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Ultimo aggiornamento: 29/07/2019

Qui abitava Vittorio Staccione

Giocatore del Torino calcio, della Fiorentina e della Cremonese, antifascista deportato a Mauthausen

Vittorio Staccione
Vittorio Staccione

Cerimonia posa Pietra d'Inciampo

Il 22 gennaio 2019 è stata posta in via San Donato 27, ultimo domicilio di Vittorio Staccione a Torino nel 1943, la Pietra di Inciampoa lui dedicata, a perenne ricordo del suo sacrificio in nome della libertà.

Realizzazione e posa sono avvenute a cura dell'artista tedesco Gunter Demnig, ideatore del progetto Pietre d'Inciampo (Stolpersteine), un monumento diffuso e partecipato per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e fascista.
Hanno presenziato il nipote del deportato, sig. MOLINARIO, l'assessora alla Cultura della Città di Torino Francesca LEON, la Presidente ANED-Associazione Nazionale Ex Deportati Susanna MARUFFI, il presidente del Museo diffuso della Resistenza, Franco QUESITO, il direttore operativo del TORINO FOOTBALL CLUB Alberto BARILE, il presidente della Circoscrizione 4 Claudio CERRATO.

Sono intervenute classi della scuola media Calamandrei di Torino leggendo poesie dedicate a Vittorio Staccione ed eseguendo brani musicali.

INFO
Museo Diffuso della Resistenza - Torino
www.museodiffusotorino.it/PietredInciampoHome

 

Vittorio Staccione

Nato a Torino il 9 Aprile 1904 da famiglia operaia, Vittorio ama sin da piccolo giocare a pallone in strada con gli amici. A 11 anni, notato da Enrico Bachmann, famoso giocatore del Torino, viene inserito nelle giovanili della squadra granata. Esordisce in prima squadra nel febbraio 1924 contro l'Hellas-Verona. Nel campionato seguente viene prestato alla Cremonesedove gioca 25 partite in Prima Divisione Nord. Al termine del campionato viene ripreso dal Torino dove l'anno successivo disputa 18 gare. Dal 1927 al 1931 gioca nella Fiorentina e dal 31 al 34 nel Cosenza in serie B.

Finita la carriera calcistica, torna a Torino ed al suo lavoro: operaio alla FIAT. Fin da ragazzino aveva frequentato i circoli socialistitorinesi e per questo era sempre stato inviso al fascismo; spesso veniva aggredito dagli squadristi e se tentava di difendersi veniva arrestato con l'accusa di resistenza. A condannarlo fu la sua partecipazione all'organizzazione dello sciopero del 1 marzo 1944.

Il 12 marzo 1944 viene arrestato dalla polizia di Madonna di Campagna che lo consegna alle SS. Il nipote Molinario racconta: «La polizia gli comunicò che sarebbe stato deportato in un campo di concentramento tedesco e lo mandò a casa da solo a prepararsi per il viaggio. Chiunque al suo posto sarebbe fuggito, ma non lui. Il giorno stesso si presentò alle carceri Le Nuovecon la valigia, consegnandosi ai nazisti. Questo dice tanto della natura di mio zio, e anche della sua piemontesità». 

Il 16 marzo Vittorio Staccione parte da Porta Nuova sul treno di deportazione numero 34. Sul 32 c'è il fratello maggiore Francesco, arrestato insieme a lui. Arriva a Mauthausenil 20 marzo. Viene classificato come Schutzhäftling, prigioniero politico. Lo aspettano un triangolo rosso e il numero di matricola 59160. Viene assegnato alla cosiddetta «scala della morte», una cava attraversata da 186 gradini, lungo i quali i detenuti devono trasportare grossi blocchi di granito. Nel campo incontra Ferdinando Valletti, mediano del Milan che aveva affrontato da avversario ai tempi del Toro. Per le loro capacità sportive i due vengono notati dalle SS, che li reclutano nella squadra del campo.

Dopo un anno di prigionia, Vittorio viene trasferito a Gusen. Lì un pestaggio delle guardie gli procura una profonda ferita alla gamba. Privato delle cure necessarie, muore di setticemia e cancrena nel 1945.

In memoria di Vittorio Staccione, il 16 giugno del 2015, all'interno dello Stadio Giovanni Zini di Cremona è stata dedicata una lapide in marmo contenente un'opera in bronzo dello scultore Mario Coppetti come simbolo di tutti quegli atleti che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, hanno pagato con la loro vita l'opposizione al regime fascista.