Un’intitolazione per Giovanna Astrua, celebrità del ‘700

Fetonte precipita con il suo carro

In mattinata nella Circoscrizione 6 un breve sedime stradale è stato intitolato a Giovanna Astrua, grande soprano italiana, nata nel 1720 a Graglia, nel biellese, e deceduta all’età di 37 anni a Torino.

Alla cerimonia hanno partecipato il presidente del Consiglio comunale, Fabio Versaci, la professoressa di canto lirico del Conservatorio Giuseppe Verdi, professoressa Silvana Silbano, la presidente della Circoscrizione, Carlotta Salerno, assieme ai membri della Giunta circoscrizionale.
La cerimonia si è svolta nei locali di via Ghedini 2, l’ex istituto Cimarosa, che da quasi due anni ospita un cohousing per la residenza temporanea di famiglie in estreme difficolta sociali e abitative.
L’intitolazione, fortemente voluta da un gruppo di cittadine e cittadini attivi nella circoscrizione rende onore a quella che Voltaire definì “la voce più bella d’Europa.

In effetti la Astrua, dotata di voce e tecnica sopraffine, era celebre e richiestissima in quasi tutte le corti europee. I suoi guadagni erano di gran lunga superiori a quelli dei più importanti musicisti.
L’artista esordì a Torino nel 1737 e lavorò molto al San Carlo di Napoli, accanto al celebre Caffarelli, pseudonimo di Gaetano Majorano.
Successivamente viaggiò presso le corti Europee. Tra il 1747 e il 1756 lavorò presso la corte di Federico II, sostenendo quattro o cinque rappresentazioni all’anno, con decine di repliche.
Nel 1750 su richiesta dalla Casa Reale è di nuovo a Torino assieme al Caffarelli per esibirsi durante le nozze di Vittorio Amedeo II e di Maria Antonietta Ferdinanda di Spagna.

Qui si esibisce tra altri in Fetonte sulle rive del Po, con musiche del torinese  Giovannantonio Giaj e libretto di Giuseppe Baretti.  L’opera riprende la leggenda di Eridano e di Fetonte il cui carro, nella tradizione, cadde dove oggi sorge la Chiesa Gran Madre di Dio e dove un tempo si ergeva un tempio pagano.

Probabilmente il lavoro eccessivo a cui la Astrua si sottopose nel corso di tutta la sua carriera la privò della voce, ritiratasi a Torino, vi morì di tubercolosi il 28 ottobre del 1757.
Ora il suo nome torna a campeggiare su un cartello ad un angolo di strada, in un quartiere in cui le fanno compagnia altri grandi musicisti del passato, come  Cimarosa, Ponchielli, Ghedini.

Silvio Lavalle