Presentata a Palazzo Civico la ristampa del libro sulla strage del 1922 a Torino

Da sinistra, Gianguido Passoni (Fondazione Istituto Gramsci), la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, Stefano Tallia (Ordine dei giornalisti del Piemonte) e Nino Boeti (ANPI)

Una delle pagine più buie della storia di Torino è stata rivisitata oggi a Palazzo Civico. Per iniziativa dell’Associazione Consiglieri Emeriti, la Sala delle Colonne ha ospitato la presentazione della nuova edizione del volume di Giancarlo Carcano “Strage a Torino. Una storia italiana dal 1922 al 1971”. Pubblicato nel 1972, il libro è stato  ristampato con il sostegno della Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci. Con una mirabile sintesi tra l’attività di ricerca storica e l’inchiesta giornalistica, Giancarlo Carcano – che giornalista lo era –  aveva ricostruito la vicenda del massacro di almeno undici (molti di più, secondo varie fonti)  torinesi fra il 18 e il 19 dicembre 1922 a opera di bande fasciste capitanate da Piero Brandimarte, Una strage che colpì soprattutto lavoratori comunisti e socialisti, ma non solo : con loro caddero sotto colpi di pistola e armi bianche anche il segretario anarchico della FIOM, un consigliere comunale e persone estranee all’impegno politico. Moltissime furono poi le persone ferite, accoltellate o bastonate malmenate, in un’orgia di sangue che le autorità dell’epoca (Mussolini era diventato capo del governo poche settimane prima, incaricato dal re) non soltanto non fermarono, ma lasciarono anche in seguito impunita.

Una giovane attrice dell’associazione Baracca & Burattini durante uno degli intermezzi, tratti dallo spettacolo “Gli altri, li troveranno nei fossi”, che hanno punteggiato la presentazione del volume

Nel suo intervento di saluto in apertura dell’evento, la presidente Maria Grazia Grippo ha ricordato come la presentazione della ristampa del libro di Carcano rappresenti una tappa del percorso di memoria avviato nel 2022, anno del centenario, con una mozione del Consiglio comunale, alla quale avevano fatto seguito una cerimonia nella piazza XVIII Dicembre (dove una targa murale commemora le vittime della strage fascista) e il ricordo in Sala Rossa di Carlo Berruti, consigliere comunale del Partito comunista d’Italia, sequestrato nel suo ufficio e assassinato a colpi di pistola nei prati intorno a Nichelino. La presidente ha anche annunciato la prossima intitolazione del loggiato che si affaccia al cortile d’Onore di Palazzo Civico alla memoria di Berruti.

Numerosi gli interventi che hanno caratterizzato l’evento, svoltosi nella Sala delle Colonne alla presenza di un folto e interessato pubblico. Oltre al presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia, sono intervenuti Gianguido Passoni (già consigliere comunale e assessore, oggi presidente della Fondazione Istituto Gramsci), lo storico Aldo Agosti (che ha ricostruito la persistente ostilità al fascismo che caratterizzò la nostra città anche dopo l’affermazione del regime), i giornalisti Battista Gardoncini, Andrea Ciattaglia, Stefano Garzaro e Laura Carcano (figlia di Giancarlo), il presidente dell’ANPI provinciale Nino Boeti, Maria Grazia Sestero per l’Associazione Consiglieri Emeriti.

Ne è emerso il ritratto di un’epoca caratterizzata da una dura polarizzazione di classe e da una vivace opposizione al nuovo regime, che si andava consolidando in tutti i livelli istituzionali ma senza rinunciare, all’occorrenza, alla violenza squadristica che ne aveva accompagnato l’ascesa. Particolarmente toccante il ricordo delle doti umane e professionali di Giancarlo Carcano (scomparso prematuramente nel 1993, fu consigliere comunale negli anni Settanta) la cui esemplare opera di ricostruzione storica e giornalistica di quanto accadde cent’anni fa è ancora oggi una lettura appassionante, oltre che indispensabile per chiunque voglia conoscere quegli eventi. Inoltre, si sono approfonditi i profili di due dei torinesi assassinati dai fascisti in quei drammatici giorni, in particolare Carlo Berruti e Pietro Ferrero, l’anarchico segretario della FIOM, all’epoca il più forte sindacato torinese. Ferrero, tra l’altro, fu tra tutti gli assassinati colui che ebbe la fine più orribile, legato con una fune a un autocarro e trascinato lungo corso Vittorio Emanuele fino a morirne, orrendamente sfigurato.

Claudio Raffaelli