Il tessuto del quartiere

Porta Palazzo dipinta sugli oggetti

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Sotto il sole del sabato mattina, un mucchio disordinato di macchinine giocattolo luccica sul banco del mercato. Sono di ogni forma e colore, e Li Zhao non sa proprio quale scegliere. Guarda sua mamma facendo spallucce e lei sorride chiedendogli di prenderne una qualunque: è tardi, devono ancora fare un giro alla fiera del Balôn. Li Zhao si concentra, poi sbuffa, liscia i piccoli cofani di metallo con l’indice.

Allora Giuseppe si sporge in avanti, verso il bambino, coprendo per un attimo i giochi con la sua ombra. Gliene indica una, bianca, un Maggiolino. “Un tempo”, dice, “ne guidavo una così. Filava che era un piacere”. Li Zhao guarda quel signore dagli occhi azzurri e il sorriso grande, non è sicuro che di macchine se ne intenda davvero: Giuseppe vende tovaglie, grembiuli, tessuti di arredo per la casa. Ma poco fa ha spostato un copriletto in cotone per svuotare sul banco un sacchetto di plastica colmo di giocattoli. Li tiene da parte per i figli dei clienti, li regala facendoli felici ogni volta.

Però, questo non vuol dire che quel Maggiolino sia davvero l’auto migliore tra tutte quelle che adesso Li Zhao ha di fronte. E così il bambino si gratta la testa, non osa dire che era indeciso tra la Porsche rossa e la Lotus verde acqua. Sente sulla spalla la mano di mamma e capisce che deve prendere una decisione. “Posso averne due?”. Giuseppe scoppia a ridere, “Per me puoi prenderle anche tutte”. La mamma di Li Zhao ringrazia, dice che una può bastare e dà un colpetto sulla schiena del bambino, che stacca in fretta la Porsche dal mucchio e se la infila in tasca.

Giuseppe li saluta, li guarda andare via, li immagina mentre camminano lungo le vie ciottolate di Borgo Dora, lo storico rione nel cuore di Porta Palazzo, dove ogni fine settimana c’è un evento molto speciale. A Torino, infatti, è buona abitudine tenere d’occhio il calendario perché ci sono due momenti che nessuno vuole perdere: il sabato, e la seconda domenica del mese. Due giorni in cui questa piccola parte della città si trasforma nel centro principale. Le botteghe artigiane e i negozi di antiquariato spalancano le porte di legno a chi è curioso di fare un salto nel passato e le strade si riempiono di bancarelle. Se è sabato, la festa si chiama Balôn, ed è un mercatino delle pulci che piace talmente tanto da diventare, una volta al mese, addirittura il Gran Balôn, una vera e propria fiera dell’antichità.

Giuseppe non sa quale giro decideranno di fare Li Zhao e sua mamma, se si fermeranno a bere un cappuccino o a mangiare un pezzo di Bûnet, se passeranno prima dal Cortile del Maglio o dall’Arsenale della Pace; ma sa che, qualsiasi cosa sceglieranno, sarà bello perdersi in quell’allegria colorata, camminare sotto i balconi intarsiati di piante e tra le bancarelle di vestiti. E sarà curioso ritrovare sui temi delle tovaglie, delle lenzuola, dei tappeti e in mezzo alle trame del legno dei mobili, l’intreccio di una multiculturalità viva di cui anche loro fanno parte.

Giuseppe sorride, è arrivata la signora Cecilia insieme a Francesca, la nipote. Così, il venditore di tessuti per la casa riprende la borsa dei giochi e la svuota sulle tovaglie colorate: “Allora, che cosa vorresti?”, chiede alla bambina, sistemando le macchinine accanto a una pila di grembiuli. Tira fuori anche il resto degli oggetti che potrebbero piacerle: i pennarelli, i libri, i portachiavi e i fiori di carta. “Avanti”, dice allegro, “qui c’è tutto quello che vuoi”.

Sarà bello perdersi in quell’allegria colorata, camminare sotto i balconi intarsiati di piante e tra le bancarelle di vestiti. E sarà curioso ritrovare sui temi delle tovaglie, delle lenzuola, dei tappeti e in mezzo alle trame del legno dei mobili, l’intreccio di una multiculturalità viva di cui anche loro fanno parte.