L’Università di Torino celebra Pinin Brambilla Barcilon

Alla cerimonia, per la Città di Torino, è intervenuta la consigliera Carlevaris (con la fascia tricolore).

L’Università degli Studi di Torino ha reso omaggio alla restauratrice Pinin Brambilla Barcilon, nata a Monza nel 1925, conferendole una laurea honoris causa in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, “per aver conservato alle presenti e tramandato alle future generazioni il nostro patrimonio artistico e per aver insegnato che il restauro serve a vedere e rivedere con occhi sempre nuovi le opere d’arte”.

All’evento del 27 settembre 2019, nell’aula magna della Cavallerizza Reale, è intervenuta – in rappresentanza della Città di Torino – la consigliera Cinzia Carlevaris.

Dopo i saluti del Rettore Gianmaria Ajani, e del direttore del Dipartimento di Studi Storici Gianluca Cuniberti, nella sua laudatio, Maria Grazia Failla ha spiegato che, solitamente, il restauro è reversibile e riconoscibile, è un atto storico, immerso nella propria epoca, ma non sempre è così.

Il restauro dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci – il lavoro più famoso curato da Pinin Brambilla Barcilon, durato 22 anni, dal 1978 al 1999 – è però stato il più rivoluzionario mai tentato. Brambilla ha liberato l’opera, millimetro per millimetro, dalle ridipinture e ha restituito al mondo uno dei dipinti più celebri.

La cerimonia del 27 settembre 2019 alla Cavallerizza Reale.

Pinin Brambilla Barcilon, commossa, ha ringraziato tutti i presenti alla cerimonia e si è congratulata con l’architetto Stefano Trucco, presidente del Centro per la Conservazione e restauro “La Venaria Reale”, che ha visto nascere e svilupparsi.

Ho avuto una lunga e intensa vita professionale – ha detto – grazie a tanti compagni di viaggio. Ho sempre avuto un rapporto intimo con le opere d’arte e ho visto rivoluzionare il mondo del restauro.

Ho studiato duramente con l’architetto Mauro Pellicioli – ha spiegato – e ho dovuto superare le diffidenze di chi, nel dopoguerra, non vedeva di buon occhio le donne sui ponteggi.

Il restauro – ha affermato – richiede empatia con l’opera d’arte: si esercita non solo con le mani, ma con la mente e il cuore, con umiltà e grandissimo senso di responsabilità.

Il restauro dell’Ultima cena di Leonardo – ha concluso – è stata una conquista lunga, sofferta, centimetro per centimetro, giorno dopo giorno, che ha richiesto una rigida disciplina: quasi un castigo.

Massimiliano Quirico