate sangue, soprattutto in questi mesi estivi nei quali cresce la domanda e diminuiscono le donazioni. La donazione è sicura, effettuata con l’ausilio dii medici specializzati, in condizioni di assoluta sterilità: basta presentarsi in un centro trasfusionale dell’AVIS o di altre associazioni di donatori, prima della donazione vera e propria si effettuano una visita medica e analisi di campioni di sangue, nell’interesse del paziente che riceverà la donazione ma anche di chi offre generosamente il suo sangue. E l’ago utilizzato per i prelievi, davvero non fa male. Per informazioni, http://www.avistorino.it

Claudio Raffaelli