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“È successo in fretta”, dice Sophie con il suo forte accento francese. “Ho risposto al bando e due mesi dopo ero qui”. Ricardo annuisce perché a lui è capitata più o meno la stessa cosa: ha compilato il form on-line per ottenere la residenza artistica e l’hanno contattato subito. “Io dopo un mese.”

I due si scambiano un sorriso: è venerdì sera e stanno andando alle Porte Palatine per rilassarsi sul prato dopo una lunga sessione di pittura. Si sono incontrati giusto ieri e stanno ancora facendo conoscenza. Entrambi alloggiano al numero 16 di Via della Fucina, nel Condominio Museo, dove si fermeranno per tre settimane - le opere che riusciranno a creare parteciperanno alla prossima mostra dedicata alla capacità dell’arte di trasformare la collettività.

La capacità dell’arte di lasciare un segno e di stimolare l’anima della collettività è un’idea molto cara a Brice Coniglio, l’artista torinese che insieme all’organizzazione no-profit Kaninchen-Haus ha dato vita, nel 2016, al primo visionario esperimento internazionale di condominio-museo: un vero e proprio palazzo residenziale in cui molti degli inquilini ospitano artisti provenienti da tutto il mondo.

“Io sto al terzo piano, da Ebo e Ngina”, racconta Sophie attraversando la strada che la separa da Piazza della Repubblica, dove si è ambientata da subito - e dove ha persino imparato ad apprezzare la cucina camerunense, scoprendo che è una delle più sane del mondo. Ricardo invece si è sistemato al piano terra, nell’appartamento della signora Giorgia, che all’inizio era molto restia a partecipare al progetto, ma che poi si è lasciata contagiare dal buon umore e dalla compagnia dei ragazzi. “Quando sono arrivato mi ha perfino detto Bem-vindo!” ride Ricardo legandosi i capelli ricci perché, anche se è solo aprile, stasera a Torino fa piuttosto caldo. “Si è fatta dire qualche parola in portoghese per accogliermi!”

Sophie intanto ha sollevato lo sguardo e legge ad alta voce “Amare le differenze”. Ricardo non si è accorto di ciò che svetta lassù a cinque o sei metri d’altezza, ma è comunque d’accordo: il punto è proprio accogliere la diversità e imparare ad amarla. “Aimer les différences”, continua Sophie in francese, e poi: “Amar las diferencias, Love difference, Voljet razlike…” Ricardo la osserva stupito: “Ma quante lingue sai?”. Allora Sophie scoppia a ridere e gli fa cenno di alzare gli occhi. Sulla Tettoia dell’Orologio, la frase ritorna in trentanove lingue diverse: inglese, arabo, tedesco, spagnolo, francese, russo, greco, albanese, cinese, ebraico… Ad averla messa lassù, attorno al vecchio orologio, è stato il grande artista Michelangelo Pistoletto, per ricordare alle persone che questo concetto è valido sempre, al di là di ogni tempo. Le frasi sono visibili tutto il giorno, ma il momento in cui si accendono è questo, la sera: si tratta di scritte al neon, che brillano come stelle urbane.

“Anche Pistoletto è passato dal Condominio, sai?”.
Ricardo annuisce, dice che sarebbe bello poterlo conoscere, se tornasse per qualche incontro. Ma, nel frattempo, loro continueranno a pitturare e a riempire l'edificio di quadri, finché non arriverà l’ora di ripartire per la Francia e per il Brasile. Per un attimo rimangono in silenzio, anticipando la malinconia che li prenderà sicuramente tra qualche settimana. Sorridono, non si confessano ancora che magari decideranno di restare, o che senz’altro compreranno un altro biglietto aereo per Torino. Perché la realtà è che si sta davvero bene, nel quartiere di Porta Palazzo. “Forse”, pensano, “i posti in cui torniamo sono quelli che chiamiamo casa”.

Sorridono, non si confessano ancora che magari decideranno di restare, o che senz’altro compreranno un altro biglietto aereo per Torino. Perché la realtà è che si sta davvero bene, nel quartiere di Porta Palazzo. Forse, pensano, i posti in cui torniamo sono quelli che chiamiamo casa.