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Ultimo aggiornamento: 09/08/2018

Cascina Giajone

La storia.
 
L'edificio.
 
Ricerca scientifica e storica della Cascina Giajone.
 
Archivio fotografico.
 

Storia

Foto della Cascian Giajone

La superficie complessiva della proprietà è riportata in "192 giornate, 65 tavole, 7 piedi, 11 once", pari a 73,2256 ettari, alquanto superiore, quindi alla misurazione effettuata dal Grossi.
Il Giajone sembra sfuggire alla tendenza, discretamente diffusa nel secolo scorso, a rifunzionalizzare i fabbricati rustici attraverso l'inserimento di ambienti realizzati con le tecniche costruttive del ferro e l'uso di elementi prefabbricati in ghisa.
Il solo intervento di qualche peso, databile genericamente alla fine del secolo e riportato in tutta la cartografia del 1900, è costituito dalla costruzione nel giardino a sud-ovest delle scuderie che tuttora residuano in stato di avanzato deterioramento.

 

Le attribuzioni di proprietà avanzate dal Grossi presentano alcune discordanze e imprecisioni. Secondo quanto viene affermato alla voce relativa al Feudo di Roccafranca, promotore della costruzione sarebbe stato il conte Melchior Martin. Come proprietari vengono invece indicati, rispettivamente nel volume del 1790 e nel volume del 1791, il conte Giuseppe Martin di Montù Beccaria e il barone Giuseppe Martin di San Martino. Sono comunque certi sia l'appartenenza alla famiglia Martin, sia il ruolo non indifferente che questa famiglia, proprietaria anche del vicino Il Negro e della cascina La Motta, dovette svolgere nell'assetto produttivo della zona.
Il primo cambiamento di proprietà risale al 1875, quando l'intera proprietà passa dalla famiglia Martin a un nuovo proprietario borghese. Cinque anni dopo, nel 1880, la cessione di un piccolo lotto, di poco superiore a 3 giornate (poco più di un ettaro) dà inizio a un processo progressivo di smembramento che registra le punte più acute tra la fine del secolo scorso e il 1920.

Oggi il Giajone è di proprietà comunale ed è sede istituzionale della Circoscrizione 2 della Città di Torino.

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Foto storica della Cascina Giajone

L'edificio

Il Giajone è una preesistenza notevole per dimensioni, qualità architettonica e stato di conservazione.
Dell'originario bacino produttivo della cascina non resta che un lotto di circa 20.750 mq., ulteriormente ridotti, quanto a possibilità edificatorie, dalla fascia di arretramento che corre con varia profondità lungo via Guido Reni e le due vie che da questa dipartono.

 

L'edificio si articola in tre corpi di fabbrica disposti lungo i lati sud-ovest, nord-ovest e nord-est di una corte rettangolare, limitata sul quarto lato a sud-est da un muro di recinzione.
Si ritiene di poetr affermare con sufficiente sicurezza che il nucleo originario è costituito da due unità miste abitativo-produttive (le cascine simultenenti citate dal Grossi), uguali per dimensione, organizzazione distributiva e connotazioni architettoniche, collocate nei due bracci, tra di loro perpendicolari, nord-ovest e nord-est. Il terzo braccio contiene un porticato di uso comune, adibito a ricovero degli attrezzi di lavoro. Questo è il braccio nord-est, ad esso parallelo si prolungano in due blocchi abitativi, evidentemente più tardi, tra loro nettamente differenziati.

L'attraversamento principale percorre la corte da nord-ovest a sud-est lungo il porticato. Un altro accesso si colloca nel braccio nord-est nel punto di incontro con il corpo di fabbrica nord-ovest.
L'unità nord-ovest sembra appartenere alla prima fase di costruzione dell'edificio. Questa affermazione si fonda principalmente sull'esame della strutturazione complessiva della cascina e sulla constatazione della presenza nel corpo edilizio nord-ovest di alcuni particolari ornamentali in pietra lavorata, che nell'altra unità sono invece riprodotti in muratura. essa trova inoltre, conferma come già detto, nella lettura della "carta della caccia".
L'unità si compone di un edificio abitativo dal quale si diparte la successione delle stalle sovrastate dai fienili e granai. L'edificio abitativo ha una sua dignità, quasi di semplicissima palazzina. Esso si sviluppa su un piano cantinato e due piani fuori terra, elevandosi al di sopra delle linee di gronda dei fabbricati adiacenti. Il collegamento verticale avviene attraverso una scala interna, centrale. Tutti gli ambienti sono coperti a volta. Nel prospetto verso la corte le aperture sono disposte secondo un disegno simmetrico. Il balcone che corre lungo tutta la facciata interna potrebbe essere il risultato di un rimaneggiamento successivo. Una sobria intenzione decorativa è leggibile nel modellato della cornice di gronda e nel disegno accurato dell'abbaino ad andamento curvilineo che si apre al centro della falda anteriore del tetto a padiglione. Poco distante dall'abbaino, la chiesuola per la campana potrebbe essere di costruzione lievemente posteriore. Nel prospetto esterno si nota, oltre ai riquadri delle finestre, predisposte e non aperte al piano superiore, e alle finestre tamponate successivamente al piano inferiore, un'apertura tondeggiante, di ventilazione di servizio, lavorata direttamente nella muratura.
Le stalle, posate direttamente sul terreno, sono coperte da volte di bella fattura, ritmate da unghie. L'aspetto della copertura è quello di una volta a botte con generatrice parallela all'asse longitudinale del fabbricato. La struttura è, in realtà, scompartita in una serie di campi voltati, nei quali gli archi di delimitazione dei campi e le nervature formate dalla porzione centrale di ciascuna volta insistono sulla muratura perimetrale in corrispondenza dei pilastri del loggiato soprastante.

Cascina Giajone

Nel prospetto interno si aprono i portoni di accesso alle stalle, ad arco, e una serie di finestre collacate in asse alle unghie. Tutte queste aperture appaiono rimaneggiate. Il prospetto esterno in origine era inciso solo dal dispositivo di ventilazione delle stalle, costituito da una serie di feritoie accoppiate, con sezione orrizontale a V, collocate in corrispondenza delle unghie. Le feritoie sono ora sovrastate da piccole finestre quadrate, ricavate successivamente. Sono ancora visibili le tracce di due basse aperture, ad arco lavorato nella muratura, con stipiti in pietra.

 

Superiormente alle stalle, si collocano i depositi dei prodotti agricoli. Il prospetto verso la corte è interamente percorso da una sequenza di arcate di bel disegno, scompartite da semplici lesene. La modanatura superiore della cornice di gronda, i conci di chiave, le gocce sono in pietra lavorata. Le otto arcate centrali, dotate di soglie in pietra, formano un loggiato in corrispondenza del fienile. Una di esse appare tamponata, ma il carattere più recente del riempimento è denunciato anche dalla presenza della soglia in pietra.
Le arcate laterali, quattro per parte sono invece chiuse, probabilmente fin dall'origine, da una muratura, lievemente arretrata a sottolineare il disegno dell'arco, forata in ogni arcata da un'apertura rettangolare. Ad esse dovevano corrispondere i granai e gli eventuali altri depositi.
Il corpodi fabbrica nord-ovest non è dotato di scala interna ai granai. E' probabile che tale accesso avvenisse dall'esterno attraverso le comode rampe, percorribili anche dagli animali, citate dal Grossi. Queste rampe, probabilmente in legno, costituiscono un dispositivo inusitato, di cui è andata perduta ogni traccia.

L'ingresso alla corte avviene lateralmente all'abitazione, attraverso l'apertura ad arco praticata in quello che doveva essere stato nella prima fase di costruzioneil muro di recinzione.
Il corpo di fabbrica nord-est appare accostato al tratto estremo del precedente, di cui riproduce specularmente tanto l'impostazione planimetrica che il disegno dei prospetti. Il dimensionamento è lo stesso, ma si nota una diversa distribuzione dei tamponamenti delle arcate in corrispondenza del granaio.
Altre lievi differenze distinguono i due bracci. La decorazione del loggiato dell'unità nord-est è in muratura. Solo le tre arcate adiacenti all'abitazione hanno particolari decorativi in pietra. Il disegno dell'abbaino è meno elaborato. Il breve balcone sembra probabilmente originale.

La zona di incontro tra i due corpi di fabbrica appare rimaneggiata. Il passaggio carraio, non assiale alla struttura del loggiato soprastante introduce un elemento anomalo nell'armonico fluire del prospetto interno. All'esterno il portone è incorniciato da una riquadratura in mattoni di sapore più tardo. Si tratta probabilmente di un rifacimento del primitivo arco di ingresso, di cui un frammento potrebbe essere ancora visibile sotto l'intonaco scrostato. Adiacente all'ingresso carraio è la scala di accesso al piano superiore a servizio delle due unità. Poichè essa occupa la metà di uno dei campi voltati di copertura del piano terreno si ritiene di poter avanzare l'ipotesi di un inserimento successivo alla costruzione dell'edificio, dopo l'abbandono o la caduta delle rampe esterne.

I due corpi edilizi nord-ovest e nord-est formano un blocco avente una propria autonomia architettonica e funzionale. Il terzo corpo di fabbrica potrebbe riflettere l'adeguamento del modello tipologico della cascina all'innovazione tecnologica dei mezzi di produzione. Esso è interamente occupato da un porticato a tutt'altezza, adibito a deposito comune alle due unità. La linea di gronda corre a una quota inferiore a quella dei loggiati. Il prospetto interno è definito da una successione di dodici pilastri in muratura lavorata per restare apparente, che sorreggono le capriate del tetto. Il prospetto cieco in fregio al giardino è il solo dei lati esterni che si arricchisca della cornice di gronda.

Si ritiene di poter affermare con sufficiente grado di sicurezza che i tratti terminali dei corpi sud-ovest e nord-est appartengono a fasi successive di accrescimento dell'edificio. La lunghezza di tali proporzioni (in particolare di quella a nord-est, più chiaramente definita) corrisponde, infatti, alla differenza tra la lunghezza, attualmente controllata, di 108,55 m. e i "trenta trabucchi circa" (circa 92,58m.) della misurazione del Grossi. Esistono poi tutta una serie di peculiarità, come il ruolo funzionale, il disegno dei prospetti, che sottolineano il carattere più tardo, ma certamente non posteriore al primo decennio del 1800, dell'edificazione.
Il tratto terminale del braccio sud-ovest costituisce un'unità abitativo-produttiva minore, conseguente probabilmente a una modificazione della gestione dell'impresa agricola. Essa consta di un edificio di abitazione affiancato da una stalla sormontata da un fienile, questi ultimi coolocati nella zona di raccordo con il porticato.

Sostanzialmente l'edificio abitativo riproduce in tono minore le caratteristiche delle altre abitazioni contadine. Il piano cantinato e il piano terreno sono coperti a volte, mentre il piano superiore ha una semplice controsoffittatura in legno. Il disegno del prospetto verso la corte è casuale, senza ricerche di simmetria. La linea di gronda prosegue senza soluzione di continuità quella del porticato. Manca anche la pur modesta ricerca decorativa della cornice.

La parte inferiore del prospetto esterno è molto rimaneggiata. Nella parte superiore si aprono nove finestre uguali, quadrate con davanzale in pietra.
L'estremità del corpo di fabbrica nord-est contiene l'abitazione padronale. Lo confermano sia l'indicazione "casa civile" contenuta nella scheda catastale, sia la presenza delle rimesse per le carrozze, sia una maggior ricerca di eleganza, tuttora rilevabile, all'interno. Si tratta però di un modello estremamente modesto se confrontato con le altre residenze padronali della pianura torinese, integrato nell'architettura rustica, non estraniate dalla vita contadina della corte.
Il fabbricato comprende una rimessa per carrozze alla quale si accedeva attraverso due grandi aperture ad arco, attualmente murate, e due piani di abitazione. E' l'unica parte della cascina che ha due piani cantinati. Le volte a vela del piano terreno appoggiano su colonne con semplici capitelli.
Il prospetto verso la corte è scompartito, lateralmente alla rimessa, da una riquadratura in leggero rilievo che disegna otto campi nei quali si inseriscono le aperture. Sul tetto si innalza una torricella adibita a colombaia, complemento non infrequente dell'attrezzatura rustica.
Nel muro di recinzione della corte a sud-ovest si apre un alto portale di ingresso, arricchito verso l'esterno da una decorazione vagamente classicheggiante.

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Ricerca scientifica e storica della Cascina Giajone

(a cura di Mauro Silvio Ainardi)

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