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da venerdì 14 marzo 2008

Un giardino per
Peppino Impastato

Incalzante il ritmo della canzone "I cento passi", dei Modena City Ramblers, cantata da centinaia di bambini delle scuole di Barriera di Milano, in omaggio alla lotta contro la mafia di Peppino Impastato. Con loro molti altri ragazzi delle elementari e delle medie con palloncini e cartelli colorati contro la mafia e a favore della legalità. Questa la cornice festosa intorno allo scoprimento della targa, con inciso il nome del giornalista siciliano, ucciso trent'anni fa e che, da venerdì 14 marzo, dà il nome al giardino di largo Sempione. Il tricolore è stato sollevato dal presidente del Consiglio comunale di Torino e dal fratello di Peppino, Giovanni Impastato.
Introducendo la cerimonia, il presidente della Sala Rossa ha ricordato la vita del ragazzo di Cinisi, sottolineandone soprattutto la sua scelta di campo: "Peppino - ha detto - "si è opposto al codice di comportamento della mafia, alla quale era legata la sua stessa famiglia. Ha scelto la cultura dell'informazione contro la cultura mafiosa, la cultura del dire contro la cultura del tacere, la denuncia contro l'omertà, la giustizia contro l'illegalità, la democrazia contro l'oligarchia mafiosa. Peppino Impastato è il simbolo di chi vuole lavorare e lottare nella legalità per far crescere la propria terra", ha invece sottolineato il prefetto di Torino Giosuè Marino. Rivolgendosi ai ragazzi, l'assessore al Sistema educativo ha invece detto che la scuola è il luogo dove si impara la cultura della democrazia mentre il presidente della Circoscrizione 6, si è soffermato sugli elementi salienti nella lotta alla mafia: la comunicazione e la cultura del bello contrapposta al grigiore delle azioni mafiose. Giovanni Impastato ha evidenziato come la mafia sia un problema culturale e come la scuola sia determinante nella costruzione di una cultura della legalità, partendo dal rispetto della Costituzione.

Dopo il saluto della Regione e della Provincia di Torino, Davide Mattiello, presidente dell'associazione ACMOS, ha citato un verso di una poesia, scritto da Impastato in un momento di solitudine: "Nessuno ci vendicherà, la nostra pena non avrà testimoni".
La presenza di tanti giovani, ha sottolineato, rappresenta invece la testimonianza di voler continuare a resistere al sistema mafioso, portando avanti l'azione di Peppino Impastato.

Peppino Impastato è stato ucciso il 9 maggio 1978, lo stesso giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro. Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della morte di Peppino Impastato, giovane siciliano che lottò contro la mafia, a Cinisi, e per questo venne ucciso. Per confondere le acque la mafia, che lo aveva assassinato, tentò di presentarlo come un terrorista. Pensava così di nascondere uno dei tanti delitti e di gettare discredito su una figura limpida, un pericoloso avversario che aveva lottato con intelligenza contro i poteri forti e le coperture politiche. La memoria di Peppino, per anni conservata da chi lo aveva conosciuto, è stata restituita dal film “I cento passi”, che presenta la passione con cui denunciava gli abusi, ma anche la gioiosa forza con cui rivendicava una vita in armonia con la bellezza, la natura, l’uguaglianza dei diritti, che non possono essere sottomessi agli interessi economici di pochi. Lo faceva con articoli di stampa, cicli di film, rappresentazioni teatrali, animando una radio libera.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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