BIBLIOGRAFIA STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE
a cura di Enrico Peyretti
>>> Ultimo aggiornamento e correzioni 9 ottobre 2004
<<<
Questo testo sostituisce i precedenti ed è sostituito dai
successivi.
«Esiste una storia della nonviolenza, che è anche la storia delle lotte
contro la violenza degli "uomini irragionevoli". È sorprendente che
questa storia non abbia maggiormente attirato l'attenzione degli
uomini "ragionevoli" che raccomandano e giustificano la
violenza».
Jean-Marie Muller
Il principio nonviolenza. Una
filosofia della pace
Edizioni Plus, Università di Pisa, 2004, p.
297
Questa bibliografia (comprendente fino ad ora circa 120 libri,
opuscoli, articoli, circa 80 nella prima parte e oltre 40 nella seconda)
non è una bibliografia generale sul pacifismo e sulla nonviolenza, ma
soltanto sui casi storici che ho potuto reperire di difesa di diritti
umani e di diritti dei popoli, e di liberazione da tirannie, senza uso
della violenza armata. Questa raccolta è sempre in corso di completamento
e aggiornamento. È nata come appendice ad una mia relazione Possibilità
del pacifismo nonviolento, tenuta al Centro Studi Piero Gobetti, di
Torino, il 21 gennaio 1994. Una redazione aggiornata alla primavera 1995 è
comparsa, insieme a quella relazione, su Testimonianze n. 376,
giugno-luglio 1995, pp. 7-26. Un aggiornamento al marzo 1996 è stato
pubblicato in appendice alla mia lezione dell'aprile 1995, La Resistenza
civile nelle ricerche storiche, in Fascismo-Resistenza-Letteratura, I
Quaderni del Museo Nazionale del Risorgimento, n. 2, Torino 1997, pp.
61-87. Una breve presentazione delle principali opere indicate nella
presente bibliografia e dei relativi casi storici è contenuta in un mio
articolo dal titolo Nonviolenza pubblicato in Effe, rivista delle librerie
Feltrinelli, n. 9, estate 1998, pp. 35, 37, 39. La bibliografia,
aggiornata a quella data, è pubblicata anche nell'Annuario di pace,
Italia/maggio 2000-giugno 2001, ed. Asterios, Trieste 2001, pp. 339-352 ed
è comparsa più di una volta nel quotidiano telematico La nonviolenza è in
cammino (nbawac@tin.it). Una selezione
della bibliogtrafia è pubblicata in Assessorato all'Istruzione, Regione
Campania, Ponti di pace sul Mediterraneo, Agenda 2004, a cura di Giuliana
Martirani, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi, AQ, 2003. Una versione
adattata uscirà in appendice al volume di Jean-Marie Muller, Il principio
nonviolenza. Una filosofia della pace, di prossima pubblicazione presso
l'editrice Plus, Università di Pisa. Intera, e via via aggiornata, la
bibliografia si può trovare ora nei siti:
http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_2668.html;
http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti;
http://www.lnetwork.it/regis/document_bibliografiastorica.htm
Questa
bibliografia raccoglie elementi di quella storia delle lotte nonarmate e/o
nonviolente, alternative alla violenza in conflitti politici acuti, alla
cui scoperta un ramo della cultura di pace sta lavorando in questi anni.
Dico nonarmate le lotte che fanno a meno delle armi per una ragione di
fatto, per impossibilità o convenienza, e nonviolente le lotte che fanno
questa scelta per una ragione di principio, pur potendo usare le armi.
Anche le prime, comunque, dimostrano le possibilità e la relativa
efficacia delle lotte condotte con l'arma semplice e potente della
noncollaborazione popolare ad un potere ingiusto. Queste possibilità è
dimostrata anche nei casi in cui giuste rivoluzioni nonviolente hanno
avuto in seguito delle involuzioni per altri versi negative.
La
dominante ideologia della violenza ha di fatto ignorato queste forme di
resistenza e di liberazione, facendole apparire impossibili. Per quanto
possa essere difficile, quel che è fatto è possibile. Ma anche se non vi
fosse alcuna esperienza efficace di lotta nonviolenta, sarebbe un dovere e
una necessità inventare oggi questa lotta, per chi vuole affermare la
giustizia senza contribuire all'ingiustizia.
Oltre a singoli
ricercatori, lavorano alla storia della pace istituzioni come quella
diretta a Harvard da Gene Sharp (vedi sotto), come il Council on Peace
Research in History, in Usa, lo European Working Group on Peace Research
in History, lo Insituto de la Paz y los Conflictos de la Universidad de
Granada, España. I "racconti di pace" presenti in tante culture sono punto
d'appoggio per immaginare, volere, costruire la pace (cfr Elise Boulding,
Inventare futuri di pace, Ed. Gruppo Abele, Torino 1998). Tutto questo
lavoro dovrà poter modificare la cultura della difesa ancora dominante,
ristretta sull'esclusivo e riduttivo modello armista del monopolio
militare.
La prima parte di questa bibliografia indica le opere
generali o riguardanti momenti storici diversi, la seconda le opere
relative alla Resistenza al nazismo e al fascismo. L'ordine è, per quanto
possibile, quello di pubblicazione. Quasi tutti i lavori indicati si
possono consultare presso la biblioteca (forse la più ricca in Italia su
pace, nonviolenza, ecologia) del Centro Studi "Domenico Sereno Regis", via
Garibaldi 13, 10122 Torino, tel 011/53.28.24, fax 011/51.58.000; E-mail:
regis@arpnet.it; web:http://www.arpnet.it/regis. A
questi indirizzi (o a quello del curatore: e.pey@libero.it) sarà gradita ogni
segnalazione che integri l'attuale aggiornamento. Ringrazio i molti
ricercatori che in tante occasioni mi hanno indicato opere a cui non sarei
arrivato da solo.
Evidenzio con asterisco * i lavori che mi sembrano
di primaria importanza. (e.p.)
I - OPERE GENERALI
O SU CASI
DIVERSI DALLA RESISTENZA 1939-45
* 1. Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, parte IV,
Feltrinelli, MIlano 1967 (ripubblicato da Linea d'Ombra, 1989). Riporta
casi storici da Roma antica repubblicana, al Sudafrica 1900-1910 e 1952,
all'India 1917-1947, alla Norvegia 1940-43.
2. Thich Nhat Hahn - Cao Ngoc Phong, La lotta non-violenta del buddismo
nel Vietnam, Città Nuova Ed., Roma 1970.
* 3. Jean-Marie Muller, Il vangelo della nonviolenza, Prefazione di
Matteo Soccio, Ed. Lanterna, Genova 1977 (1969). L'Autore analizza la
resistenza morale francese all'occupazione nazista consistente nella
noncooperazione col nemico, come mirabilmente esemplificata da Vercors
(pseudonimo di Jean Bruller, 1902-1991), in Le silence de la mer (Ed. de
Minuit, Paris, 1942, ora in Le Livre de Poche, n. 25, ed. Albin Michel,
1951; traduzione italiana Einaudi, Torino, numerose edizioni a partire dal
1945). Muller esamina poi altri casi storici: gli insegnanti norvegesi
sotto il governo filo-nazista di Quisling, la resistenza danese
all'occupazione nazista, gli avvenimenti della Cecoslovacchia nell'agosto
1968, le lotte operaie con metodi nonviolenti in vari momenti storici.
* 4. M.K. Gandhi Teoria e pratica della nonviolenza (a cura di Giuliano
Pontara), Einaudi, Torino 1973 e seguenti; ediz. economica Einaudi 1996,
col saggio introduttivo di Pontara su Il pensiero etico-politico di Gandhi
riveduto e rinnovato, nel quale l'Autore, a p. CXXIX, elenca otto serie di
esempi storici di lotte nonviolente nel '900 in ogni parte del mondo, già
registrati in altri punti di questa bibliografia. Libro fondamentale, dal
punto di vista storico utile soprattutto per il caso indiano, ma anche per
gli interventi di Gandhi sugli altri grandi conflitti.
5. AA.VV., Difesa popolare nonviolenta, atti del convegno di studio di
Verona, ottobre 1979, Ed. Lanterna, Genova 1980. Casi storici del '900 -
Germania, Paesi scandinavi, Olanda, Cecoslovacchia, Algeria, India,
Vietnam, Iran - nelle relazioni di Soccio e Drago. Casi di lotte sociali,
antimilitariste, antinucleari in Italia nei lavori delle commissioni.
* 6. Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, Ed. Gruppo Abele,
Torino 1984 (originali 1967-1982). Analizza i seguenti casi: Berlino 1920,
Ruhr 1923, Danimarca 1940-45, Norvegia 1940-43, Finlandia 1948, Berlino
1953, Ungheria 1956, Cecoslovacchia 1968, Polonia dal 1980.
7. Jacques Semelin, Per uscire dalla violenza, Ed. Gruppo Abele, Torino
1985 (1983). Casi considerati: Kady (Urss) 1937, testimonianze di generali
nazisti nella 2a guerra mondiale, Norvegia 1942, Cecoslovacchia 1968,
Italia 1974, Argentina 1977, Iran 1979, Polonia 1980, Irlanda 1916-1976 e
1981, opposizione di Sacharov 1981.
* 8. Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, 3 volumi, Ed. Gruppo
Abele, Torino 1985, 1986, 1996 (1973).
- Nel vol 1°, Potere e lotta,
cap.III, pp.133-136, Sharp propone sette spie-gazioni del fatto per cui
gli storici hanno trascurato ed ignorato questo genere di lotte. Egli
presenta la teoria del potere come consistente essenzialmente
nell'obbedienza dei sottomessi. Questa teoria ha illustri precedenti, p.
es. Etienne de la Boétie con Tirannia servitù volontaria, pubblicato tra
il 1546 e il 1550. Ciò permette di vedere le possibilità di controllo
nonviolento del potere mediante la gestione del proprio consenso da parte
della società consapevole.
- Nel vol 2°, Le tecniche, Sharp elenca 198
tecniche osservate nella storia di tutti i tempi e luoghi, per ognuna
delle quali colleziona numerosi casi storici; si tratta dunque di una
raccolta, pur sommaria, di molte centinaia di realtà storiche di
nonviolenza attiva in luogo della guerra. Da oltre 30 anni Sharp promuove
questa ricerca nel Program on Nonviolent Sanctions in Conflict and Defense
at the Center for International Affairs, Harvard University.
9. W.H.Conser, R.M.McCarthy, D.J.Toscano, G. Sharp, Resistance,
Politics, and the American Struggle for Independence, 1765-1775, Lynne
Rienner Publishers 1986, Boulder, Colorado, 580 pages.
10. Johan Galtung, Gandhi oggi, Ed. Gruppo Abele, Torino 1987. Vi si
trovano riferimenti ad altre lotte oltre quelle condotte da Gandhi.
* 11. Johan Galtung, Palestina-Israele. Una soluzione nonviolenta?, Ed.
Sonda, Torino 1989 (1989). Insieme a scritti precedenti la prima Intifada
(1987), il libro contiene una riflessione su questa lotta (violenza
limitata, ma non ancora nonviolenza) e un'intervista e scritti di Mubarak
Awad, il "Gandhi palestinese", promotore di lotte nonviolente, cittadino
di Gerusalemme Est, espulso da Israele nel '69 e nell'88. Sulla componente
nonviolenta dell'Intifada e il ruolo delle chiese cristiane: Paolo Naso,
Come pietre viventi, Immagini e testimonianze dei cristiani palestinesi,
Claudiana, Torino 1990. Su Mubarak Awad e lo stato attuale delle correnti
nonviolente in Palestina: Francesca Paci, La non violenza è viva, in La
Stampa, 22 agosto 2003. (Vedi sotto, il n. 58).
* 12. Sull'importantissimo contributo del movimento femminile e
femminsta ai metodi nonviolenti di lotta:
- Birgit Brock-Utne, La pace
è donna (titolo che non rende bene l'originale Educating for Peace. A
Feminist Perspective, Pergamon, New York 1985), introduzione di Elisabetta
Donini, Ed. Gruppo Abele, Torino 1989. Descrive, dopo l'azione culturale e
organizzativa di Bertha von Suttner (pp. 63-70) e le organizzazioni
femminili per la pace, alcune tipiche lotte nonviolente condotte da donne
(fino al 1985, data di pubblicazione dell'originale): per la pace in
Irlanda del Nord, 1976; contro le armi nucleari e per la pace in
Danimarca, Finlandia, Groenlandia, Islanda, Norvegia, Svezia, 1979-1981;
contro le violenze della dittatura militare e l'occupazione delle Malvine,
le Madri della Plaza de Mayo in Argentina, dal 1977; contro
l'installazione missilistica di Greenham Common, in Galles, dal 1981;
contro le esercitazioni militari nella terra shibokusa, in Giappone, dal
1982; contro la corsa al riarmo le Donne Australiane per la Sopravvivenza,
dal 1983; contro il Pentagono, simbolo di tutte le violenze maschili,
donne statunitensi nel 1981; contro l'apartheid le donne sudafricane fino
dal 1913, 1943, 1952, 1956, 1981 (pp. 72-88).
- Monica Lanfranco e
Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti. Storie e testimonianze
su nonviolenza e femminismo, Editrice Intra Moenia, Napoli 2003. Oltre la
riflessione problematica sulla predisposizione delle donne alla
nonviolenza, il libro - con contributi delle maggiori studiose e guide
delle lotte femminili - richiama anche espereinze storiche e contiene un
manuale di comportamento per l'azione diretta nonviolenta.
- Si veda
anche il n. 7 della seconda parte di questa bibliografia.
13. Jan Zielonka, Political Ideas in Contemporary Poland, Gower
Publishing Group, Aldershot UK, 1989. Volume ricco di informazioni
storiche sull'esperienza nonviolenta di Solidarnosc.
14. Steven Duncan Huxley, Constitutionalist Insurgency in Finland, SHS,
Helsinki, 1990, sulla resistenza non armata dei finlandesi alla Russia
nell'800.
* 15. Su Islam e nonviolenza: Eknath Easwaran, Badshah Khan, il Gandhi
musulmano, Ed. Sonda, Torino 1990 (1984). Anche popolazioni guerriere e
feroci come i Pathan della Frontiera indiana, musulmani, seppero adottare
la nonviolenza contro le repressioni molto violente del dominio inglese.
Il loro leader, Abdul Ghaffar Khan, trovò nella sua fede islamica
l'ispirazione alla nonviolenza. Gandhi osservò che proprio il violento
coraggioso nella difesa di diritto e dignità è il più disponibile a capire
e vivere la "nonviolenza del forte".
- Chaiwat Satha-Anand, Islam e
nonviolenza, ed. Gruppo Abele, Torino 1997. L'autore, studioso
thailandese, musulmano, in questo libro, in cui sostiene la speciale
attitudine della cultura islamica all'azione nonviolenta (nonostante
fenomeni contrari vistosi ma limitati), narra ed analizza (pp. 24-31)
un'azione nonviolenta nel Pattani (Thailandia) nel 1975.
Sulla
rivoluzione nonviolenta in Iran nel 1978-1979, posso segnalare:
- Il
n. 22 della collana Quaderni della DPN, col titolo Resistenze civili: le
lezioni della storia (ed. La Meri-diana, Molfetta 1993, pp. 163) è la
traduzione della seconda edizione 1989 di Les leçons de l'histoire.
Résistances civiles et défense populaire non-violente, in Les dossiers de
Non-violence Politique, n. 2, che illustra ampiamente numerosi casi
storici di lotte nonviolente (vedi sotto, al n. 23), tra cui anche Iran
1978-79. La traduzione italiana purtroppo esclude anche le tre ampie
pagine 81-83 della rivista francese che descrivono il sollevamento
popolare in Iran 1978-1979, il quale, opponendosi senz'armi all'esercito
(in quel tempo il quinto al mondo per potenza) per lunghi mesi, portò
infine alla cacciata dello Scià senza compiere alcuna violenza, sebbene
col sacrificio di centinaia di vittime della repressione. Solo dopo il
ritorno dell'ayatollah Khomeiny dall'esilio in Francia ci furono violenze
civili e statali. Queste pagine sono state tradotte da Simona Di Raimondo,
dei Traduttori per la Pace, e sono disponibili nel mio computer per chi le
richiede.
- David Morrison, Philip Taylor, Shastri Ramachandaran,
Media, guerre e pace, Ed Gruppo Abele, Torino 1996. Nella seconda parte
del libro (I mezzi di comunicazione come risorsa per la pace),
Ramachandaran, nel paragrafo I mezzi di comunicazione dei popoli (pp.
132-146), esamina in breve, sotto questo specifico aspetto, il caso Iran
1979, insieme a vari altri casi storici. Sull'Iran, l'Autore scrive, alle
pp. 138-139: «La più sorprendente rivoluzione basata sui mezzi di
comunicazione del popolo - la cosiddetta "stampa di bazar" - per ironia
qualificata "anti-moderna" è l' esperienza iraniana».
- Mouna Naïm, La
fuite du chah d'Iran, su Le Monde, 18 gennaio 1999, e col titolo Vent'anni
dopo, su Internazionale, 19 febbraio 1999.
- Sulla vicenda iraniana
hanno scritto anche Foucault e Kapuscinski. Devo ancora rintracciare le
indicazioni precise dei loro scritti.
- Ho riunito alcuni miei scritti
sull'argomento Islam, pace, nonviolenza in E. Peyretti, La politica è
pace, ed. Cittadella, Assisi 1998, nei capitoli Islam e pace, p. 124,
Studi su Islam e nonviolenza, p. 127, Uomini di pace nell'Islam, p. 131.
- Mahmoud Mohamed Taha (1909 o 1911- 1985, Il secondo messaggio
dell'Islam, Emi, Bologna 2002. Taha, detto il Gandhi del Sudan,
imprigionato dagli inglesi, fu condannato e impiccato come eccessivo
riformatore dell'Islam. Il nuovo messaggio è per lui quello della prima
fase del Profeta, alla Mecca, libero dalle compromissioni con le esigenze
politiche del periodo di Medina, perciò più spirituale e teso alla pace
del musulmano «con sé stesso, con il suo Signore, con ogni essere e ogni
cosa».
- Cfr anche il n. 24 di questa prima parte della bibliografia,
sulla resistenza nonviolenta della popolazione albanese del Kossovo, in
gran parte musulmana.
- Cfr anche il n. 59 sulla resistenza civile
della popolazione al terrorismo islamista in Algeria.
16. Voce Lotte sociali nonviolente, stesa da Giorgio Giannini per
L'abecedario dell'obiettore, a cura di Diego Cipriani e Guglielmo
Minervini, Ed. La meridiana, Molfetta 1991, pp.82-89.
* 17. Sulle lotte nonviolente per i diritti civili negli Stati Uniti il
libro a cura di Paolo Naso, L'altro Martin Luther King, Claudiana, Torino
1993, contiene un'ampia bibligrafia.
- Powerful Days. The Civil Rights
Photography of Charles Moore, Yexu by Michael S. Durham. Introduction by
Anfrew Young. Stewart, Tabori & Chang. N. York, 1984.
- The Power
of the People. Active Nonviolence in the USA. Edited by Robert Cooney
& Helen Michalowski, New Society Publishers, Philadelphia 1987.
-
King. A filmed Record Montgomery to Memphis, Arte G.E.I.E., 2/a rue de la
Fonderie, F-67080 Strasbourg Cedex. In inglese con sottotitoli in
francese, la videocassetta rende direttamente i grandi discorsi di M.L.
King e mostra dal vivo sia le grandi manifestazioni, nel loro spirito e
nei metodi organizzativi, sia gli episodi di repressione.
- Una pagina
di bibliografia su Martin Luther King è comparsa in Cahiers de la
Réconciliation, n.1, 1998.
* 18. Sulle esperienze e ricerche di riconciliazione nella verità e
giustizia, senza violenza, nei conflitti profondi, troviamo anzitutto
lavori sul caso della lotta contro la segregazione razziale in Sudafrica,
poi su altri casi nel mondo:
- Michael Cassidy, Politics of Love, con
introduzione di Desmond Tutu, Hodder & Stoughton, London 1991.
-
Steve Biko, Black Consciousness in South Africa, edited by Millard Arnold,
Vintage Books, New York 1979.
- Mary Benson, Nelson Mandela, biografia,
ed. Agalev, Bologna 1988. Il capitolo 9 di questo libro descrive la
separazione di Mandela da Luthuli, il capo spirituale e politico del
movimento nero, sulla strategia di lotta, proprio nel 1961, quando Luthuli
ricevette il premio Nobel per la pace per la cinquantennale tradizione
nonviolenta dell'ANC (African National Congress); Mandela decise di
adottare dapprima il sabotaggio, che non comportava perdita di vite umane,
e poi anche la lotta armata, pur rispettando l'impegno di Lutuli per la
nonviolenza
- Ruth First, Un mondo a parte. 117 giorni, Oscar
Mondadori, Milano 1989
- Allan A. Boesak, Se questo è tradimento, sono
colpevole, Claudiana, Torino 1989. Sono discorsi e studi, del periodo
1979-1989, del pastore nero della Chiesa Riformata Missionaria Olandese,
che si è opposto all'ideologia giustificatrice dell'apartheid su basi
teologiche, dominante in quella chiesa, fino ad ottenerne la condanna da
parte dell'Alleanza Riformata Mondiale, di cui Boesak è stato
presidente.
- Johan Galtung, Giurisprudenza di riconciliazione in
Sudafrica, "Lectio magistralis" nell'Università di Torino, 16 gennaio
1998, sulla Commissione Verità e Riconciliazione presieduta da Desmond
Tutu. Il testo è pubblicato in inglese col titolo After the Violence:
Truth and Reconciliation? South Africa, Latin America: Reflections on a
New Jurisprudence, sul Notiziario dell'Università di Torino L'Ateneo ,
Anno XIV, n. 5, novembre-dicembre 1998, pp. 17-22; testo italiano presso
il Centro Studi Sereno Regis di Torino. Galtung indica nell'esperienza
sudafricana la possibilità di una modifica della concezione del processo
penale nel senso di ridurre la violenza punitiva dello stato e di
ricostruire il rapporto umano e sociale tra reo e vittima.
- Marcello
Flores (a cura di), Verità senza vendetta. L'esperienza della commissione
sudafricana per la verità e la riconciliazione, manifestolibri ed., Roma
1999. L'ampia introduzione del curatore premessa al rapporto finale della
commissione, mostra, nella storia del Sudafrica, il carattere violento
tanto della repressione governativa quanto della lotta anti-apartheid
condotta in un secondo tempo dall'African National Congress, ma indica
l'originaria ispirazione nonviolenta data all'ANC da Albert Luthuli negli
anni '50 e '60 (p. 21); mostra la duplice de-escalation della violenza per
merito di De Klerk e Mandela dal 1990 (pp. 16-17). Nel rapporto della
commissione, introdotto dal presidente, il vescovo anglicano Desmond Tutu,
si vede la scelta di evitare la "giustizia dei vincitori" e di basare la
riconciliazione della società sulla base della verità e della dignità
restituita alle vittime, dell'amnistia personale in cambio della verità e
ammissione di colpa, piuttosto che sulla base della pura giustizia
retributiva.
- Antonello Nociti, Guarire dall'odio, Franco Angeli
editore, Milano 2000: lo straordinario insegnamento del Sudafrica per
costruire una pace interrazziale, che è problema della nostra
società.
- A.M. Gentili, A. Lollini, L'esperienza delle Commissioni per
la verità e la riconciliazione: il caso sudafricano in una prospettiva
giuridico-politica, in G. Illuminati, L. Stortoni, M. Virgilio (a cura
di), Crimini internazionali fra diritto e giustizia, Torino, Giappichelli
2000, pp. 163-215.
- Desmond Tutu, Non c'è futuro senza perdono,
Feltrinelli, Milano 2001: "Fare giustizia non significa punire bensì
risanare" (p. 119-120). Arcivescovo anglicano di Città del Capo e
protagonista nella vicenda, Tutu racconta intensamente e documenta
l'esperienza sudafricana dall'apartheid alla riconciliazione.
-
Alejandro Bendaña, Charles Villa-Vicencio, La riconciliazione difficile.
Dalla guerra a una pace sostenibile, Ed Gruppo Abele, Torino 2002. La
prima parte del libro, stesa da Villa-Vicencio, direttore dell'Institute
for Justice and Reconciliation di Cape Town, analizza con acume critico
l'esperienza sudafricana.
- Enrico Peyretti, Una giustizia
ricostruttiva: la Commissione Verità e Riconciliazione in Sudafrica, in
Minorigiustizia, rivista interdisciplinare di studi giuridici,
psicologici, pedagogici e sociali sulla relazione fra minorenni e
giustizia, n. 1-2/2002 (minorigi@dag.it), Pinerolo, febbraio
2003, pp. 214-222. Si tratta di una relazione e ulteriore riflessione
attuale sul caso sudafricano e le indicazioni che offre.
- Danilo
Franchi, Laura Miani, La verità non ha colore, Aguzzini e vittime
dell'apartheid testimoniano alla Commissione per la verità e la
riconciliazione sudafricana, Edizioni Comedit 2000, Milano 2003. In 200
pagine su 270 il libro riporta ventuno drammatiche testimonianze rese alla
Commissione, più alcuni documenti tra cui le conclusioni di Desmond Tutu,
presidente della TRC.
- Nell'aureo libretto di Carlo Maria Martini e
Gustavo Zagrebelsky, La domanda di giustizia, Einaudi 2003, (una serie di
Note a margine ho pubblicato in il foglio, n. 307, dicembre 2003, p. 6),
il secondo dei due Autori dedica grande attenzione alla vicenda
sudafricana (pp. 28-40), che valorizza acutamente. Egli fornisce anche una
breve bibliografia, grazie alla quale integro la presente:
- R. A.
Wilson, The Politics of Truth and Reconciliation in South Africa.
Legitimizing the Post-Apartheid State, Cambridge University Press,
Cambridge 2001.
- T. Groppi e X. Philippe, La Démocratie imparfaite en
Afrique du Sud, in S. Siccardi (a cura di), Le democrazie imperfette,
Giappichelli, Torino 2002.
- Missione oggi, mensile dei missionari
saveriani, n. 6/2004, giugno-luglio 2004, è tutto dedicato (pp. 3-47) agli
atti del convegno Verità e Riconciliazione. Lezioni dal Sudafica, Brescia,
8 maggio 2004, con relazioni di Massimo Toschi, Michael Lapsley, Valerio
Onida, e altri, con indicazioni bibliografiche e sitografiche.
- Il
film di John Boorman In my country, (2004), racconta questa vicenda
sudafricana, ed esprime bene, incarnato da diversi personaggi, il civile
concetto africano di Ubuntu, che significa senso di umanità, sentire gli
altri come se stessi. Pur col legittimo carattere celebrativo di epopea
nazionale, il film rende correttamente il singolare lavoro della
Commissione Verità e Riconciliazione, attraverso toccanti storie personali
di vittime e di aguzzini, ora posti faccia a faccia, e sono storie fedeli
ai documenti. Il film può servire bene a far conoscere al grande pubblico
la nuova via sudafricana alla giustizia, nella trasformazione dei
conflitti.
- A numerose altre ricerche e azioni di riconciliazione è dedicato un
numero della rivista teologica Concilium, n. 5/2003 (www.queriniana.it).
La prima parte tratta di esperienze in Perù, Nepal, Australia, Stati Uniti
e Canada (popoli nativi), America Centrale; la seconda parte contiene
riflessioni di autorevoli rappresentanti di buddhismo, induismo, ebraismo,
cristianesimo; la terza parte offre articoli sulla prospettiva delle
Nazioni Unite, sul processo di riconciliazione sociale, sulla religione
come risorsa di riconciliazione, sull'amore dei nemici nelle lotte
sociali. Una conclusione fa il punto sul movimento verso una cultura di
riconciliazione.
19. Trasforming Struggle. Strategy and Global
Experience of Nonviolent Direct Action, published by the Program on
Nonviolent Sanctions in Conflict, Harvard University, 1992, pagg.142. Il
libro è recensito da Chiara Pent in IPRI Newsletter n.10, marzo 1994
(IPRI, Italian Peace Research Institute, via Garibaldi 13/a, 10122 Torino,
tel 011/53.28.24).
20. AA.VV. La nonviolenza come strategia di mutamento sociale, Cedam,
Padova 1992. Alcuni dei saggi di tipo empirico raccolti in questo volume
(altri saggi sono teorici) riguardano casi studio di lotte nonviolente.
* 21. Il Comitato Scientifico dell'IPRI per la DPN (Progetto Nazionale
di Ricerca sulla Difesa Popolare Nonviolenta, Comitato Scientifico, via S.
Giovanni Maggiore Pignatelli 14, 80134 Napoli, tel 081/55.10.286, fax
Antonino Drago 081/239.45.08) ha pubblicato gli atti di quattro dei cinque
Convegni nazionali di ricerca, nei quali ricorrono anche esempi storici di
lotte popolari nonviolente:
- Una strategia di pace: la difesa
popolare nonviolenta (1° convegno, Boves, novembre 1989), a cura di A.
Drago e G. Stefani, Ed. Fuori Thema 1993;
- La difesa popolare
nonviolenta in Italia e nelle crisi internazionali (3° convegno, Bologna,
nov. 1991), a cura di Gino Stefani, Ed. Fuori Thema 1992;
- Per un
modello di difesa nonviolento: che cosa ci insegna il conflitto nella
ex-Iugoslavia, (4° convegno, Vicenza, nov.1994), a cura di A. Drago e M.
Soccio, Editoria Universitaria, Venezia 1995.
- La difesa della pace
con mezzi civili, (5° convegno, Roma, 4-5 novembre 1995), a cura di A.
Drago, Ed. Qualevita, Torre dei Nolfi, 1997. Da notare la relazione di
Andrea Riccardi sulla mediazione civile della Comunità di S. Egidio nella
guerra in Mozambico.
* 22. I Quaderni della Difesa Popolare Nonviolenta (DPN) comprendono
ormai oltre 30 titoli pubblicati prima dal Movimento Nonviolento, poi
dalla Editrice La Meridiana, dei quali almeno una dozzina su precisi casi
storici in Italia e nel mondo: Norvegia, Danimarca, Cecoslovacchia,
Germania Est, Resistenza nel Bergamasco, Polonia, Filippine, Resistenza a
Forlì.
- Il n. 21, Volontari di pace in Medio Oriente, uscito nel
1993, contiene il saggio di Alberto L'Abate, Forze nonarmate e
nonviolen-te di pace. I precedenti storici (pp.17-35), che racoglie molti
casi storici.
- Sui fatti dell'Europa orientale nel 1989 (vedi sotto,
al n. 28): n. 27, Q. Eglitis, Azione nonviolenta nella liberazione della
Lettonia, pubblicato nel 1994; n. 29, G. Miniotaite, Lituania: la storia
della liberazione nonviolenta, pubblicato nel 1995.
* 23. Il n.22 della collana Quaderni della DPN, col titolo Resistenze
civili: le lezioni della storia (già citato sopra, al n. 15), illustra
ampiamente i casi: Ungheria 1859-67, Finlandia 1898-1905, India 1915-1948,
Germania 1920, Ruhr 1923, Guatemala 1944, Sudafrica 1950-1960, Germania
Est 1953, Congo-Zaire 1959, Algeri 1961, Cecoslovacchia 1968, Bolivia
1978, Iran 1978-79, Polonia 1980-83, Filippine 1986, Intifada 1987. La
traduzione italiana esclude i capitoli, particolarmente ampi, sulla
Resistenza per non interferire col libro di Semelin Senz'armi di fronte a
Hitler, indicato nella seconda parte di questa bibliografia. Purtroppo la
traduzione italiana esclude anche le tre ampie pagine 81-83 della rivista
francese sul sollevamento popolare in Iran 1978-1979, che portò alla
cacciata dello Scià senza alcuna violenza. Solo dopo il ritorno
dell'ayatollah Khomeiny dall'esilio in Francia ci furono violenze civili e
statali.
* 24. Sulla straordinaria decennale resistenza nonviolenta di massa del
90% di popolazione albanese (in massima parte musulmana; vedi sopra, n.
15) del Kosovo al regime di occupazione militare serba:
- Ibrahim
Rugova, La question du Kosovo, Ed Fayard, Paris 1994.
- Valentino
Salvoldi, Lush Gjergji, Resistenza nonviolenta nella ex-Jugoslavia. Dal
Kossovo la testimonianza dei protagonisti, Ed. EMI, Bologna 1993.
- V.
Salvoldi, Kossovo, ex-Jugoslavia. Dove la nonviolenza è vita, Velar, Gorle
(Bergamo), 1994.
- Giancarlo e Valentino Salvoldi, Lush Gjergji,
Kosovo, un popolo che perdona, Presentazione di Bernhard Haering, Emi,
Bologna 1997.
- Kossovo. Conflitto e riconciliazione in un crocevia
balcanico, in Religioni e società, n. 29, anno XII, settembre-dicembre
1997.
- Alberto L'Abate (a cura di), Prevenire la guerra nel Kossovo
per evitare la destabilizzazione dei Balcani. Attività e proposte della
diplomazia non ufficiale. Quaderni della DPN n. 33, Ed. La Meridiana,
Molfetta 1997. Il quaderno è stato ripubblicato, con l'aggiunta di
un'ampia introduzione dell'Autore che lo aggiorna al 1999, nel volume
Kossovo, una guerra annunciata, Ed. La Meridiana, Molfetta 1999.
* 25. François Vaillant, La nonviolenza nel Vangelo, prefazione di
Filippo Gentiloni, Ed. Gruppo Abele, Torino 1994 (originale 1991).
Vaillant, considerando la situazione storica e politica in cui visse Gesù,
esamina alcune sue azioni tipicamente nonviolente, come la cacciata dei
mercanti dal tempio (interpretata di solito come violenta!) (pp. 31-39),
la donna adultera (pp. 42-46), il tributo a Cesare (pp. 46-49), la
strategia decolpevolizzante che ritroviamo anche in Martin Luther King
(pp. 49-58). Anche Gesù, minacciato e braccato, fu tentato dalla violenza,
ma nella preghiera si convertì alla nonviolenza e alla pazienza forte fino
ad accettare la morte e rovesciarne il potere (pp. 81-91).
26. Gene Sharp, Dopo la guerra fredda. La via della non-violenza, in Il
Regno-attualità, n.14/1994, 15 luglio 1994, pp. 435-445. Le realtà
storiche delle lotte nonviolente sono richiamate, in un rapido ed ampio
giro d'orizzonte, a mostrare la possibilità della strategia
nonviolenta.
27. Christian Mellon et Jacques Semelin, La non-violence, Collection
encyclopédique "Que sais-je?", Presses Universitaires de France, Paris
1994. In appendice, questo limpido e ricco libretto elenca 31 casi storici
tra il 1770 e gli anni successuvi al 1990 relativi a tutto il mondo (tra
cui alcuni non ancora comparsi in questa bibliografia), e 11 casi
riguardanti la Francia tra il 1957 e gli anni '90.
* 28. Sulle rivoluzioni nell'Europa dell'Est del 1989, che sono un
notevole esempio delle possibilità dell'azione nonarmata e
nonviolenta:
- Giovanni Salio, Il potere della nonviolenza. Dal crollo
del Muro di Berlino al Nuovo Disordine Mondiale, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1995. Contiene la più ampia rassegna critica delle interpretazioni
di quegli avvenimenti.
- Johan Galtung, Il nuovo disordine mondiale,
nel volume di atti sopra citato Per un modello di difesa nonviolento: che
cosa ci insegna il conflitto nella ex-Iugoslavia, pp. 19-35.
- Sul
maggio cinese, vedi sotto, n. 37.
29. Jacques Semelin, Quand les
dictatures se fissurent... Résistances civiles à l'Est et au Sud, Culture
de paix, Desclée de Brouwer, Paris 1995. Per ognuna delle quattro parti
(Resistenza e religione; Resistenza e diritti dell'uomo; Resistenza e
comunicazione; Resistenza e legittimità) singoli studiosi esaminano un
caso del Sud e uno dell'Est nel decennio precedente le rivoluzioni del
1989: Filippine 1986 e Polonia; dissidenza cecoslovacca dalla Carta 77 e
Bolivia dal 1978; Benin 1987-1992 e Piazza Tiananmen a Pechino 1989;
tentativi di colpi di stato in Spagna 1981 e a Mosca 1991.
30. Giuliano Pontara, in discussione con Norberto Bobbio sulla
nonviolenza e la politica, elenca circa 15 casi recenti in N. Bobbio
Elogio della mitezza e altri scritti morali, Ed. Linea d'ombra, Milano
1994, p.44. Questo testo riveduto compare in G. Pontara, Guerre,
disobbedienza civile, nonviolenza, Ed. Gruppo Abele 1996, raccolta di
saggi su etica e politica, pace e guerra (casi storici di difesa senza
guerra a p. 94-95).
31. Peter Ackerman - Christopher Kruegler, Strategic Nonviolent
Conflict. The Dynamics of People Power in the Twentieth Century, Praeger,
Westport Connecticut - London, 1994. Il volume esamina i seguenti casi:
Prima rivoluzione russa, 1905; Ruhr, 1923; Lotte per l'indipendenza
indiana 1930-1931; Resistenza danese 1940-1945; Salvador 1944; Soldarnosc
1980-1981.
32. Il puzzle della nonviolenza (quasi un manuale per imparare a
costruire un'azione nonviolenta), MIR, Centro Ricerche per la Difesa
Popolare Nonviolenta, Padova 1994. Si tratta di un libro a schede,
ampliabile, preparato da S. Bergami, F. Curinga, F. Tipolla, F. Varotto,
A. Zangheri, per conto del Mir (via Cornaro 1/a, 35128 Padova, tel e fax
049/80.73.836). La prima parte presenta, in ampie schede con relativa
bibliografia, undici casi tratti dalla storia del Novecento: India 1930,
Bulgaria 1940-44, Montgomery 1955, Larzac 1970-81, Bolivia 1979, Polonia
1980-90, Comiso 1981-87, Filippine 1986, Pechino 1989, Mosca 1991,
Madagascar 1991-93.
33. Bojan Aleksov, Disertori della guerra in ex-Jugoslavia, a cura di
Gianni Caligaris ed Emilio Rossi, Ed. Alfazeta, Parma 1995. Documenta la
realtà di oltre 100.000 disertori, che l'Europa non accoglie né riconosce
come dovrebbe, quale forte risorsa umana contro quell'assurda guerra e le
sue conseguenze. Esiste una buona legge italiana, di fatto non applicata
alla frontiera.
34. Corazon C. Aquino, Martirio e redenzione sulla via filippina verso
la pace, in Testimonianze n. 380, dicembre 1995, pp. 84-96. La leader
filippina racconta i precedenti e lo svolgimento della rivoluzione del
1986, con speciale riferimento al ruolo della religione.
35. Andrew Rigby (Department of Peace Studies. University of Bradford),
Unofficial Nonviolent Intervention: Examples from the Israeli-Palestinian
Conflict, in Journal of Peace Research, vol 32, no. 4, 1995, pp. 453-467.
L'articolo dimostra che le possibilità di intervento nonviolento sono
molto più ampie della sola interposizione testimoniale o sacrificale.
36. Alexander Allan, Le Larzac et après: l'étude d'un mouvement social
novateur, ed. L'Harmattan, Paris 1995. Sulla lotta delle 105 famiglie
dell'altopiano del Larzac contro l'esproprio militare, lotta che coinvolse
fino a 100.000 persone (1971-1981), infine vittoriosa e proseguita come
movimento per unire il Nord col Sud del mondo (1981-1992).
37. Rodolfo Venditti, La difesa popolare nonviolenta: storia, teoria,
esempi concreti. Aperture dell'ordinamento giuridico italiano, Eirene,
Studi per la pace, Bergamo 1996 (via F. Scuri 1/C, 24100 Bergamo, tel
035/26.00.73). Il fascicolo richiama o descrive 15 casi storici. Questo è
il 16° opuscolo della collana "Ricerche e Documentazione", che comprende
anche: S. Cattaneo, J. Galtung, B. Jenkins, S. Piziali, G. Sharp, La
nonviolenza nel Maggio Cinese. Pechino 1989.
38. Alberto Melandri, José Ramos Horta e mons. Carlos Felipe Ximenes
Belo, leaders della resistenza nonviolenta di Timor Est, in Azione
Nonviolenta, nov. 1996, pp. 6-7.
* 39. Nonviolenza nella storia. Casi di resistenza civile nel
Novecento. Materiale ancora inedito di un corso di aggiornamento per
insegnanti, organizzato a Torino nei mesi a cavallo tra 1996 e 1997 dal
Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino e dall'Istituto Piemontese
per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea (via Fabro 6,
10122 Torino, tel. 011-56.28.836). Sono 15 lezioni distribuite nelle
seguenti sezioni del corso: 1) La resistenza civile in Europa durante la
seconda guerra mondiale (J. Semelin, A. Bravo, A.M. Bruzzone, E. Peyretti,
A. Dogliotti Marasso, F. Levi); 2) Lotte di liberazione dai sistemi
coloniali (G. Sofri); 3) Lotte politiche e civili nei paesi occidentali
(G. Bouchard, E. Donini); 4) Lotte nei paesi dell'Est e forme di
resistenza civile nell'ex-Jugoslavia (G. Salio, A. Zangheri, A. L'Abate,
M. Granero); 5) I movimenti per la pace (S. Albesano, G. Salio).
40. AA.VV., Invece delle armi: obiezione di coscienza, difesa
nonviolenta, corpo civile di pace europeo, a cura della Segreteria per la
Difesa Popolare Nonviolenta, con la collaborazione del Centro Eirene di
Bergamo, ed. Fuorithema, Bologna 1996. Il volume contiene nella prima
parte gli atti di una importante conferenza internazionale su "Difesa
nonviolenta, Partecipazione Popolare, Obiezione di Coscienza" tenutasi a
Firenze nel settembre 1992 con la presenza dei maggiori studiosi mondiali
(Pontara, Papisca, Sharp, Ebert, Muller, Galtung); nella seconda parte i
documenti del dibattito in corso "Per un corpo civile di pace europeo".
Nanni Salio (pp. 23-29) esamina i casi storici proponendone una
classificazione per tipologie e strutture. Segue una mia bibliografia (pp.
29-31), molto meno aggiornata e completa della presente. Alberto L'Abate
ricorda una mezza dozzina di casi storici - Algeria 1962, Aden 1967,
Pechino 1968, Filippine 1986, Nicaragua 1989, Mosca 1991 (pp. 145-148) - e
indica diversi studi ad essi relativi, apparsi su riviste internazionali
di peace research.
41. Voci e azioni di nonviolenza nell'antichità classica, a cura di
Rocco Campanella, Libreria Editrice Fiorentina, 1996. Nel libro leggiamo
le pagine di Giuseppe Flavio (37-100 d.C.) sulla resistenza nonviolenta
degli ebrei sotto gli imperatori Tiberio (14-37 d.C.) e Caligola (37-41
d.C.) e quelle di Tito Livio sulla secessione della plebe a Roma (nel 494
e nel 471 a.C.).
* 42. David Morrison, Philip Taylor, Shastri Ramachandaran, Media,
guerre e pace, Ed Gruppo Abele, Torino 1996. Nella seconda parte del libro
(I mezzi di comunicazione come risorsa per la pace), Ramachandaran, nel
paragrafo I mezzi di comunicazione dei popoli (pp. 132-146), raccoglie ed
esamina in breve, sotto questo specifico aspetto, i casi Iran 1979, India
1975-77, OLP, Filippine 1986, Europa orientale 1989, America Latina in
vari momenti. Si può aggiungere qui la Resistenza danese, caratterizzata
dal mezzo della comunicazione popolare (v. il n. 1 della seconda parte di
questa bibliografia).
* 43. Hildegard Goss-Mayr, Come i nemici
diventano amici, Insieme per la nonviolenza, la giustizia e la
riconciliazione, EMI, Bologna 1997. E' il racconto di vita di una coppia
che ha lottato insieme per oltre 30 anni. Jean Goss (morto nel 1991) e sua
moglie Hildegard, eminenti attivisti ed educatori del MIR (Movimento
Internazionale della Riconciliazione) hanno compiuto insieme azioni
dirette nonviolente e lavoro di formazione, hanno avviato associazioni e
opere culturali, hanno posto le basi di rivoluzioni nonviolente (come
nelle Filippine, nel 1986), hanno sospinto vescovi e leaders sociali
all'impegno per la giustizia col metodo della forza nonviolenta. Il campo
della loro azione va dall'Unione Sovietica (già nel 1961) alla Polonia,
dal Concilio Vaticano II all'America Latina, dall'Asia all'Africa.
I
coniugi Goss trovano nel vangelo l'ispirazione alla lotta nonviolenta, ma
sanno scoprire e valorizzare le analoghe potenzialità presenti nelle
culture e religioni proprie dei diversi popoli: vediamo un bell'esempio
nelle "regole nonviolente" individuate nella tradizione africana della
"chiacchierata", vero metodo di risoluzione nonviolenta dei conflitti (p.
230).
Il capitolo conclusivo, raccogliendo l'esperienza, prospetta con
lucida sintesi la resistenza nonviolenta all'impero liberalcapitalistico
oggi impostosi al mondo, su varie linee d'impegno: l'incontro tra le
religioni e il loro compito per la pace, il movimento per la pace e il
servizio di pace (qualcosa di più del servizio civile!), i mezzi di
comunicazione nel mondo unito e la loro possibile funzione di «portatori
di speranza».
44. Robert L. Holmes, La sfida della non violenza nel nuovo ordine
mondiale, nel volume di James Burk, La guerra e il militare nel nuovo
sistema internazionale, Franco Angeli, Milano 1998, pp. 211-229. Holmes
esamina la tendenza ad un nuovo militarismo dopo che gli Usa sono rimasti
unica superpotenza e, di contro, la lezione delle rivoluzioni nonviolente
nell'Europa dell'est per una strategia e per istituzioni atte alla
risoluzione nonviolenta dei conflitti, ai fini di una maggiore tutela
generale della società dalla violenza diffusa.
* 45. Emanuele Arielli - Giovanni Scotto, I conflitti. Introduzione a
una teoria generale, Ed. Bruno Mondadori, Milano 1998. Questo studio
scientifico fa il punto sulla ricerca interdisciplinare, promossa da molti
studiosi e istituzioni in tutto il mondo, delle strategie per una
trasformazione e risoluzione senza violenza dei conflitti. Il volume
richiama tutti i casi più significativi di lotte nonviolente, collocandoli
opportunamente nel sistema teorico proposto, specialmente nella terza
parte del libro (Strategie di trasformazione costruttiva).
Una nuova
edizione del lavoro, col titolo Conflitti e mediazione. Introduzione a una
teoria generale è uscita nel 2003 presso il medesimo editore.
* 46. Jean-Marie Muller, Vincere la guerra, Principi e metodi
dell'intervento civile, Ed. Gruppo Abele, Torino 1999 (1997). Lavoro
descrittivo, ricco di informazioni sulle ingerenze davvero umanitarie e
non belliche in zone di conflitto. Mancano alcune significative esperienze
italiane, ma il panorama mondiale è ampio e così il catalogo dei metodi.
Tanto basta per vedere che le alternative alle guerre ci sono, se le si
vuole conoscere e praticare. La prefazione di Antonino Drago critica il
carattere che l'intervento civile ha nell'esperienza francese e nella
proposta di Muller, non abbastanza alternativo al militare, ma dipendente
da esso. Drago mostra le possibilità uniche al mondo ormai inserite nella
legislazione italiana.
47. Due esempi di resistenza nonviolenta alla violenza politica e a
quella economica, mediante le nuove possibilità date dalla comunicazione
informatica di base:
- Rafal Robozinski, Mapping Russian Cybersapace:
Perspective on Democracy and the Net, Paper presented at the United
Nations Research Institute for Social Development (UNRISD) conference on
Information Technology and Social Development, 22-24 June 1998, Geneva.
L'Autore rileva, tra l'altro, il ruolo giocato dai fax e dalla iniziale
rete informatica nel galvanizzare la resistenza dell'opinione pubblica
russa al golpe del 1991 contro Gorbaciov.
- Stephen Kobrin, The MAI
and the Clash of Globalizations, Foreign Policy 112(fall), 1998: 97-109.
L'Autore esamina la vincente campagna informatica mondiale delle ONG nel
1998 contro il MAI, l'Accordo multilaterale sugli investimenti favorevole
alle multinazionali. Queste due pubblicazioni sono citate a p. 78 del
Rapporto 1999 su Lo Sviluppo Umano, dell'United Nations Development
Programme, vol. 10, La Globalizzazione, Rosenberg & Sellier, Torino
1999
* 48. AA.VV., Le periferie della memoria. Profili di testimoni di pace,
edito dal Movimento Nonviolento, Verona, e dall'Associazione Nazionale
Perseguitati Politici Italiani Antifascisti, Torino, a cura di Sergio
Alebsano, Torino 1999. Il volume, di 180 pagine, raccoglie 22 "medaglioni"
esclusivamente di italiani/e che, nel periodo dall'unità ad oggi, hanno
agito nell'opposizione alla guerra. Fra loro peronaggi noti, ma anche
altri finora del tutto ignoti, anarchici e cattolici, valdesi e vescovi,
scrittori e filosofi, pedagogisti e politici, soldati e disertori. La
raccolta testimonia la presenza spesso ignorata di esperienze e metodi
alternativi alla guerra.
* 49. Arundhati Roy, Per il bene comune, in Internazionale, n. 306,
22-28 ottobre 1999, pp. 17-25. L'articolo, mentre denuncia la devastazione
umana e ambientale causata dalle Grandi Dighe indiane nella valle della
Narmada, racconta la lotta nonviolenta di resistenza delle popolazioni
implicate. L'autrice è la più famosa scrittrice indiana (Il dio delle
piccole cose). Sono pubblicati in italiano i volumi La fine delle
illusioni, Ugo Guanda, Parma 1999, e Guerra è pace, Guanda, Parma 2002,
che ricupera interamente il volume precedente ed aggiunge altri saggi.
* 50. Centro di ricerca per la pace, Viterbo (nbawac@tin.it), ha pubblicato nel 1999 la
Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace
con cui bloccare i decolli dei bombardieri. Questa tecnica nonviolenta del
"pallone frenato" è stata sperimentata efficacemente per alcune ore
davanti all'aeroporto militare di Aviano, da cui partivano nel 1999 gli
aerei che bombardavano la Jugoslavia.
* 51. Enrico Peyretti, Per perdere la guerra, Beppe Grande ed., Torino
1999. In questa raccolta di scritti pubblicati durante la guerra della
Nato alla Serbia per il Kossovo, indicando le varie alternative alla
guerra, praticate o praticabili, sono richiamate anche alcune esperienze
storiche.
* 52. Gilles Gesson, La non-violence crée l'événement à Seattle, in
Non-violence Actualité (janvier 2000, pp. 16-18). L'articolista, presente
alle manifestazioni di "Nonviolent Direct Action" che hanno impedito la
cerimonia di apertura del vertice della Organizzazione Mondiale del
Commercio (WTO-OMC), il 30 novembre 1999, vertice fallito, scrive che
l'avvenimento segna l'entrata dell'opinione pubblica internazionale sulla
scena delle negoziazioni ufficiali relative all'economia globalizzata, in
difesa degli aspetti umani (lavoro, giustizia, ambiente, salute, culture)
trascurati e violati dal carattere finanziario e speculativo della
globalizzazione. Contro alcune interpretazioni deformanti, testimonia il
carattere nonviolento delle manifestazioni, accuratamente preparato, di
cui espone le tecniche e le tattiche, concludendo: «Consciamente o no, [i
manifestanti] hanno agito come degni eredi dei teorici della resistenza
civile. Questo è forse il segno che essa è oggi entrata nel costume».
* 53. Sulla storia della pace, è possibile segnalare:
- Francisco A.
Muñoz, Mario Lòpez Martìnez (eds.), Historia de la Paz. Tiempos, espacios
y actores, Instituto de la Paz y los Conflictos, Editorial Universidad de
Granada, 2000. Questo volume, pioniere nella costruzione di una specifica
storia della pace, percorre, attraverso i tempi e le culture umane,
soprattutto le idee, situazioni, strutture, protagonisti di relazioni
pacifiche tra differenti popoli e civiltà. Specialmente nei paragrafi sul
pacifismo della nonviolenza (pp. 326-340), sul pacifismo antinucleare (pp.
340-349), sul pacifismo dopo la caduta del Muro di Berlino verso il muovo
secolo (pp. 349-357) Mario Lòpez Martìnez raccoglie in una ampia bella
sintesi più o meno tutti i casi storici di interventi e soluzioni
nonviolente dei conflitti a cui si riferiscono le opere segnalate in
questa bibliografia.
- Cruttwell, A History of Peaceful Change in the
Modern World, Oxford University Press, 1937.
- Johan Galtung, Storia
dell'dea di pace, Satyagraha, Torino 1995 (rapido excursus di 78
pagine).
- Alessandro e Daniele Marescotti, L'altra storia. Percorsi
alternativi alla guerra e alla violenza dall'antichità a oggi. Si tratta
di materiale per una storia della pace: un lungo testo (290 pagine in
corpo 12), soggetto a revisione continua, che consiste in una grande
quantità di schede sintetiche, ben curate, su eventi, movimenti, figure,
testi che documentano fatti di pace rintracciati nella storia di tutti i
tempi e popoli. Contatti con gli autori per fornire altri materiali da
collegare alla storia della pace: 099-73.03.686 o 347-14.63.719; http://italy.peacelink.org/storia/articles/art_2707.html
-
Renato Moro, Storia della pace . Idee, movimenti, battaglie, istituzioni.
Il Mulino 2004.
- A. Marrone, P. Sansonetti, Né un uomo né un soldo.
Una cronaca del pacifismo italiano del Novecento, Baldini Castoldi Dalai
editore, Milano 2003.
- Rina Gagliardi, Un movimento per la pace. Per
una storia del pacifismo, Edizioni Alegre, Roma 2003.
* 54. Laura Coppo, Terra gamberi contadini ed eroi, Emi, Bologna 2002.
L'Autrice ha trascorso due mesi nell' ashram di una straordinaria coppia
di indiani, Krishnammal e Jagannathan, due delle figure piu' prestigiose
della nonviolenza in cammino e ha ricostruito, con la freschezza e la
vivacità della narrazione dei protagonisti, 70 anni di storia indiana,
visti con gli occhi di chi, fin da giovanissimo, si affiancò a Gandhi
nelle grandi iniziative di lotta nonviolenta. Dopo la morte di Gandhi,
essi continuarono a stare a fianco dei contadini, dei pescatori, delle
comunità che, anche dopo l'indipendenza, si trovavano in situazioni di
povertà e pativano ingiustizie. La più
recente battaglia nonviolenta -
che dura da una ventina di anni - è quella intrapresa contro il dilagare
degli allevamenti intensivi di gamberi nelle zone costiere del Sud
dell'India: in terreni privati o demaniali, o acquistati a prezzi
irrisori, industriali indiani o società multinazionali hanno abbattuto le
aree verdi dove crescevano le mangrovie - una vegetazione con importanti
funzioni di protezione delle coste, che ospita una varietà di specie
viventi (pesci, crostacei, arbusti) utili alle popolazioni locali - per
costruire vasche in cemento in cui vengono allevati gamberi per
esportazione, quelli che troviamo nei nostri mercati e nei panini al bar.
Contro queste attività distruttive per l'ambiente e per le popolazioni,
Krishnammal e Jagannathan organizzarono proteste, digiuni, petizioni, e
vinsero anche una causa presso la Corte Suprema indiana. Il problema ha
assunto una dimensione mondiale, e in questo impegno nonviolento si
uniscono in tutto il mondo comunità di contadini e pescatori in difesa del
loro ecosistema vitale contro le industrie che alimentano forzatamente il
commercio internazionale dei gamberi.
* 55. Enrico Euli e Marco Forlani (a cura di), Guida all'azione diretta
nonviolenta, ed. Berti 2003. La prima parte del volumetto riferisce sulle
esperienze di Comiso 1981-83, Mostra navale bellica di Genova 1982-89,
Genova Mobilitebio 2000, Genova G8 2001, Brescia Exa 2000, Missioni di
pace all'estero.
* 56. Autori Vari, Pace!, Voci a confronto sulla lettera enciclica
Pacem in terris, del 1963, di Giovanni XXIII, Ed. Paoline 2003. Giuliana
Martirani, nel capitolo da lei curato (pp. 35-57) analizza la vicenda
dell'assedio della basilica della Natività a Betlemme, per 39 giorni dal 2
aprile 2002, come un'azione di difesa popolare nonviolenta, nella quale i
frati francescani hanno svolto il ruolo di terza parte tra i palestinesi
assediati e gli israeliani assedianti, e sono state attuate le cinque
regole di Theodor Ebert (v. sopra, n. 6). Il caso di Betlemme è analizzato
e documentato nel libro di Giuseppe Buonavolontà e Marc Innaro,
giornalisti testimoni della vicenda, L'assedio della Natività, Ponte alle
Grazie, Milano 2002, che contiene anche il diario del francescano Ibrahim
Faltas, uno dei protagonisti.
* 57. Pierluigi Consorti (a cura di), Senza armi per la pace. Profili e
prospettive del "nuovo" servizio civile, Edizioni PLUS, Università di
Pisa, 2003. Fra le esperienze di servizio civile, che con la caduta della
leva diventa volontario, il volume riferisce su interventi, ovviamente
disarmati, in situazioni di conflitto bellico, quali Sry Lanka, Mozambico,
Burundi, Iraq, Kurdistan, ex-Yugoslavia, Timor Est, Chiapas, Turchia,
Zambia, Cile, Kenia, Russia, Bolivia, Palestina, ed altre, ad opera di
vari enti quali la Caritas italiana, Emergency, Medici senza frontiere, la
Comunità di Sant'Egidio, l'Operazione Colomba, i Caschi Bianchi, l'Unicef,
Amnesty International, l'Unicri, la Regione Toscana, la ASL fiorentina, le
Misericordie d'Italia.
58. Nonviolenza per Gerusalemme, è il tema del n. 5, giugno 2004, di
Satyagraha, la rivista di studi scientifici su «il metodo nonviolento per
trascendere i conflitti e costruire la pace», che esce a cura di Rocco
Altieri, che ne è il Direttore, nelle edizioni Plus, dell'Università di
Pisa (www.pdpace.interfree.it). Ogni numero della rivista presenta
elementi utili per la presente raccolta bibliografica. Questo n. 5
affronta l'enorme drammatico conflitto Israele-Palestina, con uno spirito
di intensa originale ricerca e documentazione sulle potenzialità e realtà
di una sua trasformazione nonviolenta. Dei dodici autori (Rocco Altieri,
Giorgio La Pira, John Paul Lederach, Marc Gopin, Abdul Aziz Said, Ibrahim
Faltas, Mohammed Abu-Nimer, Angela Dogliotti Marasso, Michal Reifen, Maria
Chiara Tropea, Mouvement pour une alternative non-violente, Franz Amato),
cinque partecipano a questa ricerca direttamente dall'interno del
conflitto, come israeliani o palestinesi. Nei loro scritti troviamo
aspetti storici, religiosi, educativi, esperienze di percorsi di pace,
azioni e riflessioni costruttive di nonviolenza, tradizioni di nonviolenza
nelle culture e nelle religioni implicate, documenti di resistenza
culturale e spirituale. (Vedi anche, sopra, il n. 11).
59. Su La Stampa, 2 ottobre 2004, in una intervista concessa a Barbara
Spinelli, Khalida Toumi Messaoudi, ministro della cultura del governo
algerino, descrive la vincente lotta civile della popolazione, e in
particolare delle donne, contro la violenza estrema compiuta lungo gli
anni '90 da gruppi terroristici mossi da fanatismo religioso contro i
diritti umani. Disobbedendo agli ordini minacciosi degli integralisti, i
civili, e specialmente le donne, ne hanno indebolito e superato
l'arroganza. L'esempio dell'Algeria, che ha condotto questa lotta senza
alcun aiuto internazionale, vale come condanna dell'intervento Usa in
Iraq, col pretesto della impossibile imposizione dall'esterno della
democrazia. Cfr anche , sopra, il n. 15.
II - OPERE SULLA RESISTENZA AL NAZIFASCISMO
Desidero informare chi legge o utilizza questa bibliografia che essa
verrà ampiamente integrata, appena possibile, soprattutto grazie alla
collaborazione di Peppe Sini, autore e responsabile del quotidiano
telematico La nonviolenza è in cammino (nbawac@tin.it), grande raccoglitore e
distributore di cultura di pace. (E. P.).
Si vedano anche i
riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate nella prima
parte di questa bibliografia.
* 1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resi-stenza
europea tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella più ampia serie di
scritti storici, teorici, strategici, che sono i Quader-ni della Difesa
Popolare Nonviolenta, pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian
Peace Research Institute), LOC (Lega Obiet-tori di Coscienza), MIR
(Mo-vimento Internazionale della Riconci-liazione), con la collaborazione
di altro volontariato culturale di pace, in parte ripubblicati come
Quaderni di Azione Nonviolenta (la rivista del Movimento Nonviolento,
fondata da Aldo Capitini nel 1964), e poi, dal 1990 circa, pubblicati
dalla Editrice La Meridiana, di Molfet-ta, del Movimento Pax Christi. Sono
ormai usciti quasi trenta titoli, tutti in veste grafica molto sem-plice.
I quaderni che documentano i casi storici più chiari nel periodo qui
considerato sono:
- n.1, M. Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia
sotto l'occupazione tedesca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti
norvegesi compatti si oppongono al programma del governo collaborazionista
Quisling di nazificazione della scuola e lo frustrano completamente. Il
governo deve ricondurli dalla deportazione e ammettere la sconfitta.
-
n. 3, J. Bennet, La resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca,
Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi furono
salvati dai connazionali grazie ad un'azione compatta e organizzata.
-
n. 10, S. Piziali, Resistenza non armata nella bergamasca, 1943-1945,
Padova 1984.
- n. 18, R. Barbiero, Resistenza nonviolenta a Forlì,
Molfetta 1992.
* 2. Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La resistenza
civile in Europa 1939-1943, Ed. Sonda 1993 (Payot, Paris 1989). Il lavoro
si limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le sole forme di
lotta nonarmata autonome dalla lotta armata, e non quelle successive,
combinate con questa. Studiando le forme sociali della resistenza
nonarmata al nazismo in tutti i paesi occupati e nella stessa Germania, ne
realizza la raccolta storica finora più ampia. L'edizione italiana
contiene anche due appendici, una di Stefano Piziali, Commento
bibliografico. La resistenza nonarmata in Italia (pp.227-234) e una mia
(che successivamente ho molto riveduto e corretto in un testo inedito), Un
caso italiano: lo sciopero come strumento di lotta (pp. 235-240), con un
contributo di Sergio Albesano, sugli scioperi operai del '43 e '44 in
Italia, trascurati da Semelin.
* 3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166
Roma, tel 06/61.55.07.68) ha organizzato alcuni convegni di cui gli atti
sono pubblicati e disponibili:
- La lotta nonarmata nella Resistenza,
Roma, ottobre 1993, (contributi di Giannini, Parisella, Drago, Zerbino,
Albesano, Vaccaro, Marescotti ed altri);
- La Resistenza nonarmata,
Roma, novembre 1994, patrocinato dal Comitato nazionale per il 50ennale
della Resistenza e della guerra di liberazione (contributi di Zerbino,
Giannini, Parisella, Drago, Semelin, Klinkhammer, Peyretti, L'Abate,
Menapace, Giuntella, ed altri). Atti pubblicati in La Resistenza
nonarmata, a cura di G. Giannini, Ed. Sinnos, Roma 1995.
-
L'opposizione popolare al fascismo, Roma, ottobre 1995. Atti pubblicati
con lo stesso titolo, a cura di G. Giannini, ed. Qualevita, Torre dei
Nolfi 1996.
- Sull'esperienza di resistenza non armata all'occupazione
e ai soprusi dell'esercito tedesco, da parte di centinaia di persone nella
tenuta Tor Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al giugno 1944, è
possibile leggere la testimonianza, di cui possiedo il testo, resa dal
cav. Paolo Sabbetta (paolosabbetta@libero.it).
4. G. Giannini, La resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in
Bozze 94, n.2/1994, pp.77-84.
5. Jean-Marie Muller, Désobéir à Vichy, La résistance civile de
fonctionnaires de police, Presses Universitaires de Nancy, 1994. Nella
collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia
occupata nel perseguitare gli ebrei, ci furono significative
disobbedienze.
6. Nell'aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data
in una relazione su La resistenza civile nelle ricerche storiche,
pubblicata in Fascismo - Resistenza - Letteratura. Percorsi
storico-letterari del Novecento italiano, Museo Nazionale del Risorgimento
Italiano, I Quaderni del Museo n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87.
* 7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di
donne 1943-1945, Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti
dell'opposizione delle donne alla guerra, p.es. il "maternage" di massa,
la pietà per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della guerra
sulle donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico di Anna
Bravo, Donne, guerra, memoria - mostra la vasta realtà della resistenza
senz'armi attuata dalle donne e contribuisce a individuare un'immagine
della difesa che supera la guerra, e della cittadinanza svincolata dalla
figura del cittadino in armi. Questo libro ha portato ad un autorevole
mutamento nella considerazione della resistenza civile da parte di uno
storico quale Claudio Pavone. Infatti, è interessante notare come Pavone,
autore dell'importante e ampio volume Una guerra civile. Saggio storico
sulla moralità nella Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991), nel
quale non si dimostrava sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata
(tanto che trascurava del tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo
tempo aveva combattuto il fascismo con insolita profondità di motivi, ma
senza mai prendere le armi; e, attraverso una citazione di una testimone
ebrea, presentava un'idea del tutto inadeguata della nonviolenza come una
posizione «metastorica» e irresponsabile; cfr ivi, p. 414), introducendo
invece, nel 1995, il numero della rivista Il Ponte dedicato al 50° della
Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo
(corrispondente all'introduzione al libro In guerra senza armi), per
rilevare il «valore euristico» del concetto di resistenza civile ivi
propo-sto, che è - scrive Pavone - «qualcosa di più ampio» della
cosiddetta resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una
«pratica di lotta» con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo
speciale, articolo introduttivo del fascicolo de Il Ponte, n.1/1995,
dedicato a Resistenza. Gli attori, le identità, i bilanci storiografici,
p. 13.). Il concetto di resistenza civile vale dunque a superare la
tendenza, rilevata da Claudio Dellavalle nello stesso fascicolo, ad
adottare «il criterio militare come criterio prevalente» (ivi, p. 12).
Pavone scrive ancora: «La Resistenza civile rimane una forma di
Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della violenza, anche di quella
più palesemente difensiva, non sono sempre sicuri. Sicura è invece la sua
distanza da quella "zona grigia" in cui si ritrovano coloro che i
resistenti bollavano come "attesisti"» (ivi, p. 13). (Vedi anche, sotto,
il n. 16 e il n. 12 della prima parte di questa bibliografia).
* 8. Sul vasto e significativo fenomeno del coraggioso e determinante
rifiuto di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana da parte di
centinaia di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l'8
settembre 1943:
- AA.VV., I militari italiani internati dai tedeschi
dopo l'8 settembre 1943 (atti del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti,
Firenze 1986.
- Resistenza senz'armi. Un capitolo di storia italiana
dal 1943 al 1945 (dalle testimonianze dei militari toscani internati nei
lager nazisti), prefazione di Leonetto Amadei, Le Monnier, Firenze
1988.
- Orlando Lecchini, Per non chinare la testa. Un Lunigianese nei
lager nazisti, Edizioni "Il Corriere Apuano", Pontremoli, 1988.
-
AA.VV., Fra sterminio e sfruttamento (atti del convegno 23-24 maggio
1991), Ed. Le Lettere, Firenze 1992.
- Gerhard Schreiber, I militari
italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945,
a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'esercito, 1992.
-
Luigi Collo, La resistenza disarmata, Introduzione di Nuto Revelli,
Marsilio, Venezia 1995.
- Giampiero Carocci, Il campo degli ufficiali,
Giunti, Firenze 1995.
- Alessandro Natta, L'altra Resistenza. I
militari italiani internati in Germania, Einaudi, Torino 1997.
* 9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o
nei territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle biblioteche
10-20 titoli, in gran parte sull'attentato del 20 luglio 1944. L'Istituto
Piemontese per la Storia della Resistenza conserva circa 80 titoli di cui
32 in tedesco, 3 in francese, 2 in inglese, 4 pubblicazioni promosse dal
Consiglio Regionale Piemontese. Ho raccolto gli aspetti civili e
nonviolenti che si possono rintracciare entro la realtà limitata e
prevalentemente militare della resistenza interna al nazismo, nella
relazione La Resistenza antinazista in Germania, tenuta nel corso di
aggiornamento per docenti "Nonviolenza nella storia. Casi di resistenze
civili nel Novecento" (vedi sopra, prima parte, n. 39). Da questo lavoro
traggo le indicazioni che rientrano nella presente bibliografia.
-
Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, La Resistenza civile in
Europa, 1939-1943, Ed. Sonda, Torino 1993 (1989), p. 120-129,
171-172.
- Uno degli episodi più significativi di resistenza
nonviolenta efficace da parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso,
contro la persecuzione razzista, è quello della Rosenstrasse, a Berlino
nel 1943, riferito in alcuni libri. L'opera fondamentale è quella di
Nathan Stoltzfus, Resistance of the Heart: intermarriage and the
Rosenstrasse protest in Nazi Germany, pubblicato nel 1996 (traduzione
francese: La Résistance des coeurs, Phoebus, 2002). Posso indicare anche
Gernot Jochheim, Frauenprotest in der Rosenstrasse. Gebt uns unsere Männer
wieder, Rasch und Röhring, Berlin 1993 (Protesta delle donne nella via
delle Rose. Restituiteci i nostri mariti). In italiano: Nina Schröder, Le
donne che sconfissero Hitler, Pratiche editrice, Milano 2001 (Hitlers
unbeugsame Gegnerinnen, Wilhelm Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen
1997). Rosenstrasse è la via di Berlino in cui alcune migliaia di donne
tedesche sostarono per protesta per sei giorni, nel marzo 1943, davanti
all'edificio dell'organizzazione assistenziale ebraica, trasformato in
prigione, costringendo infine Göbbels e Hitler, per timore che la protesta
civile si estendesse, a liberare i 1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o
parenti delle donne, arrestati e destinati alla deportazione, alcuni dei
quali già internati in lager. Sullo stesso fatto la regista Margarethe von
Trotta ha presentato nel settembre 2003 al Festival di Venezia il film
Rosenstrasse. Dice la regista: "Il fatto dimostra che in quel periodo si
poteva davvero agire contro il nazismo se si fosse stati più coraggiosi"
(La Stampa, 7 settembre 2003). Il film è andato in programmazione in
Italia (almeno a Torino) il 27 gennaio 2004, giornata della memoria della
Shoà, ma subito ha sorpreso le persone attente perché il fatto risolutivo
sembra nel film non la resistenza delle donne, ma la concessione dolorosa
di favori sessuali da parte di Lena von Eschenbach (una delle mogli di
ebrei, di famiglia altolocata) a Göbbels. Lo storico della Freie
Universität di Berlino, Ekkehart Krippendorff, mi informa il 31 gennaio
che in Germania c'è una forte polemica, fino dallo scorso autunno, per
questa concessione della regista ad aspetti pruriginosi, riducendo la
realtà storica dal politico al personale privato. Il direttore del
"Zentrum für Antisemitismusforschung" della Technische Universität,
Wolfgang Benz ha scritto un articolo molto aspro contro il film e ha fatto
riferimento a un'analisi molto approfondita sul caso fatto dal suo
istituto che contraddice l'interpretazione sentimentale. Anche Jacques
Semelin, il principale storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa
il 14 febbraio che l'unica fonte storica valida è il libro di Stoltzfus e
che, a giudizio degli storici tedeschi, il film presenta una versione
fantasiosa (fantaisiste) e non storica, dei fatti. Ciò nonostante che,
almeno nell'edizione italiana, all'inizio del film compaia una
dichiarazione sulla storicità dei fatti. Storicità fondamentale che c'è,
ma nella vicenda come è narrata nel film, è falsata nel punto essenziale
(v. il foglio, n. 311, aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone, autrice di
indagini di storia orale, dopo una ricerca, conferma questo giudizio.
-
Enzo Collotti, La Germania nazista, (dalla Repubblica di Weimar al crollo
del Reich hitleriano), Einaudi, Torino 1962, pp. 273-305. Dello stesso
autore vedi anche l'articolo Per una storia dell'opposizione antinazista
in Germania, in Rivista storica del socialismo, gennaio-aprile 1961, pp.
105-137, che contiene più ampie referenze bibliografiche.
- Giorgio
Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa, 1938-1945, Feltrinelli,
Milano 1981, parte prima, pp. 17-152.
- La «parola nuda come arma di
resistenza» (come dice Julian Aicher, in Il Margine, Trento, n.8/1998)
fino a pagare con la vita, fu il mezzo d'azione dei fratelli Hans e Sophie
Scholl e dei loro compagni d'azione nell'Università di Monaco, su cui vedi
Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca, ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1994. Il
libro di Ghezzi contiene una bibliografia di 53 titoli, dalla quale
segnalo Inge Scholl, Die Weisse Rose, Fischer Taschenbuch Verlag,
Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non integrale La Rosa Bianca, a
cura di Carlo Francovich, La Nuova Italia editrice, Firenze 1978, 4ª
edizione. Una profonda riflessione su questa esperienza è il libro di
Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994 (scritti del
1946 e 1958). Il testo intero dei sei volantini scritti e diffusi dal
gruppo di studenti resistenti è in Paolo Ghezzi, Noi non taceremo. Le
parole della Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1997. Merita una visita il
Museo della Rosa Bianca presso l'Università di Monaco, dove si possono
incontrare testimoni ancora viventi e vedere documenti.
- La limpida
grande figura di Franz Jägerstätter, contadino austriaco che, sostenuto
solo dalla comprensione della moglie, rifiutò per ragioni morali e
religiose il servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9
agosto 1943, è illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande
distanza di tempo: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di
Franz Jägerstätter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz, Franz Jägerstätter,
Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000. Il secondo
libro (da me recensito in Il Margine, n. 6/2002) è più preciso del primo
nella documentazione. Il 9 agosto 2003 si è tenuto un grande incontro a St
Radegund, nel giorno stesso del 60° anniversario della morte di
Jägerstätter, con sosta anche a Bolzano per Josef Mayr-Nusser e a Monaco
per i giovani della Rosa Bianca: vedi il mio resoconto Pellegrinaggio ai
martiri anti-nazismo, in il foglio, n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi
sotto, rivista Humanitas).
- Francesco Comina, Non giuro a Hitler, La
testimonianza di Josef Mayr-Nusser, San Paolo, Milano 2000. Altoatesino,
fervente cattolico, arruolato d'autorità nelle SS dopo l'8 settembre 1943,
Mayr-Nusser si rifiutò di giurare a Hitler par ragioni di fede, come
Jägerstätter. Dapprima internato in manicomio, muore di sfinimento durante
il viaggio verso Dachau. Comina documenta la lucidità del suo precoce
giudizio morale e poltico sul nazismo. Di Mayr-Nusser ha scritto anche
Isabella Bossi Fedrigotti sul Corriere della Sera, 2 febbraio 2002, p.
29.
- Sui resistenti, ribelli e disertori nell'esercito nazista ho
raccolto dei fatti e dei dati in Quelli dell'ultima ora, uscito, come
parte di una più ampia relazione tenuta per l'Iprase di Trento nell'aprile
2000, nel volume Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio
Tugnoli, Franco Angeli ed., Milano 2000, pp. 243-256.
- Ho raccolto
parecchi casi di boicottaggio personale della Shoah, compiuto anche da
molti cittadini tedeschi, in uno scritto inedito intitolato Molti
Schindler: dunque si poteva resistere al nazismo.
- Sulla probabile
obiezione degli scienziati tedeschi alla costruzione della bomba atomica:
Leandro Castellani, La grande paura, Storia dell'escalation nucleare,
Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino 1984, pp. 96-106; Thomas
Powers, La storia segreta dell'atomica tedesca, Mondadori, Milano 1994
(1993), pp. 503-509.
- Sul problema di coscienza relativo all'uccidere
Hitler, cfr la mia recensione del libro di Peter Hoffmann, Tedeschi contro
il nazismo. La Resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna 1994 (1988),
pubblicata in Servitium, n. 102, nov.-dic. 1995, fascicolo "Resistenza al
male", pp. 117 e 119-120.
- Documenti di alta resistenza morale, che
ricordano in qualche momento gli atti dei martiri cristiani sotto l'impero
romano, sono: Helmuth James von Moltke, Futuro e resistenza (dalle lettere
degli anni 1926-1945), Morcelliana, Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer,
Dieci anni dopo. Un bilancio sul limitare del 1943, in Resistenza e resa.
Lettere e scritti dal carcere, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp.
59-74.
- La rivista bimestrale Humanitas (http://www.morcelliana.com/ ; redazione@morcelliana.it), anno
LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica il fascicolo a Figure della
resistenza al nazismo. La Prefazione è stesa da Wolfgang Huber, figlio di
Kurt, il professore ispiratore dei giovani della Rosa Bianca (vedi sopra).
Segue, pubblicata integralmente per la prima volta, l'autodifesa di Kurt
Huber nel processo che lo condannò a morte, coraggiosa e franca sfida al
totalitarismo nazista e allo stesso feroce presidente del tribunale,
Freisler. Tra altre figure della rivolta morale contro la violenza del
potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la vicenda di Franz
Jägerstätter con alcuni documenti in più anche rispetto al libro di Erna
Putz (vedi sopra).
- Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania
sulla Resistenza antinazista: 1) DRAFD, Deutsche in der Résistance, in den
Streitkräften der Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies Detschland
(Tedeschi nella Resistenza, nelle forze armate della coalizione
antihitleriana, nel movimento Libera Germania). Telefono sede centrale di
Berlino: 0049/30/509.88.52. Contatto diretto con un partigiano del DRAFD:
Peter Gingold, Reichsforststrasse 3, D-60528 Frankfurt, tel
0049/69/672.631.
2) Bundesvereinigung Opfer der NS Militärjustiz
(Associazione vittime dei tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert
Strasse 116, D-28758 Bremen, tel 0049/421/622.073, fax 621.422. Contatto
diretto con il presidente Ludwig Baumann, Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen,
tel 0049/421/66.57.24.
3) Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo
antiguerra, Biblioteca della pace), Bartolomäuskirche, Friedensstrasse 1,
D-10249 Berlin, tel 0049/30/508.12.07.
4) Mahn- und Gedenkstätte für
die Opfer der Nationalsozialistischen Gewaltherrschaft (ammonimento e
memoria per le vittime del dominio nazista), Mühlenstrasse 29, D-40591
Düsseldorf. Catalogo di 202 pagine Verfolgung und Widerstand in Düsseldorf
1933-1945, (Persecuzione e Resistenza a Düsseldorf , 1933-1945),
Düsseldorf 1990.
* 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Gior-nate,
in Una strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella
prima sezione al n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di Hitler, l'esercito
dei guastatori doveva lasciare «cenere e fango» al posto della città. Una
popolazione in gran parte femminile, quasi senza armi, inflisse
all'esercito tedesco «l'unica sconfitta popolare da esso subita nel mondo»
(A. Drago, Una nuova interpretazione della Resistenza italiana secondo
categorie storiche nonviolente, dattiloscritto).
11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume
non uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti.
Contiene una parte metodologica generale e una parte storica limitata al
periodo della Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei,
compresa la Germania. Il lavoro contiene molte ulteriori indicazioni
bibliografiche che allungherebbero di molto il presente elenco. Esso è
stato compiuto da un gruppo di ricerca del Centro Studi e Documentazione
"Domenico Sereno Regis" di Torino.
12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza
senz'armi è narrato bervemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo
Milani. Dalla parte dell'ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur,
Milano 1993 (1974), p. 219, nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel
Mugello fiorentino fu creato uno dei maggiori centri di smistamento e di
raccolta dei prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento.
Poveri contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro
spirito evangelico, furono la base di questa azione animata dal pievano e
da una organizzazione clandestina del Partito d'Azione.
* 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia
della Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma
1997, pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta
nonarmata, definita «una scoperta del Cinquantenario» (v. sopra, n. 7),
partita dalla cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l'attenzione
degli storici. Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica
e ideale, lungi dall'essere "attendismo", è componente essenziale e
basilare della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di
resistenza. La liberazione è il compimento della sopravvivenza, e questa è
l'inizio della liberazione. Parisella cita Collotti e Klinkhammer: «Quando
la resistenza civile assume forme collettive può avere una forza anche
superiore a quella di un gesto armato». Si ricava l'immagine della
resistenza nonarmata come un cerchio molto ampio, che comprende mille
forme e modi autonomi, entro il quale sta il cerchio minore, per quanto
importante, della resistenza armata; immagine che rovescia quella
tradizionale tutta e solo armista.
14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel
Canavese, prefazione di Ersilia Perona, L'Angolo Manzoni ed., Torino,
1999.
* 15. Lidia Menapace, Resisté, Il dito e la luna, Milano
2001, pp. 90. L'autrice racconta, in base alla propria esperienza
partigiana, che nella Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza
all'uso delle armi, insomma
che la vicenda fu molto più ricca di quanto
la tradizione della storiografia italiana (molto politico-militare e poco
sociale e popolare) ci abbia trasmesso.
* 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta.
Dodici vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino
settembre 2003, pp. 312. Anna Maria Bruzzone è autrice di vari libri sulla
Resistenza e la Shoah. Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la
prima del 1976, apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in
forma nuova e bella, arricchita da una intelligente prefazione di Anna
Bravo (coautrice, con Anna Maria Bruzzone di In guerra senza armi; si veda
il n. 7 della seconda parte di questa bibliografia). Queste opere
d'inchiesta e testimonianza sulla partecipazione delle donne, effettiva ma
per lo più disarmata, alla lotta di Resistenza, hanno promosso tra gli
storici l'individuazione e il riconoscimento, dapprima gravemente mancato,
del fatto e del concetto di resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto
«di valore euristico» (Claudio Pavone, Il Ponte, n. 1/1995), realtà ben
diversa dalla resistenza passiva. Chi lavora per la trasformazione
nonviolenta della gestione dei conflitti acuti, e cioè per l'eliminazione
del disumano infelice giudizio delle armi nelle contese umane, trova in
questi lavori storici, che danno il giusto riconoscimento al contributo
delle donne alla civilizzazione umana, motivo di profonda gratitudine e
ammirazione per l'insegnamento prezioso che da essi ci viene.
17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da
Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, 2004. Il titolo allude
all'espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le
condanne degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di
un ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chidedeva
a sant'Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al
confino, tra cui quella contro l'imposizione del saluto romano, e di
scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria
resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste,
rischiarono e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo,
ma senza piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei
duecentosessantadue paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte
civile vollero loro bene e li protessero.
Enrico Peyretti
e.pey@libero.it
enrico peyretti