Minori, il 2% allontanato da famiglie di origine per maltrattamenti o inadeguatezza dei genitori

L'affido di fratelli all'interno della stessa famiglia risulta efficace per il benessere dei minori

La Regione ritiri il Disegno di legge dal titolo Allontanamento Zero”. E’ quanto chiede un ordine del giorno relativo agli affidi di minori, presentato dalla capogruppo del Partito Democratico, Nadia Conticelli, e discusso questa mattina durante la riunione della commissione Servizi Sociali, in congiunta con la commissione Gioventù, presieduta da Vincenzo Camarda.

Il documento chiede il potenziamento dei servizi per le famiglie al posto di un sussidio aggiuntivo come prevederebbe il Disegno di legge e invita a ripensare in modo organico i diversi interventi, prevedendo maggiore collaborazione ed integrazione tra il settore educativo, sanitario e sociale ed una maggior omogeneità territoriale, oltre ad un raccordo con le autorità giudiziarie minorili.

L’ordine del giorno, che sarà prossimamente messo in votazione in Sala Rossa, invita inoltre a prevedere, tra l’altro, una dotazione finanziaria specifica nel bilancio regionale per l’assunzione e la formazione di assistenti sociali, educatori, psicologi e medici.

Il dibattito si è sviluppato dopo la richiesta rivolta proprio al Comune, da parte delle rappresentanti del Tavolo regionale delle Associazioni di famiglie affidatarie, perché l’ente si faccia parte attiva nel ricostruire un clima di fiducia verso l’affidamento, da parte delle famiglie d’origine e da parte delle famiglie affidatarie e si faccia parte attiva con la Regione perché sia ripensato il disegno di legge sull’allontanamento.

E’ stato sottolineato come a Torino i minori in difficoltà seguiti dal Comune, in famiglia o nella sfera familiare, siano il 98%, pari a 12.974. Solo il 2%, quindi, corrispondente a 318 minori, è affidato ad altre famiglie o a comunità.

Perché venga stabilito un allontanamento, è stato spiegato, non viene mai considerato un solo motivo ma molteplici. Tra questi, comunque non rientra la povertà, ma sono contemplati, tra gli altri, l’inadeguatezza genitoriale, la trascuranza grave, il maltrattamento, il sospetto di abuso, dipendenze, problemi giudiziari.

Il numero delle famiglie affidatarie è in diminuzione: sono state 89 nel biennio 2010 – 2012, 83 nel biennio successivo, 65 nel 2016 – 2018, 59 nell’ultimo appena trascorso.

Di qui l’appello di buona parte della maggioranza a rilanciare una situazione che ha visto Torino capofila almeno da quarant’anni. Da parte della minoranza, invece, l’invito ad aprire un confronto con la Regione anche sulla base dei dati in possesso dei rispettivi enti.

Federico D’Agostino