Venerdi' 17 Aprile
2009
Aumento record per le esportazioni di armi italiane nel 2008. I nuovi contratti
hanno superato i tre miliardi di euro, con un incremento del 29% rispetto al
2007. le armi consegnate sono state pari ad un ammontare di 1,8 miliardi di
euro (+500 milioni rispetto all’anno precedente). A questo considerevole flusso
vanno poi aggiunte le autorizzazioni relative a programmi intergovernativi,
cioè le coproduzioni, pari a 2,7 miliardi di euro.
Questi dati sono tratti dai dati ufficiali di Palazzo Chigi resi pubblici nei
giorni scorsi.
“L’industria italiana per la difesa – si legge nel documento della Presidenza
del Consiglio- ha quindi consolidato e incrementato la propria presenza sul
mercato globale dei materiali per la sicurezza e difesa, confermandosi un
competitivo integratore di sistemi, capace di affermarsi in mercati
tecnologicamente all’avanguardia”.
La lettura dei dati è particolarmente inquietante. E’ sufficiente vedere la
lista dei principali clienti per vedere che sono stati privilegiati paesi
belligeranti o che non brillano particolarmente nel rispetto delle libertà
fondamentali. Nonostante la legge 185 del 1990 che disciplina il delicato
settore delle esportazioni di armi vieti le vendite ai Paesi in guerra ,
responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali dei
diritti umani ed a quelli beneficiari degli aiuti alla cooperazione con elevate
spese militari. In pratica tutto il contrario di quanto avviene. Infatti il più
importante importatore è stata la Turchia con circa un miliardo di euro per
l’acquisto di decine di elicotteri di attacco dell’Agusta. Da evidenziare che
secondo l’ultimo Rapporto Annuale di Amnesty International “sono continuate a
pervenire denunce di tortura e altri maltrattamenti ed eccessivo impiego della
forza da parte delle forze dell’ordine”. Va ricordato anche che Ankara sta
combattendo contro il movimento guerrigliero del PKK. Al secondo posto figura
il Regno Unito, con 254 milioni, nonostante combatta in Afghanistan ed in Iraq
, al terzo posto c’è l’India con 173 milioni, in gran parte relativi alla nave
logistica della classe Etna, anche New Delhi è in stato di tensione con il
Pakistan per il possesso del Kashmir ed è una potenza nucleare. Con importi
minori seguono la francia con 130, gli USA con 126; l’Australia con 126;la
Germania con 109; la Spagna con 105; la Libia con 93 milioni relativi ad
elicotteri, nonostante impedisca il diritto di asilo agli africani in transito
per raggiungere l’Europa,l’Algeria con 76, per elicotteri EH 101, la Nigeria
con 59 relativi ad aerei da pattugliamento marittimo ATR42. Il paese africano,
ricco di petrolio vede la presenza della guerriglia nel delta del Niger. Con
minori ancor più ridotti seguono Oman con 57,, Brasile con 43, Emirati Arabi
uniti con 39, Venezuela con 36, Kuwait con 30 Pakistan con 30 un Paese che è il
retroterra della guerra in Afghanistan ed è una potenza nucleare, Arabia
Saudita con 23, Egitto con 17, Malaysia, Indonesia e Cile e addirittura Israele
con 1,9 milioni, che si è macchiato di ogni tipo di violazione dei diritti
umani.
Le principali aziende esportatrici vedono, come di consueto la prevalenza di
quelle Finmeccanica, che ricopre le prime tre posizioni. Al primo posto
AgustaWestland con la metà dei nuovi contratti 1.535 milioni, seguono
nell’ordine Alenia Aeronautica con 279, Oto Melara con 185 milioni;Fincantieri
con 163; Simmel Difesa con 161;IVECO(gruppo Fiat) con116;Selex Sistemi
Integrati con 99;Galileo Avionica con 44; Avio con 42; Microtecnica e Selex
Communications con 39.
Per quanto riguarda le armi consegnate la lista dei clienti è la seguente: al
primo posto assoluto c’è la Germania con 275 milioni, seguono Regno Unito con
247,Spagna con 100, Usa con 98. Fra i Paesi con importi minori sono da
evidenziare la Turchia con 56,l’India con 38;il Pakistan con 36, l’Egitto con
34; la Libia con 30; l’Arabia Saudita con 25,; il Sud Africa con 19 e la
Nigeria con 14.
A questo ingente flusso sono da aggiungere le coproduzioni internazionali, che
rappresentano la parte tecnologicamente più avanzata che hanno costituito nel
2008 ben 1.150 milioni.
La rete Italiana per il Disarmo, il cartello delle associazioni pacifiste ha
espresso preoccupazione per il notevole incremento delle vendite rispetto
all’anno precedente ed una maggiore trasparenza sulle vendite di armi “made in
Italy”.
Un altro aspetto della legge 185 quello che sancisce il principio della
riconversione produttiva dal militare al civile è invece totalmente inattuato,
non solo, i recenti successi dell’industria militare nazionale spingeranno a
perseguire la strada del militare invece che compiere un passo deciso verso un
nuovo modello di sviluppo economico basato su produzioni rispettose
dell’ambiente e capaci di non aumentare le tensioni nel mondo. Oltretutto i
tagli al bilancio annunciati da Obama, in primo luogo agli elicotteri venduti
da Agusta a Washington fanno capire quanto sia aleatorio fare affidamento su
queste commesse. Purtroppo tutto il contrario di quanto sta avvenendo.