Da Mariupol a Torino, nel segno della solidarietà

I piccoli profughi e profughe di Mariupol oggi in visita a Torino, con accompagnatori e volontari

Bambine, bambini e adolescenti che hanno perso tutto, orfani che hanno dovuto fuggire dal loro stesso orfanotrofio fin dai primi giorni dell’invasione russa dell’Ucraina. Dalla devastata Mariupol verso la Polonia e ora in Piemonte, dove sono ospitati  – insieme alle loro tutrici – dalla Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo di Castellamonte, nel Canavese. Oggi sono venuti a Torino, per una giornata un po’ diversa dalle altre: un pranzo presso l’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco, presso la caserma dei VVF di corso Regina Margherita, prima di visitare il Museo Nazionale del Cinema. Come personaggi di un romanzo di Dickens, educati e con sorrisi velati di tristezza, i piccoli profughi e profughe si sono gustati un momento sereno, avvolti dall’affettuosa simpatia di volontarie e volontarie dell’Associazione e dell’Unicef.

Natalia Meylunas e Nina Limanova, russe ma residenti a Torino da diversi anni, hanno accompagnato i piccoli ucraini nella loro visita in città

In tavola, crostini al paté di carciofo, penne al pomodoro e basilico, polpette con purè, gelato e pasticcini. In cucina, un insegnante del “Colombatto”, prestigiosa scuola alberghiera torinese. Il pranzo, preceduto da un breve e caloroso saluto di un rappresentante della Città di Torino,  si è svolto con un apprezzato sottofondo di musica pop ucraina, a partire dal brano vincitore dell’Eurovision Song Contest 2022 e dalla versione locale dell’ormai globalizzata “Bella ciao”.

Al termine, ricevuti alcuni piccoli omaggi, i giovanissimi ospiti, tra carezze e saluti, ringraziamenti e strette di mano, sono risaliti sul loro autobus per proseguire il programma della giornata. A Castellamonte, rimarranno sino al 30 agosto. Poi, il ritorno in Ucraina: ma non nella loro città di provenienza (Mariupol è ormai devastata e sotto il controllo russo), bensì a Mukhacevo, nella regione dei Carpazi, città più sicura in quanto lontana dalle attuali aree di combattimento.

Claudio Raffaelli