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INTRODUZIONE

 

Nella mia storia professionale mi sono occupato principalmente delle condizioni della persona con disabilità, minore e adulta. Molto spesso ho constatato condizioni, a volte disperate, caratterizzate da isolamento ed esclusione sociale e analfabetismo di ritorno. Nel mio percorso professionale ho avuto la fortuna di incontrare colleghi con grave disabilità motoria che mi hanno aiutato a capire ed a intervenire sempre più efficacemente nella mia azione di cambiamento di condizioni di isolamento, esclusione ed analfabetismo di ritorno.

 

Il documento che segue è la sintesi di una ricerca, effettuata nell’ambito del corso di riqualificazione per educatore professionale, di pubblicazioni che si occupano di vita indipendente; riporta l’analisi dei dati raccolti con la ricerca sul campo. Infine, indica le competenze cognitivo-disciplinari dell’educatore professionale, integrate nella metodologia della ricerca-azione, finalizzate alla definizione di un progetto di vita indipendente.

 

Infine, vorrei esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che mi hanno sostenuto e permesso di portare avanti questa ricerca.


 

 

PREMESSA

 

Nella comunità delle professioni la specificità dell’educatore professionale consiste nell’esercizio di una regia critica di quanto gli altri non problematizzano, in quanto orientati da modelli monotematici (Demetrio, 1998). Da ciò ne deriva che un aspetto specifico del ruolo dell’educatore professionale è la sua trasversalità disciplinare. Questa trasversalità dei saperi è un vantaggio professionale che mette l’educatore nelle migliori condizioni per personalizzare di volta in volta il dispositivo teorico, strumentale e metodologico più adatto al contesto e alla persona in formazione, senza costringerlo in letture monotematiche della realtà.

 

Sulla base di questa specificità e vantaggio professionale, nel documento che segue mi occupo di disabilità motoria grave, pagamento diretto delle prestazioni di assistenza personale e vita indipendente, capacità e aggiornamento continuo necessarie alla persona con disabilità per realizzare e sostenere un progetto di vita.

Nelle mie intenzioni c’è l’obiettivo di definire le competenze cognitivo-disciplinari dell’educatore professionale che, integrate nella metodologia della ricerca-azione e condivise, concordate con gli attori coinvolti dalla ricerca sul campo, possono effettivamente orientare una persona disabile verso la progettazione della propria vita indipendente.

 

Nel primo capitolo parlo della storia del movimento Independent Living per fissare il significato di Vita Indipendente e riporto il modello organizzativo pubblicizzato sul sito web del movimento. Di seguito riporto le linee guida della commissione europea per l’attuazione del principio di pari opportunità per le persone disabili e la definizione di Assistente Personale data dal gruppo di ricerca europeo ConFormAss. Nel paragrafo seguente si restringe il campo e riporto la situazione italiana di implementazione normativa del pagamento diretto delle prestazioni di assistenza personale e nello specifico della situazione piemontese riportando l’esperienza del Servizio Aiuto Vita Indipendente realizzata dall’assessorato alle politiche sociali della regione in collaborazione con i servizi sociali e le associazioni di volontariato del comune di Grugliasco e della successiva sperimentazione realizzata su tutto il territorio regionale.

 

Nel secondo capitolo riporto il contenuto organizzato delle interviste effettuate agli interlocutori istituzionali del SAVI e delle associazioni di volontariato del territorio di Grugliasco, affiancate alle interviste effettuate agli interlocutori del PASSEPARTUT e a due persone disabili residenti nel comune di Torino, una che realizza un progetto di vita indipendente e uno che lo immagina e vive in famiglia, che ho chiamato ZETA e che, nel terzo capitolo, tenterò di aiutare “virtualmente” nel suo processo di progettazione della vita indipendente. Di seguito ci sono i dati quantitativi dei questionari somministrati ad un gruppo campione di persone disabili che realizzano un progetto di vita indipendente, che riportano la percezione di importanza di un elenco di capacità e bisogni di formazione continua.

 

Nel terzo capitolo, sulla base degli elementi individuati dalla ricerca sul campo, restringo e personalizzo ulteriormente il campo e cerco di indicare alcune competenze cognito-disciplinari che l’educatore dovrebbe conoscere e agire per orientare ZETA, nel processo di definizione di un progetto personale e autonomo di vita indipendente. La competenza pedagogica indica gli aspetti necessari e legati alla scena educativa e all’intenzionalità dell’intervento dell’educatore; la competenza psicologica esplora il piano affettivo e dei processi cognitivi dell’intervento educativo. Sulla base della necessità di ZETA di rappresentarsi e comunicare, indico lo strumento da utilizzare nella scena educativa.