10 giugno 2004

 

G8: lettera aperta della società civile al Governo italiano.

 

 

Per uscire da guerre e terrorismi, serve il ritorno ad una politica attiva per lo sviluppo

 

In occasione del vertice del G8, i rappresentanti della società civile italiana (Actionaid International Italia, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Tavola della Pace, Lila Cedius, VIS, Roba dell'Altro Mondo, Campagna Sdebitarsi, Formin) chiedono al governo italiano di dare il suo contributo affinché dal Summit giunga un chiaro segnale politico che testimoni un impegno forte per la realizzazione degli Obiettivi del Millennio concordati alle Nazioni Unite nel 2000 (www.millenniumcampaign.it)

 

 

 

 

Di seguito il testo integrale della lettera aperta inviata al Governo italiano in occasione del G8 in Georgia, 8-10 Giugno 2004

 

Appello per un ruolo guida dell'Italia nel mondo

A poche ore dall'inizio del vertice dei G-7 in Georgia, negli Stati Uniti, dobbiamo constatare che ancora una volta la guerra in Iraq dominerà l'incontro annuale del de facto direttivo globale, lasciando poco spazio per affrontare con serietà i temi dello sviluppo, che pure trovano posto nell'agenda del Summit.

 

Il Presidente della Banca mondiale James Wolfensohn ha osservato (Financial Times, 26 maggio 2004) come l'interesse dei paesi più industrializzati per la povertà globale sia "vicino al punto più basso" a causa di una leadership preoccupata esclusivamente da guerre e terrorismi, che possono essere il frutto della mancanza di uno sviluppo economico sostenibile e della dilagante esclusione di interi regioni e continenti dalle promesse della globalizzazione. Un punto di vista che rafforza il nostro allarme.

 

Non possiamo accettare che i paesi leader della coalizione militare in Iraq, fra i quali gli Stati Uniti e l'Italia, siano i fanalini di coda tra i paesi OCSE per l'impegno finanziario per l'aiuto allo sviluppo. Se la preoccupazione è uscire da una spirale di guerre e terrorismi, si deve sapere che è più che mai necessario il ritorno ad una politica attiva per lo sviluppo.

 

Il vertice in Georgia deve dare segnali politici chiari sulla serietà dell'impegno dei paesi più industrializzati per gli Obiettivi del Millennio dell'ONU del 2000 (Millennium Development Goals, MDGs). A cinque anni dalla dichiarazione del Millennio, i progressi verso gli MDGs sono del tutto insufficienti; i nostri leader devono sapere che un fallimento nel raggiungere gli obiettivi per lo sviluppo non sarebbe giustificabile dal punto di vista dei paesi poveri, e potrebbe gravemente danneggiare la cooperazione multilaterale, scatenando potenzialmente nuovi conflitti. In questo senso il G8 dovrebbe mettere a disposizione gli aiuti finanziari necessari per, tra l'altro, dimezzare il numero di persone che vive in povertà e senza accesso all'acqua potabile, per raggiungere l'istruzione elementare universale entro l'anno 2015, e per fermare ed invertire l'avanzata dell'HIV/AIDS.

 

Chiediamo ai paesi del G-7 riuniti in Georgia di assumersi le loro responsabilità nel finanziare lo sviluppo e di facilitare un processo per la creazione di un sistema più democratico delle istituzioni finanziarie internazionali, a partire dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. Il riferimento emerso alla conclusione del recente vertice dei ministri finanziari del G-7 (New York, 23 maggio 2004) all'impiego delle rimesse degli immigrati per sostenere i magri bilanci dell'aiuto pubblico per lo sviluppo è deludente. Tali rimesse costituiscono soprattutto un sistema di sicurezza sociale individualizzato a distanza, e contribuiscono solo marginalmente a migliorare i bilanci pubblici per investimenti strutturali nei paesi in via di sviluppo. Per di più, è cinico rivolgersi agli immigrati quando proprio i paesi industrializzati chiudono sempre di più le loro frontiere ed i loro mercati del lavoro, costringendo gli stessi immigrati a doversi rivolgere ad interlocutori nell'illegalità per avere la possibilità di lavorare.

 

Domandiamo al governo italiano di impegnarsi attivamente per:

 

- Il finanziamento degli MDGs, attraverso lo stanziamento dei fondi necessari e la ricerca di meccanismi innovativi di finanziamento;

 

Diverse istituzioni autorevoli hanno stimato il fabbisogno finanziario per raggiungere gli MDGs in 60 miliardi di dollari aggiuntivi annuali. Questa cifra è pienamente raggiungibile nel caso in cui i paesi del G-7 aumentino il loro aiuto allo sviluppo in modo veloce e prevedibile verso la soglia dello 0,7 percento del loro PIL, come promesso da quasi 40 anni.

 

Chiediamo al governo italiano di pronunciarsi in merito alle proposte discusse a livello internazionale sui nuovi strumenti per finanziare lo sviluppo. I livelli necessari dell'aiuto pubblico allo sviluppo sono raggiungibili anche tramite un meccanismo europeo e/o globale di tassazione delle transazioni finanziarie del tipo Tobin Tax, come sostenuto dal governo tedesco. Il governo britannico ha proposto la "International Finance Facility" (IFF), finanziata dalla differenza tra lo 0,14 percento attuale che il governo italiano dedica allo sviluppo (al netto delle operazioni di riduzione e cancellazione del debito) e lo 0,33 percento deciso in ambito UE da raggiungere entro il 2006 (Consiglio Europeo di Barcellona, marzo 2002). Il nostro sostegno per la IFF è condizionato al miglioramento dell'iniziativa, per assicurare che l'IFF diventi un fattore positivo nel raggiungimento dello 0,7 percento del PIL da dedicare allo sviluppo.

 

- La continuazione dell'iniziativa HIPC per la cancellazione del debito estero dei paesi più poveri e nuovi criteri nel misurare la sostenibilità del debito;

 

L'incontro dei ministri finanziari del G-7 (New York, 23 maggio 2004) si è espresso in favore dell'estensione dell'iniziativa HIPC oltre la prevista fine nel dicembre 2004 (sunset clause) e di prevedere un topping-up di fondi per la cancellazione del debito per garantire la sostenibilità del debito rimanente in caso che superi il tetto relativo al bilancio di 150 percento del valore delle esportazioni annuali.

 

Si tratta di passi che si muovono nella direzione giusta, considerate le iniziative attualmente concordate dalla comunità internazionale per le operazioni di riduzione e cancellazione del debito. Rimane però il problema dei criteri adeguati per misurare la sostenibilità del debito. Il criterio ventilato da parte del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, che considera un tetto del 180 percento per il bilancio ed il valore delle esportazioni annuali, nel quadro di un approccio flessibile paese per paese, è del tutto inadeguato a rendere socialmente sostenibile il debito estero dei paesi più poveri. Chiediamo che la sostenibilità venga strettamente misurata in a partire dai fabbisogni finanziari per il conseguimento degli MDGs, presi come indicatori di base.

 

Chiediamo al governo italiano di assicurare che la cancellazione del debito non sia utilizzata per incrementare i volumi dell'aiuto pubblico allo sviluppo. Siamo sicuri che una tale posizione sarebbe di esempio per tutta la comunità internazionale. Chiediamo inoltre al governo italiano di impegnarsi per la cancellazione totale del debito contratto dai paesi più poveri e indebitati nei confronti della Banca e del Fondo.

 

- La facilitazione di una revisione strategica dei mandati della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale;

 

L'incontro dei ministri finanziari del G-7 (New York, 23 maggio 2004) si è espresso in favore di una revisione strategica delle istituzioni di Bretton Woods in occasione del loro sessantesimo anniversario, che cade proprio quest'anno, al fine di renderle più trasparenti, più efficaci e maggiormente consapevoli dei loro mandati ed obiettivi. Sosteniamo un'ampia revisione delle istituzioni di Bretton Woods, e chiediamo che tale revisione possa avvenire in modo trasparente, includendo tutti i gruppi interessati ed i parlamenti nazionali dei Paesi membri.

 

Chiediamo che i compiti dell'FMI siano ricondotti alla loro funzione principale di garanzia della stabilità finanziaria mondiale, dando il diritto ad ogni Stato membro di imporre misure di controllo dei flussi finanziari per mantenere la bilancia dei pagamenti in equilibrio. Il FMI deve abbandonare i programmi di prestiti per lo sviluppo (PRGF) e la politica delle condizionalità macro-economiche e dei programmi di aggiustamento strutturale per i suoi debitori.

 

Chiediamo che la Banca Mondiale si concentri sul finanziamento degli MDGs attraverso lo strumento del dono per i programmi sociali, in stretta cooperazione e sotto la guida delle Nazioni Unite, uscendo da qualsiasi politica delle condizionalità macro-economiche per i suoi debitori e accettando in pieno la sovranità dei suoi membri di decidere sulla propria strategia per lo sviluppo.

 

Chiediamo dal governo italiano in particolare di aprire un tavolo consultivo, in cooperazione con il Parlamento e la società civile, per decidere sulle linee guida della politica italiana verso il rinnovamento delle istituzioni di Bretton Woods.

 

- Un cambiamento della struttura di voto nelle istituzioni di Bretton Woods.

 

Nell'anno del loro sessantesimo anniversario, il potere di voto e il sistema di rappresentanza nel Fondo Monetario Internazionale e nella Banca Mondiale non rispecchiano più i poteri economici reali nel mondo, una fatto che aggrava la crisi di legittimità delle organizzazioni più importanti nella governance dell'economia globale e  che rende i loro meccanismi decisionali sempre meno democratici. Diventa sempre più inaccettabile per la stragrande maggioranza dei membri delle istituzioni di Bretton Woods che l'Europa si riservi il "diritto" di nominare il direttore del Fondo monetario internazionale e gli Stati Uniti quello di nominare il presidente della Banca mondiale, mentre Fondo e Banca predicano le regole di democrazia e trasparenza in tutto il mondo.

 

Chiediamo al più presto che le quote di capitale ed i relativi diritti di voto vengano modificati così da riflettere il potere economico reale dei paesi membri. I processi decisionali devono essere riformati per assicurare una partecipazione attiva nelle decisioni di tutti i membri. Nessun paese deve avere il potere di veto, come attualmente concesso agli Stati Uniti.

 

Chiediamo in particolare al governo italiano di impegnarsi per un'iniziativa degli stati membri dell'Unione Europea allargata per la riorganizzazione della  presenza europea nelle sedi decisionali del Fondo e della Banca, presupposto per concedere più spazio ai paesi membri del Sud del mondo.

 

Siamo convinti che un governo italiano impegnato sui temi e sulle proposte ricordate con questa  nostra lettera aperta possa essere un governo riconosciuto in tutto il mondo per il suo impegno per un multilateralismo rinnovato e rafforzato, inspirato ad una cooperazione attiva per lo sviluppo.

 

 

Roma, lì 7 Giugno 2004

 

Antonio Tricarico, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale

Luca De Fraia, Actionaid International, Italia

Flavio Lotti, Tavola della Pace

Giosué De Salvo, Lila Cedius

Luca Cristaldi, Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS)

Alberto Zoratti, Roba dell'Altro Mondo

Raffaella Chiodo, Campagna Sdebitarsi

Alberto Castagnola, Formin