Huellas: una mostra fotografica sul lavoro minorile. All’ILO

Una mostra fotografica

per affrontare un tema delicato, quello del lavoro minorile, è stata inaugurata, ieri pomeriggio, presso il campus dove ha sede il Centro internazionale di formazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), nella zona di Italia ’61. Huellas (impronte) è un estratto di quaranta fotografie documentarie che riflettono i volti di bambini e adolescenti nella Repubblica di Panama. Paese che, dai primi anni di questo secolo, ha lanciato alcune iniziative per promuovere la consapevolezza di un trattamento equo dei bambini e ha realizzato  campagne e progetti per sradicare il lavoro minorile. La mostra, allestita in collaborazione con ILO, nasce da un progetto che vede coinvolte le due istituzioni firmatarie, nel novembre del 2017, di un accordo di cooperazione per la promozione di progetti di formazione e programmi su questioni relative al lavoro dignitoso e alle norme internazionali del lavoro.

L’intervento di Marina Pollicino

All’inaugurazione della mostra erano presenti: Yanguo Liu, direttore del Centro internazionale di formazione dell’ILO, Luis Ernesto Carles, ministro del Lavoro di Panama, Alcibiades Vasquez Velasquez, ministro dello Sviluppo sociale e, in rappresentanza della Città di Torino, la consigliera comunale Marina Pollicino. Nel suo saluto, Pollicino ha ricordato come “la nostra Amministrazione, come quelle che l’hanno preceduta, ha sempre dedicato grande attenzione alla condizione dei minori nei processi d’inclusione di cittadinanza consapevole tra diritti e doveri”. La consigliera ha poi concluso il suo intervento ricordando che “la consapevolezza della dimensione globale del fenomeno del lavoro minorile (nel mondo lavorano 218 milioni di bambini di età compresa fra i 5 e i 17 anni. Tra loro, 152 milioni sono vittime del lavoro minorile) invita i governi e gli organismi impegnati a contrastare le pratiche di sfruttamento, a proseguire ed intensificare interventi di cooperazione capaci di invertire una tendenza non più accettabile”.

Marcello Longhin