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Ultimo aggiornamento: 02/10/2013

San Giovanni Bosco (Via P. Sarpi 117)

Tra l'antica Generala (oggi carcere minorile "Ferrante Aporti") e inascenti stabilimenti Fiat Mirafiori si estendevano campi e prati e proprio lì, dopo un incontro tra il quarto successore di don Bosco, don Piero Ricaldone, e il sen. Giovanni Agnelli sorse  la chiesa intitolata alla memoria di Edoardo, figlio del senatore, morto in un incidente aereo nel1935: il progetto  comprendeva la costruzione di una chiesa con oratorio, teatro, scuole, officine e campi da gioco. La chiesa è opera dell'arch. Giulio Valotti che,abbandonato il formalismo tradizionale, qui mette inrisalto i moderni valoridi essenzialità strutturale senza rinunciare a qualchedettaglio del passato comei contrafforti, le arcate, isoffitti decorati a rosoniusando i materiali in modo che siano insieme struttura e decorazione,come dimostrano il cotto che riveste l'esterno e gli archi dell'interno.  Adabbellire  ecompletare il tutto nel semicerchio sovrastante il portone di ingresso fu posto un mosaico dai colori morbidi eseguito su disegni del pittore Dalle Ceste rappresentante "il Buon Pastore"con gli agnellini;secondo una "voce" popolare la figura del  Cristo riprodurrebbe le sembianze di Edoardo Agnelli a sottolineare la profonda intesa tra i Salesiani e i proprietari della  Fiat. All'interno fu posto un altare in marmo policromo e sulla parete difondo in un primo momento ci fu un quadro  raffigurante  don Boscosu un gioco di nuvole eseguito dal pittore Giovanni Crida, che venne sostituito, per volere del sen.  Agnelli, con l'attuale scultura.
Il sen. Agnelli, infatti, voleva il Santo "circondato dal dinamismo delle
sue opere" e per questo aveva commissionato allo scultore Edoardo Rubino un'opera che "dal basso salisse quasi orante nella forma
cuspidale a sintetizzare le due grandi componenti (dell'insegnamento di don Bosco): Lavoro e Preghiera." La scultura richiese molto  tempo per essere realizzata e risultò un insieme armonico e grandioso: si parte da un bassorilievo rappresentante il sogno che  Giovannino Bosco ebbe a nove anni, presagio della sua missione. Sporgente come da una nicchia guidato da una appena pronunciata  figura della Vergine Ausiliatrice, e rappresentato Don Bosco in  effige completa, viva e  invitante pur nel freddo del marmobianco. Tutt'attorno alla statua del Santo,  a destra e a sinistra vi sono  bassorilievi rappresentanti le molteplici attività: scuola, arti e mestieri e missioni. Intorno alle pareti si snoda la Via Cruciss colpita in  legno della ditta G.V. Mussner diOrtisei; notevoli i due confessionali  opera degli intagliatori della Scuola Salesiana Rebaudengo", come i portoni  e l'armadio della sacrestia. Lungo i lati vi sono due altari in marmo, sovrastati  da due quadri,opere del pittore Mario Coffaro Rore rappresentanti  l'uno la Vergine Maria Ausiliatrice e l'altro Sant'Edoardo, re   d'Inghilterra. Una   specie di cappella (ora scomparsa) sporgente sulla   facciata, versovia G. Dina, e il campanile, sulla stessa via ma arretrato sul  fondo della chiesa, completavano il tutto. Il campanile era stato concepito  come una vela alta circa venti metri con una apertura a cuspide triangolare nella parte superiore che ospitava una campana. 
Dopo la guerra,  poiché la chiesa era stata sbrecciata sulla fiancata su via Dina occorsero lavori di  restauro. Venne posizionato un nuovo pavimento in mattonelle poste in modo lineare ma nel contempo ornamentale e alle pareti il prof. Giuseppe Maio eseguì una sobria decorazione: in alto una fascia dorata che coprì gli  stucchi sporgenti, nelle trabeazioni un'alternanza di gigli e rose a coprire i  settori del soffitto e sull'arco dell'abside, con caratteri in rilievo, si evidenziò la scritta Venite, filii,audite me: timorem Domini docebo vos (Venite, o figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timor di Dio).