Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere O.P.A.L.
Il
manifesto-base (Bozza)
L’attualità di un
problema: armi leggere e conflitti nel mondo.
Nel luglio 2001 l’Organizzazione delle
Nazioni Unite ha tenuto a New York una conferenza sul commercio illegale delle armi leggere e di piccolo calibro,
definite dal Segretario Generale dell’O.N.U. Kohi Annan, “armi di distruzione
di massa”. Sono stati rimarcati gli effetti nefasti dell’accumulazione e della
diffusione di armi leggere e di piccolo calibro di uso militare, e forniti dati
che illustrano tutta la portata devastante del fenomeno. Nell’ultimo decennio,
due milioni di bambini sono stati uccisi in conflitti dove sono state usate
armi di piccolo calibro e cinque milioni sono diventati disabili. Si stima che
soltanto in Afghanistan vi siano circa dieci milioni di armi di piccolo
calibro; sette milioni in Africa Occidentale, circa due milioni in America
Centrale.
Amnesty International fornisce dati,
relativi all’anno 2000, secondo i quali l’Italia è il terzo paese esportatore
di armi di piccolo calibro (dopo U.S.A. e Gran Bretagna), con valori che
superano i trecento milioni di dollari. Tra i destinatari delle esportazioni
legali di armi e munizioni si trovano Stati coinvolti in conflitti, tra cui
India, Pakistan, Eritrea e Etiopia, l’Uganda, la Sierra Leone, il Congo,
l’Algeria. Molti dei paesi destinatari sono teatro di violazioni dei diritti
umani, come Turchia, Arabia Saudita, Cina e Indonesia. Si sottraggono invece a
ogni controllo i traffici illegali, che nella maggior parte dei casi hanno
all’origine un trasferimento legale e poi, attraverso triangolazioni tra Stati
e intermediazioni di organizzazioni criminali e trafficanti senza scrupoli,
sfuggono agli embarghi e fanno perdere ogni traccia di sé.
Le armi leggere e di piccolo calibro sono le armi delle
guerre moderne, provocano l’esacerbazione dei conflitti e rendono più difficili
le soluzioni diplomatiche, ma aumentano anche il tasso di criminalità e le
violazioni dei diritti umani.[1]
L’Italia e l’export di armi
Nell’anno 2000, secondo i dati forniti
dal governo, sono state autorizzate esportazioni di armi a uso bellico
dall’Italia per oltre 1.500 miliardi di lire, e quasi la metà degli importi
autorizzati si riferiscono ad esportazioni verso Sudafrica, Turchia, Nigeria e India.
Circa il 70% delle esportazioni
ufficiali di armi leggere, quindi considerate “per uso civile”, ha invece avuto come destinatari paesi del sud
del mondo: tra gli altri, paesi come Libano, Congo, Marocco, Algeria, Burkina
Faso, Mauritania, Camerun, Senegal, India, Kenia, ecc.
Le spese militari sottraggono alla
spesa sociale quote importanti dei P.I.L. di tutti i paesi, somme ingenti che
anziché essere destinate all’utilità pubblica servono a fornire gli eserciti e
le polizie di sempre più sofisticati strumenti di morte.
Ma attraverso le esportazioni di armi verso i paesi in via
di sviluppo, si alimenta e perpetua il loro debito, e quindi la loro
dipendenza, nei confronti degli Stati industrializzati, con la conseguente
impossibilità di sviluppare economie destinate a soddisfare in primo luogo i
bisogni primari dei cittadini, di promuovere e finanziare progetti in materia
di salute, alimentazione, istruzione.
Un segnale concreto: l’OPAL
L’Italia è il terzo Paese produttore
mondiale di armi leggere. Circa l’80% delle armi leggere prodotte in Italia
viene da Brescia.
In questo momento il parlamento
italiano si prepara a discutere modifiche alla legge 185 sul controllo e la
limitazione della produzione e del commercio di armi. Scopo evidente delle
proposte di modifica è rendere molto più permissiva la normativa vigente. E’ a
nostro avviso di grande importanza dare sostegno alle campagne in atto nel
Paese a difesa della legge 185/90[2]. Crediamo sia
venuto il momento di avviare una riflessione profonda sulla produzione e il
commercio delle armi leggere[3].
Diventa sempre più urgente attivare anche a Brescia un
osservatorio permanente per il monitoraggio sul commercio e la produzione delle
armi leggere; così come riaprire la prospettiva –complessa e di lungo periodo,
ma certo praticabile e ineludibile- della riconversione dell’industria bellica
al civile, garantendo reddito e occupazione ai lavoratori.
Finalità
L'Osservatorio è uno
strumento indipendente di ricerca, monitoraggio, analisi e di informazione al
pubblico sulla produzione e commercio delle “armi leggere e di piccolo calibro”
in Italia e specificatamente in Lombardia. Particolare attenzione è dedicata
all’individuazione di percorsi di riconversione delle industrie che producono
questi sistemi di arma.
OPAL è un'associazione, senza fini di lucro, e
colloca il proprio operato nell’ambito di quanto indicato dalle normativa
nazionali e internazionali, con riferimento specifico alla legge 185/90 , al
Codice di Condotta dell’Unione Europea sulle Esportazioni di Armi, su quanto
stabilito dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio Illegale di Armi
Leggere e di Piccolo Calibro in tutti i suoi aspetti svoltasi a New York nel
Luglio del 2001[4].
Obiettivi
Gli
obiettivi dell’Osservatorio sono:
-
L’analisi
delle normative vigenti in materia di produzione, commercializzazione ed
esportazione del materiale di armamento, sia questo riferito alle armi leggere,
più vicino alla realtà bresciana, sia per i sistemi d’arma maggiori (legge
110/75; 185/90 e sue modifiche, nuovi accordi internazionali e loro
aggiornamenti);
-
Fornire
un'analisi indipendente relativa al commercio e alla produzione delle armi
leggere, studiando l'andamento delle
esportazioni italiane, lombarde e bresciane, sulla base delle principali fonti
disponibili, quali statistiche ufficiali (ISTAT, annuari regionali sulla
produzione industriale, dati della Camera di Commercio e delle Centrale dei
Bilanci), stampa specializzata ed annuari intenzionali (ACDA; SIPRI ecc.),
quotidiani locali, informazioni aziendali, militari (Direzione Generale degli
Armamenti) e giudiziarie;
-
Studiare
le caratteristiche del sistema economico legato alla produzione ed alla
commercializzazione delle armi leggere (fiere ed esposizioni), il suo indotto e
la filiera, analizzando le interrelazioni con l’economia locale, nazionale e
straniera e delle aziende a produzione militare;
-
Analizzare
le strategie aziendali, che mirano all’esportazione della produzione, quali
l’apertura di fabbriche e di filiali all’estero, uffici di rappresentanza,
cessioni di licenza di produzione;
-
Promuovere
rapporti di collaborazione e di scambio con altri centri ed enti di ricerca
nazionali ed internazionali, che trattino di materie inerenti alla
riconversione industriale, all’economia della difesa, al trasferimento e
commercializzazione di sistemi d’arma, con particolare attenzione alle
problematiche poste dalle armi leggere;
-
Mettere
in rete tutti questi centri e enti, allo scopo di creare un polo di
interscambio di dati e di informazioni;
-
Studiare le problematiche relative al disarmo, alla pace e alla
sicurezza, a livello nazionale e internazionale;
-
Contribuire, attraverso una costante azione di informazione
(pubblicazioni periodiche, sottoforma di bollettini o newsletter;
convegni ed incontri con esperti di settore) e analisi (studi e ricerche), al
rafforzamento di uno spirito critico nei confronti di tutte le politiche di
armamento e di risoluzione armata dei conflitti;
In questi ambiti di discussione e di ricerca, OPAL
organizza incontri di studio e seminari, promuove, incoraggia e collabora a
specifici progetti di riconversione con gli enti pubblici locali e gli istituti
di ricerca specializzati, valutando i problemi di riconversione produttiva
dell'industria armiera ed il commercio delle armi nell'ambito dell'analisi dei
trasferimenti internazionali degli armamenti.
Attività
In riferimento a quanto sopra indicato, l’attività
di OPAL si articola come segue:
-
attività
di ricerca, promuove iniziative culturali, di studio e progettuali, fornisce
consulenza e collaborazione tecnico-scientifica, svolge attività di formazione,
promuove il dibattito scientifico, politico e culturale e cura la pubblicazione
di volumi, riviste e notiziari;
-
analizza
tulle le informazioni disponibili in
riferimento alle proprie finalità. L'analisi di OPAL mira a capire in quale misura le informazioni sono significative
e se il quadro che ne emerge è coerente con le regole stabilite dalle normative
nazionali e internazionali sul commerciodelle armi, segnalando eventualmente
elusioni o vere e proprie violazioni della legge vigente[5];
-
utilizzando
fonti indipendenti da quelle governative, OPAL segue in generale l'andamento
del commercio delle armi e soprattutto l'attività delle imprese e degli
operatori italiani/lombardi,controllando in modo particolare quelle zone grigie
dell'alta tecnologia "dual-use", in cui si possono nascondere traffici
che eludono i vincoli della legge n. 185/90;
-
particolare
attenzione è data al sostegno della Campagna per la messa al bando delle mine
Antipersona[6] monitorando le violazioni delle
legislazioni vigenti circa la produzione e commercializzazione delle mine sia
antiuomo che marittime e anticarro;
-
apertura
di un portale WEB.
L’osservatorio è costituito dai seguenti organi[7]:
-
comitato di gestione che raggruppa tutti i soci aderenti
all’osservatorio e che avrà il compito di tracciare le linee operative;
-
comitato scientifico col compito di garantire il rigore e
l’indipendenza della ricerca e dell’analisi;
-
uno staff
permanente realizzato con la collaborazione dei soci col compito di realizzare
le attività sopra descritte che potranno essere condotte da gruppi di lavoro ad
hoc in cui cooperano docenti universitari e ricercatori specializzati
italiani e stranieri;
Sede operativa
La sede dell’osservatorio è in Via ………………. A Brescia.
[1] Si veda l’appello Disarmiamo Exa
2002 del Brescia Social Forum www.bresciasocialforum.org
[2] Si veda: www.banchearmate.it. Campagna nazionale a difesa della legge 185/90, la Campagna italiana sulle armi leggere, campagna internazionale Small arms IANSA.
[3] Nella definizione di armi leggere si fa riferimento a quanto indicato dalla commissione di esperti incaricati dall’ONU nel 1997.
[4] Un’utile ed esaustiva illustrazione della normativa sopra citata è riportata nel libro “Armi leggere-guerre pesanti “a cura di Maurizio Simoncelli / 2001 Rubbettino Editore.
[5] In modo particolare lavora attorno ai seguenti punti: il divieto di esportare verso paesi in stato di conflitto armato, verso i paesi la cui politica contrasti con i principi dell'art. 11 della Costituzione, verso paesi i cui governi sono responsabili di accertare violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, verso paesi che, ricevendo dall'Italia aiuti allo sviluppo, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese e verso i paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo sulle forniture belliche da parte dell'ONU.
[6] Nata nel 1992 per mettere fine
alla tragedia umanitaria causata dalle mine terrestri in tutto il mondo, è un
movimento che conta ormai più di 1.000 organismi in 60 paesi ed è stata
insignita del prestigioso Premio Nobel per la Pace nell’anno passato.
Straordinari sono stati i risultati raggiunti da questo movimento che ha saputo
mediare ed esprimere un’ondata di mobilitazione popolare senza precedenti: ben
126 paesi - tra cui l’Italia - hanno firmato il trattato di Ottawa per la messa
al bando delle mine antipersona.
[7] Il riferimento principale dell’osservatorio è la società civile e, quindi, la struttura organizzativa dovrà sottostare ai requisiti di funzionalità e trasparenza favorendo la partecipazione alle proprie attività da parte di tutti i cittadini.